Moon Knight, l'abbiamo vista in anteprima: arriva la nuova WandaVision?

Oscar Isaac è protagonista di uno dei progetti più maturi e affascinanti del Marvel Cinematic Universe, non senza qualche problema.

Moon Knight, l'abbiamo vista in anteprima: arriva la nuova WandaVision?
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Il disegno seriale del Marvel Cinematic Universe inizia ad assumere forme inedite. Archiviato un 2021 all'insegna del post Avengers Endgame (lo dimostrano la recensione di WandaVision, la recensione di Falcon and the Winter Soldier e la recensione di Hawkeye) e dell'introduzione del Multiverso (come vi raccontiamo nella recensione di Loki e nella recensione di What If), per i Marvel Studios è il momento di traghettarci verso storie e personaggi mai visti prima. Il 2022 sarà probabilmente l'anno delle origin stories di stampo televisivo: da She-Hulk a Ms. Marvel, partendo dall'imminente Moon Knight. Abbiamo visto in anteprima i primi episodi della serie e finalmente, alla consueta scadenza dell'embargo, possiamo dirvi che ne pensiamo. Preparatevi: arriva una storia d'origini atipica e intelligente, possibile erede di WandaVision per qualità dello storytelling e potenziale gioiello nella scuderia MCU, con un Oscar Isaac pronto a stupirvi.

Una storia d'origini atipica

Sì, Moon Knight è una storia di origini, ma non è nemmeno quello che pensate. Che lo show Marvel voglia sorprendere si intuisce già dal prologo, che ci mostra il villain (un ottimo Ethan Hawk) intento ad autoinfliggersi una scioccante punizione corporale.

Sin dall'inizio Moon Knight dimostra di voler andare oltre, di imporsi come prodotto ben più maturo dei suoi predecessori, sia nell'esercizio della violenza (ma con furbizia, come vedremo più avanti) sia nell'imbastire uno storytelling profondo e intrigante. Perché seguiamo la vicenda di Steven Grant, un vero e proprio outsider, un emarginato a causa del suo carattere introverso e della sua precaria stabilità mentale. Vive fuori dal mondo, è tormentato da allucinazioni e sogni legati alla sua più grande passione, l'antico Egitto, che lo astrae dal mondo reale trascinandolo in un vortice di blackout dai quali non riesce a riprendersi. L'antichità fa parte del suo lavoro: Steven fa l'impiegato in un negozio di souvenir egiziani al British Museum, anche se la sua conoscenza in materia lo spinge a desiderare un impiego più soddisfacente, magari come guida turistica all'interno della struttura. Ma il suo carattere bislacco e i suoi comportamenti anticonvenzionali lo mantengono costantemente ai margini della società, specie perché a seguito delle sue visioni ritorna in sé soltanto dopo svariati giorni, durante i quali fa perdere le sue tracce. Ben presto, com'è lecito immaginare, Steven scopre che i suoi viaggi sono tutt'altro che onirici, che nei meandri della sua psiche non soltanto si annidano altre personalità che cercano di fuoriuscire, ma che il suo destino è legato a quello di una divinità egizia ancestrale: Khonshu, un'entità che lo trasforma in un avatar dagli straordinari poteri.

I primi episodi di Moon Knight si sono rivelati lenti e stratificati, complessi ma intriganti. La storia si prende i suoi tempi per introdurre tutto ciò che è necessario sapere sull'andamento del racconto, e costruisce puntata dopo puntata un mistero appassionante ed efficace. Chi è davvero Steven, chi sono e quante sono le sue personalità multiple, qual è l'obiettivo di Khonshu e a cosa aspira Arthur Harrow, l'antagonista intepretato da Ethan Hawk, interessato a svelare i misteri dietro le creature legate al pantheon egizio.

