La Corea del Sud ci ha sempre regalato talenti straordinari nel panorama della cinematografia mondiale: Kim Ki-duk, Park Chan-wook e Bong-Joon-ho sono solo alcuni tra questi. Il 2019 però è stato l'anno in cui abbiamo avuto la conferma dell'eccellenza della Corea del Sud anche nel panorama seriale contemporaneo con Kingdom, prima serie sudcoreana ad approdare su Netflix. Forte dell'affiatamento tra la scrittura di Kim Eun-hee (Signal) e la regia di Kim Seong-hun (Tunnel), Kingdom è un piccolo gioiello della serialità di casa Netflix.
Nonostante in Italia sia passato in sordina, forse per la mancanza del doppiaggio indigesta al pubblico nostrano, Kingdom è stato per lo più acclamato dalla critica mondiale per la sua originalità nel fondere il dramma in costume all'horror di stampo romeriano, con venature da thriller politico (leggi qui i migliori thriller su Netflix). La storia del Principe Ereditario che cerca di riconquistare il trono sventando un intrigo di palazzo, sullo sfondo di un'epidemia di non morti assetati di sangue, rimane uno dei capitoli più felici nel genere dominato a livello globale dagli zombi di The Walking Dead. La seconda stagione di Kingdom è appena sbarcata su Netflix, ma, prima di riportarvi le nostre prime impressioni, forse è il caso di ripercorrere gli antefatti della prima stagione.
Il re è morto, viva il re
Corea, periodo Joseon, fine Cinquecento. Il Re di Joseon è morto, o per lo meno così si dice. Gravemente malato, da giorni le sue condizioni sono avvolte dal mistero e a nessuno è concesso vederlo, nemmeno al figlio, il Principe Ereditario Lee Chang (Ju Ji-hoon). Il ministro Cho Hak-ju (Ryu Seung-ryong) sta infatti cospirando per incrementare il potere del suo clan. Dopo aver dato in sposa sua figlia Cho Beom-il (Kim Hye-jun) al Re, il piano era infatti quello di farle partorire un figlio maschio che fosse il legittimo erede al trono, per eliminare definitivamente dai giochi Lee Chang, figlio illegittimo del Re. Purtroppo la malattia e la morte del sovrano hanno guastato il suo piano - sì, il Re è effettivamente morto - ma Cho Hak-ju non demorde; chiama così a corte il medico reale che somministra al defunto la "pianta della resurrezione". Il redivivo sovrano è però un mostro assetato di sangue, che viene incatenato e tenuto così nella più totale segretezza.

Quando però l'assistente del medico, ucciso dal monarca non morto, viene riportato cadavere al suo villaggio, inizia a diffondersi un'epidemia che riporta in vita i morti, che durante la notte cacciano i vivi, per ritornare alla loro apparente condizione di defunti quando il sole splende nel cielo. Il Principe Ereditario cerca così di scoprire cosa sia successo al padre, mentre affronta la minaccia dei non morti, aiutato dal medico Seo-Bi (Bae Doo-na), dalla guardia personale Moo-Young (Kim Sang-ho) e dall'ombroso Yeong-Shin (Kim Sung-kyu).
Nel frattempo Cho Hak-ju porta avanti il suo piano e, nell'impossibilità di avere un erede legittimo dal mostruoso sovrano, cerca di procurarsi un figlio maschio tra le partorienti popolane, con l'intenzione poi di insabbiare il tutto. La strada per il principe Lee Chang è tutta in salita e il destino del regno è più incerto che mai.
Winter is coming
La prima stagione si era chiusa con una rivelazione sconcertante, la seconda riapre esattamente da lì, con il sole che sorge su Sangju e con il Principe Ereditario che deve fare i conti con la cruda realtà: i non morti temono il calore del sole, non la sua luce, e oltretutto l'inverno è alle porte. Nel frattempo Seo-Bi trova la salvezza ospite proprio di Cho Hak-ju, che scopre così che la donna sa tutto riguardo la "pianta della resurrezione". Veniamo a conoscenza del fatto che tre anni prima lo stesso Cho Hak-ju ha usato la pianta maledetta , in accordo con il generale Ahn Hyeon (Heo Joon-ho), per traformare i malati di un villaggio alleato in un plotone di non morti, per sopperire all'inferiorità numerica dell'esercito coreano e vincere così una battaglia decisiva contro l'invasione giapponese. Un'ennesima prova dell'atteggiamento machiavellico del ministro, per il quale il fine giustifica senz'altro i mezzi.

Tutte queste verità rischiano ora di venire allo scoperto per merito di Moo-Young, la guardia personale del Principe Ereditario che, dopo aver origliato proprio una conversazione di Ahn al riguardo, potrebbe compromettere i rapporti tra il suo principe e l'uomo che lo sta aiutando, essendo non solo a conoscenza della causa dell'epidemia, ma essendone stato anche in parte fautore.
Intanto anche l'intrigo ordito da Cho Hak-ju rischia di essere compromesso: le guardie reali stanno infatti indagando su un cospicuo numero di cadaveri di madri, trovate insieme ai corpi delle loro figlie neonate, scartate dalla regina Cho perché incapaci di garantirle un erede maschio. La tematica sociale è più viva che mai, nella disparità tra la classe aristocratica, che mira ad accumulare e mantenere il potere ad ogni costo, ed il popolo, oppresso da sempre. Il Principe Ereditario è deciso ad eliminare Cho Hak-ju per riprendersi ciò che è suo di diritto e per garantire giustizia ai suoi sudditi, debellando una volta per tutte l'epidemia che rischia di annientare il suo regno.
Un valore produttivo enorme
Quello che sorprende in Kingdom è la sua qualità eccelsa, dalla regia attenta e mai banale alla scrittura serrata, che riesce a dar luce anche ai personaggi secondari, fino ad un'esecuzione formale sopra le righe.Un doveroso plauso al reparto scenografia e costumi, per un lavoro al limite del maniacale; le location curatissime e ispirate che fanno da sfondo alla serie sono l'espressione di una visione completa, che non vuole scendere a compromessi. Allo stesso modo tutta la ricerca effettuata dal reparto costumi cala lo spettatore nel periodo Joseon senza tentennamenti, complice anche una recitazione senza sbavature.

La narrazione riserverà sicuramente molte altre soprese e alcuni dei personaggi principali si sacrificheranno alla causa, in un disegno narrativo dove ogni cosa è al posto giusto, in attesa che si connettano i puntini e che tutti i nodi vengano al pettine. Ma per questa ed altre considerazioni non ci resta che rimandarvi alla nostra recensione completa della seconda stagione di Kingdom.