Invasion Prime Impressioni: La scommessa aliena di Apple TV+

L'invasione aliena di Simon Kinberg e David Weil tarda a mostrarsi nei primi episodi dello show Apple TV+, che convince per l'intospezione dei personaggi.

Invasion Prime Impressioni: La scommessa aliena di Apple TV+
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Nel giro di poco più di un anno Apple TV+ sta veramente iniziando a mostrare i muscoli, ottenendo una sfilza di riconoscimenti per le proprie produzioni e arricchendo il catalogo non certo al ritmo della concorrenza, ma comunque con una qualità media che si attesta su ottimi livelli, complice anche un sistema produttivo di indubbio spessore che in determinate situazioni si accompagna ad una scrittura di pregio, come è evidente dalla nostra recensione di Ted Lasso 2.

E se le uscite Apple TV+ di ottobre hanno ancora qualcosa in serbo per noi, potrebbe proprio essere Invasion, il nuovo show di Simon Kinberg e David Weil approdato da poco sulla piattaforma della mela morsicata.

Il giro del mondo in due episodi

Ciò che sin dal principio colpisce del nuovo titolo Apple è la scala della narrazione. Quando parliamo di invasioni aliene solitamente pensiamo ai classici film hollywoodiani che si focalizzano esclusivamente sugli Stati Uniti, mentre l'intento degli showrunner è quello di estendere a livello planetario la scacchiera degli eventi.

America, Inghilterra, Afghanistan e Giappone sono gli scenari principali di questo dramma fantascientifico corale che alterna luoghi e personaggi con disinvoltura, riuscendo nell'arco di tre ore (sulle dieci previste) a creare un'intelaiatura che ancora non sappiamo se andrà ad incrociare i vari elementi, ma che senza dubbio rappresenta un interessante tentativo di apertura anche nei confronti di un target globale come non mai, dall'avvento dello streaming casalingo.

A ciò si aggiunge l'investimento produttivo che ha permesso di effettuare le riprese tra New York, Tokyo, Manchester e il Marocco in uno scheduling complicato dall'avvento del Covid, che ha ritardato lo shooting e dilatato i tempi di realizzazione tra il 2019 e il 2021.

Introspezione senza azione

È previsto che si vedano alieni nella vostra serie sugli alieni? Questa parafrasi dello sfottò di Ian Malcom nei confronti di Richard Hammond a proposito dei mancati avvistamenti di dinosauri in Jurassic Park potrebbe essere rivolta a Kinberg e Weil, e rappresenta di fatto il vero cuore di queste prime impressioni su Invasion.

Si possono ridurre a una presenza per episodio le quote extraterrestri di quello che a tutti gli effetti dovrebbe essere uno show fantascientifico. Non fraintendeteci, la scrittura è di qualità ed esplora in maniera già soddisfacente le vite dello sceriffo dell'Oklahoma John Bell Tyson (Sam Neil) che, all'ultimo giorno di servizio sente di non aver ancora chiuso i conti con la divisa e con se stesso, di Aneesha Malik, la moglie tradita che ha sacrificato tutto per la famiglia, perfettamente incarnata da Golshifteh Farahani. Ma anche il tormento di Mitsuki Yamato (Shioli Kutsuna), il tecnico delle comunicazioni dell'agenzia spaziale giapponese che vuole scoprire a tutti i costi la verità sull'incidente che ha colpito la missione della compagna. Una delle linee narrative più riuscite è rappresentata dalle vicende legate a Caspar Morrow (Billy Barratt), un ragazzino inglese bullizzato, e alla sua classe che, in seguito alle avvisaglie dell'invasione, si troverà a vivere una situazione che ricorda molto Il Signore delle Mosche. Per chiudere, infine, con Trevante Ward (Shamier Anderson), l'ufficiale statunitense distaccato in Afghanistan, che deve fare i conti con minacce sconosciute che vanno al di là dei normali conflitti.

Basterebbe questo a rendere in maniera chiara e concisa il punto di partenza dello show e il suo focus sui personaggi che si traduce in scene che trasudano sottotesto e attualità, affrontando i temi più diversi, dall'amore tradito a quello non accettato tra due persone dello stesso sesso, dal bullismo alla mancata realizzazione personale, per citarne solo alcuni che già nell'arco di pochi episodi rappresentano un ottimo punto di partenza per cementare le fondamenta degli archi di sviluppo dei personaggi.

Ciò che latita è l'elemento squisitamente alieno, che si manifesta in sporadiche sequenze senza mai godere di dinamiche realmente proprie. Scordatevi l'azione sfrenata e la distruzione di massa, almeno per il momento, perché in Invasion la paura per l'altro passa prima attraverso la lente dei rapporti umani e per uno svolgimento graduale, quasi realistico nel suo concepire la confusione e la mancanza di informazioni precise che identifichino da subito la minaccia.

Staremo a vedere ciò che ci riserverà il futuro di questo show. Per ora non possiamo che apprezzare, senza ancora promuovere, questa variazione sul tema alieno. Tutt'al più se aggiungiamo l'ennesima prova di forza di Apple sul lato produttivo. Il budget di 200 milioni di dollari si sente tutto anche senza scomodare gli extraterrestri, e si traduce in una messinscena sfarzosa, che non raggiunge ovviamente lo sfarzo ammirato nelle prime impressioni su Fondazione, ma che mette sul piatto una regia che regala qualche piacevole guizzo e una realizzazione generale di assoluto rispetto, coronata dalle buone interpretazioni da parte del cast.

Invasion - Apple TV+ Sotto una patina di genere che deve ancora pienamente manifestarsi, il nuovo show originale Apple di Simon Kinberg e David Weil nasconde un cuore intimista che nei suoi primi episodi restituisce il racconto corale di uomini e donne da ogni parte del globo, alle prese con le gioie e i dolori della vita mentre un'invasione aliena minaccia l'intero pianeta. Andando decisamente controcorrente rispetto ai dettami del genere, Invasion vive dell'introspezione dei propri protagonisti, ma rischia di dimenticare l'aspetto più identitario che dovrebbe emergere dalla sua vocazione sci-fi, pur mostrando i muscoli sotto l'aspetto produttivo, da sempre punto di forza delle serie della casa di Cupertino.