Mythic Quest: Prime impressioni sulla seconda stagione della comedy Ubisoft

Mythic Quest torna con la sua seconda stagione e lo fa in una maniera inaspettata, molto più calma ma non meno intrigante ed esilarante.

Mythic Quest: Prime impressioni sulla seconda stagione della comedy Ubisoft
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E anche Mythic Quest infine fa il suo ritorno: l'apprezzata comedy sull'industria dei videogiochi prodotta da Apple e Ubisoft è stata una delle più piacevoli sorprese dello scorso anno (qui trovate la nostra recensione di Mythic Quest), dimostrandosi un prodotto solido e convincente. Nonostante le generali tiepide aspettative, la verità è che quando su una serie vi è la firma di Rob McElhenney e Charlie Day si può stare tranquilli - C'è sempre il sole a Philadelphia parla da sé. Oltretutto è un telefilm del quale si è discusso molto nel corso l'ultimo anno, grazie a due episodi; uno sulla quarantena (qui la nostra recensione di Mythic Quest speciale quarantena) e l'altro sul ritorno in ufficio. È così che si mantiene alta l'attenzione in modi non deleteri; senza annunci sensazionalistici dediti solo a coltivare hype, ma con degli speciali che si distanziano, che offrono qualcosa di diverso dalla regolarità della serie.

In estrema sintesi dei fatti, non delle promesse. Ora però Mythic Quest e il suo team di sviluppo sono pronti a riprendere la loro corsa tra le novità AppleTV+ di maggio, e abbiamo visto per voi i primi due episodi di questa seconda stagione.

Comprimari al potere

Si ritorna quindi tra gli affollati corridoi del team dietro al celeberrimo Mythic Quest, uno dei più famosi e giocati - nonché fittizi - MMORPG presenti sul mercato, creato dal geniale quanto egocentrico Ian Grimm (Rob McElhenney). Se durante la prima stagione avevamo conosciuto i protagonisti in un momento a dir poco elettrizzante, ovvero al lancio della nuova attesa espansione, questa volta la situazione è molto più tranquilla: la prossima avventura che accompagnerà milioni di giocatori all'interno di un mondo straordinario è infatti ancora in piena fase di concettualizzazione, priva di un titolo e persino di un tema portante.

Ed è esattamente così che ritroviamo Ian e Poppy (Charlotte Nicdao), adesso co-creatrice del gioco, in uno dei loro infiniti battibecchi su quale direzione intraprendere, proponendo in continuazione idee opposte. Una seconda stagione che inizia di conseguenza un po' in sordina, almeno nelle prime due puntate, proprio per questioni narrative - un cambio di passo notevole rispetto anche alle puntate speciali - e Mythic Quest sceglie saggiamente il modo migliore di sfruttare un simile momento.

Sapendo perfettamente che il cuore di una comedy è rappresentato dai suoi personaggi, in questo avvio Mythic Quest si allontana da Ian e Poppy, sebbene mai del tutto, per dare più luce al cast secondario: molta più attenzione, ad esempio, al rapporto tra le beta tester Rachel (Ashly Burch) e Dana (Imani Hakim), all'intricata psicologia dell'assistente Jo (Jessie Ennis) o alla avidità in perenne ascesa di Brad (Danny Pudi). Una scelta assolutamente vincente, che non snatura in nessun modo le caratteristiche della serie o le sue tematiche legate al mondo dei videogiochi.

Si ritorna, infatti, a trattare quasi immediatamente di orari troppo lunghi, del ruolo della donna in un'industria prevalentemente maschile o, in maniera molto schietta, del mondo del mobile gaming, visto dalle aziende come un paradiso in cui inserire microtransazioni di ogni tipo. Di sicuro l'impatto non è e non poteva essere lo stesso dello scorso anno, ma siamo sicuri che Mythic Quest e quel geniaccio di McElhenney abbiano ancora numerose sorprese da svelare.

Mythic Quest: Raven's Banquet Mythic Quest torna con la sua seconda stagione sovvertendo in buona parte le aspettative del pubblico. Il nuovo ciclo di episodi, infatti, prende il via da una situazione molto più tranquilla, quando la nuova espansione del MMORPG è ancora in piena fase di concettualizzazione e non pronta per essere lanciata sul mercato come lo scorso anno. E allora la serie sceglie di sfruttare questo inizio un po' in sordina, almeno dal punto di vista squisitamente narrativo e dei conflitti tra i protagonisti, per dare più spazio ai suoi personaggi secondari, ben conscia che il vero cuore di una comedy risiede proprio in loro. Una scelta saggia e ben realizzata, senza rinunciare alle tematiche sull'industria dei videogiochi che la differenziano e la rendono unica. Purtroppo, di conseguenza, viene sacrificato l'impatto di questa seconda stagione, molto meno sorprendente e dirompente, ma d'altronde siamo ancora all'inizio.