Raised By Wolves: alla scoperta di un nuovo mondo su Sky

La serie HBO Max prodotta da Ridley Scott sbarca su Sky per alzare l'asticella della narrazione seriale, fondandola sui temi archetipici dell'umanità.

Raised By Wolves: alla scoperta di un nuovo mondo su Sky
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Nonostante la rabbia di Nolan contro HBO Max, è indubbio che il nuovo servizio streaming della WarnerMedia Entertainment, annunciato in pompa magna lo scorso anno, abbia tutte le intenzioni di fare sul serio. Infatti, mentre l'intero universo DC approderà su HBO Max, i lavori su Justice League Dark procedono spediti, in attesa della Snyder Cut del film originale; Overlook di J.J. Abrams rimane uno dei progetti più attesi e l'arrivo di HBO Max in Europa rappresenta il sogno di molti.

In questo panorama confortante, ma molto etereo, esiste però una realtà prorompete che potrete sperimentare con mano dall'8 febbraio su Sky Atlantic e in streaming su NOW TV. Raised By Wolves è infatti la produzione originale HBO Max che rischia di eclissare le altre uscite Sky di febbraio.

Creata da Aaron Guzikowski, sceneggiatore dell'ottimo Prisoners di Denis Villeneuve, e prodotta da Ridley Scott, il padre del cinema fantascientifico moderno, Raised By Wolves ci proietta in uno scenario inedito e spiazzante, che mira ad ampliare i confini della narrazione televisiva con una prima stagione composta da dieci episodi, fondati su alcuni degli archetipi più importanti per la nostra specie. Abbiamo avuto l'occasione di vedere in anteprima i primi episodi di questa nuova attesissima serie e non vediamo l'ora di esprimervi quelle che sono le nostre impressioni.

L'alba dell'uomo

Il primo impatto con Raised By Wolves può essere spiazzante se non si sa a cosa si sta andando incontro. Due androidi, Madre (Amanda Collin) e Padre (Abubakar Salim) giungono su Kepler-22b a bordo di un piccolo lander. Il pianeta sembra favorire la vita per come la conosciamo, nonostante sia sostanzialmente un ambiente desertico disseminato da enormi e profondissimi buchi nel terreno e da spirali di vegetazione di origine sconosciuta. Nomen omen, i due androidi portano un pesante fardello; nientemeno che il compito di instaurare una nuova umanità su Kepler-22b, dopo che la Terra è stata resa inabitabile da un conflitto tra Atei e Mitraici, seguaci del dio Sol. Padre e Madre, riprogrammati dal loro creatore per adempiere al difficile compito di crescere la nuova progenie del genere umano libera da violenza e conflitti, hanno viaggiato nello spazio con dodici embrioni da far crescere una volta giunti a destinazione. Le cose non andranno ovviamente come sperato e l'arrivo dei Mitriaci sul pianeta scombinerà le carte in tavola.

Un impianto che nella sua semplicità lascia emergere i temi centrali che andremo ad approfondire di questo Raised By Wolves, ma che al tempo stesso non fa nulla per nascondere le sue radici mitologiche. Perché è l'aria del mito che si respira fin dall'inizio di questa serie e la location africana immerge personaggi e situazioni in un brodo primordiale che ci restituisce dei frangenti quasi pasoliniani nella messinscena, con richiami concreti a quella Medea che, nella sua ricerca della sacralità del mondo, aveva spinto Pasolini a ritrovarla in Siria e in Cappadocia.

Perché quello del mito e del valore del mito è uno degli affluenti principali della narrazione, che leviga in sottotesto personaggi e situazioni. Pensiamo a Madre, l'androide programmata per crescere e accudire i rappresentanti della nuova umanità su Kepler-22b. L'associazione esplicita che emerge in uno dei primi episodi è quella con Lamia, figura appartenente alla mitologia greca, regina di Libia e figlia di Poseidone, della quale si innamorò Zeus, che insieme a lei ebbe anche - tanto per cambiare - dei figli.

Era, moglie di Zeus, per vendicarsi del marito scatenò la sua ira sui figli della coppia, sterminandoli tutti, ad eccezione di Scilla, e privando la regina di Libia del sonno. Questo portò ad una metamorfosi di Lamia che, per contro, divenne un demone notturno volante assetato del sangue dei figli altrui, al quale Zeus concesse il potere di togliersi e rimettersi gli occhi a proprio piacimento, per poter trovare requie.

Questa piccola parentesi mitologica non è per nulla essenziale alla visione della serie, ma rivela un ispirato lavoro da parte di Aaron Guzikowski alla luce del fatto che Madre, se minacciata in quella che è la sua missione principale di puericultrice, si può trasformare in una mortale macchina volante per difendere i suoi figli, rivelando la sua natura di Necromancer; un peculiare modello di androide da guerra che sfrutta una tecnologia mitraica per volare e polverizzare i propri nemici alla sola vista. Un potere che Madre può neutralizzare rimuovendo i bulbi oculari, che rappresentano di fatto il suo tallone d'Achille.

Lo stesso pianeta Kepler-22b, all'apparenza una landa desertica, nasconde più di un segreto e non dubitiamo che assisteremo ad un'evoluzione in merito nel corso della narrazione, nella quale avremo forse l'occasione di capire qualcosa di più riguardo le gigantesche creature le cui ossa giacciono sulla superficie desertica e che paiono essere l'origine dei buchi dei quali è disseminata; un'occasione ghiotta per aggiungere sostrati mitologici anche al mondo della narrazione, che presenta già alcuni elementi soprannaturali promettenti.

