First look Lilyhammer - Stagione 1

Dimostra buone potenzialità la nuova comedy ambientata nel mondo della mafia ambientata in Norvegia

First look Lilyhammer - Stagione 1
Articolo a cura di

In principio c’erano i gangster, malvagi per eccellenza dei film americani, che, con la loro cattiveria cinica e le loro psicologie monodimensionali, turbavano i sonni degli eroi di turno. In seguito, nei cinema è arrivata la saga de Il Padrino ed il pubblico ha scoperto che anche i gangster di Cosa nostra avevano un cuore. Infine la malavita organizzata è arrivata anche in televisione, con la serie cult I Soprano, ed il pubblico ha capito che anche i mafiosi avevano turbe psicologiche per cui avevano bisogno di un’analista. Con la fine dello show targato HBO, però, il genere sembrava aver subito una lunga battuta d’arresto sul piccolo schermo, almeno fino all’arrivo di Lilyhammer.
Dalla Norvegia, passando per gli Stati Uniti e ora giungendo fino all’Italia (è infatti in onda dal 23 dicembre su Sky Atlantic), arriva appunto una nuova serie che unisce le tematiche crime a quelle comedy per nuova divagazione basata sull’incontro tra malavita, comicità ed humour nero.

Se ti uccidono il cane devi fargliela pagare

Frank Tagliano (Steven Van de Zandt) è un boss mafioso, contento della propria vita nella città di New York, ma la sua esistenza sta per prendere una piega che mai avrebbe pensato.
Frank si trova al funerale del suo Boss, Sally Boy Delucci, deluso perché pensava che si sarebbe seduto lui sul trono rimasto vacante, tuttavia la cupola ha deciso diversamente: sarà il fratello di Sally Boy, Aldo De Lucci (Thomas Grube) a portare la corona.
Per sfortuna del protagonista non corre buon sangue con il nuovo Boss che, come prima mossa, tenta appunto di far uccidere il “buon” Frank, arrivando però solo ad assassinargli il cane.
Questa serie di eventi fa prendere al protagonista la decisione che mai avrebbe voluto compiere: redimersi ed entrare nel programma di protezione testimoni che gli darà una nuova identità ed una nuova vita.
Frank diventa quindi Giovanni Henriksen, di origini norvegesi, tanto è vero che la sua destinazione è Lillehammer, già sede delle olimpiadi invernali del 1994.
Qui l'uomo cercherà di adeguarsi agli stili di vita locali, tentando di non fare troppa luce su di sé, visto che deve restare quanto più anonimo possibile.
Naturalmente questo non succede e Giovanni si trova a farsi i primi nemici nella ridente cittadina, cosparsa di neve e immersa nel freddo.

Scontro tra usi e costumi

Lilyhammer, sin dalla prima visione, risulta una serie facile e scorrevole in cui gli autori Anne Bjørnstad ed Eilif Skodvin dichiarano molto chiaramente i loro archetipi. Frank Tagliano è il tipico mafioso italo-americano che non avrebbe sfigurato in un qualsiasi film di Scorsese o in I Soprano stessi.
Tale circostanza mette lo spettatore a proprio agio, facendogli capire chiaramente cosa può aspettarsi dalla narrazione. Frank, infatti, nelle vesti di Giovanni e come nella tradizione del genere di appartenenza ella serie, ha uno stile di vita diametralmente opposto a quello dei cittadini del paese dove dimorerà: lui è smaliziato quanto solo un boss italoamericano può essere, mentre i suoi nuovi concittadini sembrano ingenui e sempre sorridenti.
Le situazioni di ilarità nascono quindi proprio da questo scontro tra modi di vivere e modi di intendere la vita e i turbamenti allo status quo di Lillehammer sono la molla per far sviluppare la storia.
Tale impostazione tradisce però chiaramente una mancanza di originalità di fondo che non fa certo brillare Lilyhammer nel panorama delle serie televisive.
Inoltre, altro elemento già abusato in serie del genere, Frank scoprirà che anche gli ingenui cittadini della sua nuova città non sono poi cosi “naive” come crede ed anche loro hanno un lato oscuro, elemento che lui potrebbe sfruttare a suo vantaggio, con le tipiche tecniche da malavitoso, che usava nella sua precedente vita.
Prevedibile inoltre la trama orizzontale, che è orientata su due binari: da una parte c’è lo sceriffo della cittadina che vuole scoprire qualcosa in più sul nuovo arrivato, dall’altra c’è Aldo De Lucci che ha premura di far fuori l’avversario che sta spifferando tutto alla Polizia.
Si ribadisce comunque che, a parte la mancanza fisiologica di originalità, Lilyhammer resta godibile e divertente, con Steven Van De Sandt a fare da perfetto mattatore.
Il protagonista è assolutamente nella parte e usa tutte le tecniche che in passato hanno reso celebri i gangster al cinema; persino nelle espressioni e nei gesti a volte sembra di rivedere Al Pacino o Robert De Niro.

Lilyhammer - Stagione 1 Per Lilyhammer non può che esserci un iniziale giudizio positivo, anche se con riserva, perché se da una parte la serie, come anticipato, risulta di piacevole visione, strappando più di un sorriso allo spettatore, dall’altra potrebbe stancare presto il pubblico, ormai abituato alle tematiche e soprattutto alle dinamiche comedy di questo tipo. Starà agli attori ed agli sceneggiatori tentare di mantenere alta l’attenzione del pubblico proponendo una maggiore originalità.

Altri contenuti per Lilyhammer - Stagione 1