L'amica Geniale arriva su Rai 1: primo sguardo agli episodi in anteprima

La serie TV ispirata ai romanzi de L'Amica Geniale di Elena Ferrante arriva su Rai 1 in prima serata dal 27 novembre.

L'amica Geniale arriva su Rai 1: primo sguardo agli episodi in anteprima
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Cento passi. All'incirca cento passi è la distanza che Lila ed Elena devono coprire per andare da casa a scuola, da scuola alla piazza del rione, dalla piazza alle botteghe dei loro padri. Cento passi che, a pensarli oggi, sono un nonnulla, qualcosa di minuscolo e irrisorio, ma che per le protagoniste de L'Amica Geniale rappresentano un intero mondo, uguale e diverso ogni giorno.
Non sono mai andate oltre poiché non ne hanno mai sentito il bisogno, ma soprattutto nessuno mai le ha spinte a farlo. Ci troviamo in un rione popoloso di Napoli negli anni cinquanta e la società come la conosciamo oggi è qualcosa lontano anni luce. Le bambine raramente vanno oltre la quinta elementare, solo qualche maschietto più fortunato, di buona famiglia, riesce ad andare avanti e a studiare.
L'italiano è una lingua aulica, troppo distante dalla polvere delle strade, e spesso la più grande ambizione è rilevare appena possibile la bottega ereditata dal proprio padre, quasi obbligato a insegnare un mestiere ai figli.

Genio ribelle

Lila ed Elena però, quest'ultima anche chiamata Lenù, sono diverse, si portano negli occhi i segni di un cambiamento radicale che ha da venire. Se la seconda è una bambina a modo, sensibile e pacata, sempre attenta a non fare troppo rumore e abituata ad ascoltare, la prima è un vulcano inarrestabile che erutta continuamente idee brillanti, che mette in mostra un carattere di ferro e affronta adolescenti e adulti faccia a faccia senza la minima paura. Nonostante la tenera età, ha imparato a leggere in autonomia e a fare calcoli matematici come nessun altro compagno di scuola è in grado di fare, inoltre ha idee ben precise su come cavarsela nel suo prossimo futuro.
Neanche a dirlo, è una vera compagna geniale. Insieme a Elena dà vita a un'amicizia unica, toccante, fatta di momenti di dolcezza estrema ma anche di conflitti viscerali, di una competizione fuori controllo utile però a far crescere entrambe, giorno dopo giorno, nel loro piccolo, immenso angolo di mondo.
Lila ed Elena sono il motore dell'intero ciclo de L'Amica Geniale firmato Elena Ferrante, così come dei primi due episodi della serie TV prodotta da Fandango, Wildside, HBO, Rai Fiction e TimVision vista in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 75, che nelle sue piccole interpreti e nella bellezza della storia concentra tutta la sua incantata forza.

Occhi puri

Le giovani Ludovica Nasti ed Elisa Del Genio, rispettivamente Lila ed Elena, appaiono magnetiche sin dalle prime sequenze, come fossero davvero figlie di un'altra epoca. I loro occhi sembrano vissuti, i loro volti scavati e segnati dalla dura vita di quartiere, che nella serie è una corsa a ostacoli che porta in nessun posto.
Lungo il loro cammino si presenta la prepotenza di giovani e adulti (fra malaffare e semplice spacconeria), l'importanza dell'istruzione e dei soldi, sempre troppo pochi rispetto alle bocche che dovrebbero sfamare, la mentalità purtroppo ristretta di molti genitori, le folli e rigide meccaniche del rione, leggi non scritte da rispettare con devozione.
Tutto questo (nei primi episodi, con molto altro ancora da venire) condiziona la vita di due bambine intelligenti e curiose, in grado di viaggiare con i pensieri ben oltre i confini della loro realtà. Tramite i loro occhi, spesso umidi di lacrime, e i loro cuori puri, L'Amica Geniale scatta un'istantanea di un'epoca apparentemente lontana secoli da noi, eppure ancora pulsante nei nostri tessuti, nel nostro DNA, nella nostra memoria storica, del resto di molte leggerezze del tempo paghiamo ancora oggi le conseguenze.