Madri e Padri, lupi e agnelli

Gli elementi fondanti di Raised By Wolves sono quelli della responsabilità genitoriale e della fede, che trovano nel corso di questi primi episodi varie declinazioni. La presenza di variazioni sul tema determina altrettante implicazioni valoriali che addensano la narrazione e pongono lo spettatore dinnanzi a differenti punti di vista che affrontano differenti estremi. Da una parte abbiamo infatti Madre e Padre, due androidi riprogrammati per essere dei genitori modello, in grado di crescere i figli a loro affidati ed educarli all'ateismo, all'autodeterminazione e al pensiero scientifico, per creare una comunità virtuosa e dare vita ad un'umanità priva di conflitti. Dall'altra troviamo i Mitraici, che crescono la propria prole sotto il vessillo di Sol, la divinità che regola ogni aspetto della loro vita secondo le sacre scritture e che perseguono un futuro radioso in una città ideale, guidati da un profeta che saprà incarnare alla perfezione l'ortodossia di Sol. Tra questi due schieramenti troviamo una coppia di ateisti che grazie alla chirurgia plastica prende il posto di due mitraici per riuscire a salvarsi da una Terra destinata al collasso, ma che non fa i conti col fatto che i due soggetti rimpiazzati hanno anche un figlio che ora devono crescere come proprio.

Padri, madri e figli. Fede e scienza. Religione e ateismo. Questi sono in sostanza i temi archetipici che emergono sin dai primi minuti di Raised By Wolves e questa riduzione ai minimi termini del sistema valoriale fa sì che la narrazione si sviluppi seguendo le dinamiche sopra elencate, snocciolandone le derive, gli estremi, le potenzialità e i rischi. È chiaro, ma non esplicito, il fatto che la fiaccola della verità risplenda al di là degli estremismi e che i discorsi affrontati meriterebbero sfumature ben più ampie ed appaganti, come dimostrano le dinamiche che intercorrono tra Marcus (Travis Fimmel), Sue (Niamh Algar) - la coppia di impostori dei quali si parlava pocanzi - e Paul, l'ignaro figlio dei Mitraici sostituiti dai due.

Uno show sontuoso

La potenza di fuoco che emerge dalla messa in scena di Raised By Wolves è impressionante e fa ben capire il perché questo sia lo show più dispendioso mai girato in Sud Africa. L'impronta data nella regia dei primi due episodi da Ridley Scott - qui anche in veste di produttore - permane nelle puntate successive e traccia un disegno nel quale sono riconoscibili gli stilemi del regista inglese, che si trova molto evidentemente a suo agio con la materia che ha tra le mani e la plasma a proprio piacimento, con innesti del suo cinema che spaziano da Alien, a Black Hawk Down, a Le Crociate.

Raised By Wolves si presenta, insomma, come un ricettacolo di generi che spazia dal drama fantascientifico, al soprannaturale con elementi horror, ritagliandosi frangenti riconducibili al genere bellico di stampo distopico. Una serie di elementi che non nascondono la loro natura derivativa, ma che riescono a plasmare un diorama ispirato e appagante, rivendicando al tempo stesso un forte carattere identitario che rappresenta di fatto il fil rouge della narrazione.

Frangenti compassati, impeccabilmente composti a livello di inquadratura, seguono la logica degli androidi, mentre i più concitati ricorrono all'utilizzo della camera a mano per immergere lo spettatore nell'azione, in un chirurgico lavoro di regia che tiene saldamente il passo con la narrazione. La scrittura lavora per stratificazione, arricchendo il mondo di Kepler-22b episodio dopo episodio, coinvolgendo e appassionando, nonostante l'incedere del racconto non si sposi con le aspettative di chi si augurava uno show action packed dal primo all'ultimo minuto. C'è spazio anche per quello, ma soprattutto per l'evoluzione di pensieri e personalità che germinano dai temi affrontati nei paragrafi precedenti.

A coronare questa messinscena, le interpretazioni del cast, con in testa il duo rappresentato da Madre e Padre. Amanda Collins e Abubakar Salim ci regalano uno sforzo recitativo non indifferente, passando al setaccio l'interiorità dei propri personaggi e conservando i macro-elementi necessari alle performance all'apparenza minimaliste dei due androidi, che nascondono però sottopelle ben più di quanto traspare in questi primi episodi.

La premura di Madre e le derive catastrofiche prefigurate dai suoi crolli imprevedibili, la genuinità di Padre e i suoi deliziosi indovinelli; non dubitiamo che nel prosieguo della stagione assisteremo ad un'evoluzione e ad una stratificazione delle loro personalità e che questi due ottimi interpreti sapranno calibrare il dialogo tra quella mente, che per logica dovrebbe dominare, e quel cuore che batte sommessamente, ma che per qualche ragione troverà la propria strada per emergere.

Raised By Wolves Quella di Raised By Wolves è una scommessa che per ora si rivela vincente. L'impatto con i primi episodi restituisce la primordialità di un mondo tutto da scoprire e il focus tematico si concentra su pochi ma importantissimi elementi archetipici che vengono declinati secondo diverse sfumature. Il dispiegamento di forze produttive è impressionante e l'impronta di Ridley Scott si fa sentire nella messinscena, che echeggia degli stilemi del regista britannico, a suo agio tra temi più volte esplorati nella sua carriera. Lodevoli le interpretazioni di Amanda Collins e Abubakar Salim nei panni di Madre e Padre. La struttura narrativa dal ritmo compassato potrebbe non soddisfare tutti i palati, ma è oggettivo il fatto che le potenzialità di questo show non risiedano esclusivamente nel suo lato più action. Resta solo da attendere la conclusione della stagione per confermare quella che si preannuncia essere una delle prime grandi sorprese di questo 2021.