Rocco Schiavone 3: primo sguardo alla fiction Rai con Marco Giallini

Da mercoledì 2 ottobre torna in prima serata su Rai2 Rocco Schiavone, il controverso vicequestore romano nato dalla penna di Antonio Manzini

Rocco Schiavone 3: primo sguardo alla fiction Rai con Marco Giallini
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Dopo il grande successo di pubblico in Italia e in Europa, una copertina tedesca che ha fatto scalpore, il vice questore Rocco Schiavone torna con il suo solito aplomb, lo sguardo sfrontato avvolto nel fumo di una sigaretta. Dopo il finale della seconda stagione lo troviamo sempre più solo, tradito, abbandonato dai suoi amici d'infanzia. Un romano tra le nevi di Aosta, burbero, sboccato, anticonvenzionale; dove il commissario Montalbano è l'eroe moralmente saldo di Rai1, figura astratta e metaforica, ideale cavalleresco a cui aspirare, Schiavone è l'altra faccia della medaglia, l'antieroe terreno, perfetta rappresentazione dell'uomo contemporaneo, lacerato dalle sue problematicità, debolezze e pulsioni. Che è poi quello che ha portato al successo la serie nata dalla penna di Manzini, la concretezza del suo protagonista, le sue ruvidità, portate in scena da quel mostro di bravura che è Marco Giallini, capace di intercettare i gusti di un pubblico eterogeneo e sempre più difficile da conquistare.

Rocco il rompicoglioni

Ritorna con quattro lunghi episodi (Rocco Schiavone 3 è su Rai 2 ogni mercoledì), che di settimana in settimana, come ormai ci ha abituato, alterneranno intima introspezione e indagini, saltando dai paesaggi mozzafiato della Valle d'Aosta ai ricordi sempre più sfumati di una Roma lontana, insignificante ma dolorosa per il vice questore. Questo primo episodio, "La vita va avanti", riprende i toni malinconici che contraddistinguono la serie, riallacciandosi con riferimenti sparsi a quella che è la trama orizzontale costruita in questi anni.

Per il resto c'è sempre un'intrigante sezione investigativa, che ci accompagna nel corso dei minuti, si dipana lentamente, ed arriva con una rivelazione improvvisa allo scioglimento del caso. Un tipo di giallo nel solco dello Sherlock Holmes di Conan Doyle, improntato sui protagonisti, sulle loro intuizioni, e che lasciano meno spazio al lavoro del pubblico, che non ha mai sul piatto tutti gli strumenti necessari per risolvere in maniera indipendente il crimine di turno.

Tra modernità e tradizione

Proprio questo approccio al giallo, lontano dalla scuola di Agatha Christie, permette un più profondo sviluppo dei personaggi, vero cuore della serie. Perché vicino al protagonista assoluto e al suo magnetico carisma, ritroviamo tutta una serie di caratteri profondi e ben sviluppati, che partecipano alla decostruzione dell'animo umano operata dalla fiction.

Insomma, il ritorno del vice questore Rocco Schiavone non poteva che riconfermarsi come una delle produzioni Rai più interessanti degli ultimi anni, fedele alla dialettica di viale Mazzini ma anche profondamente lontana da quei canoni che comunemente vengono visti con sospetto e allontano dai prodotti targati Rai un pubblico più smaliziato e abituato alla serialità internazionale.