A fissare su schermo questo spaccato dagli equilibri precari è un Saverio Costanzo mai così sensibile, grande amante dei libri ancor prima della nascita del progetto televisivo, deus ex machina rispettoso e discreto, che non calca mai la mano ma lascia che sia l'azione e la forza degli interpreti a trasportare lo spettatore.
La regia non è mai invasiva ed è molto attenta ai dettagli, soprattutto ama ricercare le emozioni dentro i suoi personaggi, con inquadrature che si avvicinano ai protagonisti e lunghi primi piani, che fanno letteralmente esplodere il candore di Lila e Lenù bambine.

Il potere dell'istruzione

Bambine in grado di creare un'alchimia talmente potente, fra di loro, che da spettatori ci si può soltanto affezionare all'istante. Una forza supportata da una storia senza tempo, con situazioni oggi surreali che all'epoca erano all'ordine del giorno. A colpire maggiormente è però la questione "istruzione": Lila è un piccolo genio, Elena è la prima della classe, non è scontato però che possano continuare a studiare oltre le elementari.
Per farlo c'è bisogno di soldi e tempo libero, cosa che molte famiglie non possono garantire. La soluzione più semplice e lineare è mettere subito a lavoro maschi e femmine, in casa come fuori, senza particolari complicazioni.
Proprio questo rappresenta uno dei drammi centrali de L'Amica Geniale, l'educazione, l'istruzione, che oltre Lila ed Elena salta fuori dallo schermo per farsi più attuale che mai. Se la narrazione scorre via come un fiume in piena, trascinando qualsiasi emozione trovi lungo il cammino, a mettere qualche freno di troppo è l'impianto televisivo della produzione.
A mancare, terribilmente, è un linguaggio cinematografico possente, capace di affidare alle sole immagini l'energia del racconto. Non aiuta neppure un voice over ingombrante che irrompe sovente fra una sequenza e l'altra, nelle apparenze persino slegato dal contesto che tenta di ricucire insieme.
Scenografie e ambienti, poi, sono spesso spogli, si ha l'impressione di vivere all'interno di un gigantesco set isolato dal resto del mondo. Formalmente, è una soluzione che potrebbe avere un senso per delimitare l'universo ristretto delle figure che si muovono attorno a Lila e Lenù, ma potrebbe anche essere un paletto stilistico imposto dall'alto - non lo sappiamo.

Emozioni sotto pelle

Se si è disposti a travalicare questi dettagli, marginali ma non troppo, ciò che resta è l'inizio di un'opera dalle sfumature magiche, incastonata all'interno di un'epoca che ormai non esiste più. Un salto a piè pari nel nostro recente passato, in un rione napoletano in cui la purezza assoluta di Lila ed Elena si scontra ferocemente con la ruvida realtà, fatta di vile ma necessario denaro, bisogni primari e presunti, arroganza e insolenza.

Ad amplificare immagini e tematiche, un'emozionante colonna sonora firmata Max Richter, fra brani originali e non; forse utilizzata in modo eccessivo ma comunque funzionale e incantevole.
Al di là di ogni discussione, al termine di ogni capitolo si sente l'impellente bisogno di continuare a guardare, con la voglia di conoscere il futuro delle due bimbe protagoniste (prossime a diventare splendide adolescenti, con l'arrivo di Gaia Girace e Margherita Mazzucco) che travalica qualsivoglia difetto tecnico - poiché diventa universale e un po' "nostro".
A contare davvero è il sottile linguaggio delle emozioni, che si insinua sotto pelle a ogni inquadratura. A ogni sguardo rubato, ogni lacrima versata. E forse non serve altro.