L'aspetto più interessante di Moon Knight è che, pur trattandosi di una origin story supereroistica purissima, riesce a costruire un'opera atipica, decostruendo le origini stesse del protagonista: non ci troviamo di fronte ad un racconto classico e lineare, ma ad un mosaico narrativo in cui molti avvenimenti sono già accaduti, il cui compito è quello di svelarne i segreti un episodio dopo l'altro.

Moon Knight: luci e ombre di un antieroe violento

C'è un ottima scrittura dietro Moon Knight, idee brillanti e originali per la formula di una produzione MCU. Guizzi che tornano nella messinscena, in una regia intelligente e funzionale ai toni dell'opera. Moon Knight è uno show anzitutto introspettivo, con l'azione ridotta all'osso, diluita e centellinata con delle argute trovate visive.

La condizione vissuta dal protagonista, i suoi ripetuti blackout e il discorso sulle personalità multiple, diventa un veicolo per esercitare una violenza prorompente nelle scene action che raramente sono del tutto chiare. Una messinscena che, sul piano squisitamente teorico, cerca di replicare la maturità di prodotti come Daredevil, edulcorandone la cornice esplicitamente cruda per inserirsi su un piano solo leggermente superiore al target medio di Marvel e Disney+.
In tal senso i primi due episodi sono una bomba a orologeria, costruiti con grande precisione e ottimo bilanciamento tra dimensione intima e confezionatura action, persino alternando sprazzi di regia horror nelle fasi più enigmatiche del viaggio di Steven alla scoperta dei suoi poteri sopiti. Purtroppo la qualità dello storytelling subisce un calo drastico nel terzo episodio, fin troppo confuso e frettoloso rispetto alla qualità dei due precedenti. Sembra quasi una maledizione, come quella di Khonshu, la problematica che affligge i prodotti seriali di Kevin Feige: l'incapacità di mantenere il ritmo bilanciato nei segmenti centrali delle proprie produzioni, con un'impennata decisa soltanto negli atti finali.

Peraltro, dobbiamo ammettere che per la prima volta abbiamo riscontrato qualche cedimento negli effetti visivi: una CGI meno convincente del solito, applicata soprattutto alla sagoma del protagonista quando indossa il costume dell'avatar: la realizzazione di Moon Knight, in questo caso, ha visto l'utilizzo di una massiccia dose di intervento digitale, e non sempre le movenze dell'antieroe egiziano riescono a restituire un senso di perfetta fluidità. Nonostante queste perplessità, il nostro giudizio preliminare su Moon Knight dei Marvel Studios rimane in larga parte positivo, soprattutto per la volontà di sperimentare con lo storytelling. Un valore che, forse, manca dai tempi di WandaVision, con cui Moon Knight condivide la sua cornice squisitamente mystery.

Questo, unito al talento attoriale di Oscar Isaac (che gioca con la fisicità, con la mimica e persino con il linguaggio per interpretare più di un personaggio con lo stesso volto) rappresenta indubbiamente il principale valore della nuova serie TV Marvel Studios. Se a tutto ciò aggiungiamo un'ottima componente fanservice, che intrigherà i fan dei fumetti originali con svariate citazioni, non ci resta che sperare in vista delle puntate finali. Nella speranza che il villain, ben interpretato da un Ethan Hawk magnetico e ambiguo, possa risultare un po' più incisivo per donare alla storia un ulteriore salto di qualità.

Moon Knight Stando alla visione dei primi 4 episodi, Moon Knight dei Marvel Studios potrebbe rappresentare un'altra scommessa vinta. Perché, anzitutto, lo show replica la cornice mystery che ha determinato parte del successo di WandaVision, e perché potrebbe regalarci il protagonista finora più interessante dell'universo seriale Marvel. Moon Knight è una serie matura, una origin story atipica, confezionata con furbizia per concepire un'opera più matura rispetto alla media. Nella speranza, tuttavia, di vedere un miglioramento degli effetti visivi nelle puntate conclusive dello show MCU di apertura del 2022.