Slow Horses: la spy story Apple con Gary Oldman vi stupirà

La nuova serie originale Apple TV+ con Gary Oldman non è la storia di spie a cui siete abituati e vi spieghiamo il perché.

Slow Horses: la spy story Apple con Gary Oldman vi stupirà
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Torniamo a parlare di Apple TV+ e di come il catalogo del servizio streaming della casa di Cupertino si arricchisca ogni mese che passa di nuovi prodotti di qualità che denotano un approccio differente rispetto all'offerta bulimica di un altro colosso come Netflix (vi basterà a tal proposito confrontare le serie Netflix di aprile 2022 con le serie Apple TV+ di aprile 2022). Così, se nel first look di Pachinko La Moglie Coreana abbiamo forse trovato il capolavoro della piattaforma, con l'incalzare di questo mese ci troviamo di fronte ad un altro titolo dall'elevato potenziale. Ci riferiamo a Slow Horses, la spy story che vede tra i protagonisti un grandioso Gary Oldman nei panni di un agente segreto del MI5 che gestisce un ricettacolo di scarti dei servizi segreti di Sua Maestà. La serie è scritta da Will Smith, ma non dall'attore che dato lo schiaffo a Chris Rock agli Oscar 2022, bensì dallo sceneggiatore creatore di Veep e ha pure una deliziosa opening firmata da Mick Jagger.

Benvenuti nel Pantano

C'è un posto nella piovosa Londra dove alcune delle più brillanti menti del Paese lavorano alacremente per disinnescare le minacce che rischiano di abbattersi sul Regno Unito. Avete presente James Bond? Bene, non è l'MI6, siamo un numero sotto, ma il succo non cambia: sicurezza e controspionaggio made in UK. A chi non piacciono le storie di spie. Peccato che i palazzi del potere protetti da sofisticati codici di accesso biometrici e i prestanti agenti doppiozero che ne calpestano la superficie siano solo elementi di contorno in Slow Horses, dove il cuore pulsante è il Pantano, un edificio vittoriano a pochi chilometri di distanza dalla blasonata sede centrale, la cui porta di apre a spallate.

Un luogo schifato dai colleghi, dove Jackson Lamb dirige senza entusiasmo e con misantropia un'accozzaglia di scarti dell'intelligence degradati per i più svariati motivi, come l'hacker che si è bruciato tutti i ponti (ha messo un comune cittadino nella lista dei molestatori per avergli fregato il posto sull'autobus), l'agente che sugli iconici bus rossi londinesi ha invece dimenticato un documento top secret. Poi c'è River Cartwright che, complice un errore di comunicazione di un collega, ha toppato una simulazione antiterrorismo all'aeroporto di Stansted, causando centinaia tra vittime e feriti virtuali.

Il Pantano è un limbo cencioso e maleodorante dei peti di Lamb, che bercia a destra e a manca insultando tutti e affogando la propria inutile routine nell'alcol. Ma è proprio qui che nasce il germe di qualcosa, di un'operazione che vede coinvolto un giornalista nazionalista di estrema destra che pare essere collegato con il rapimento di uno stand-up comedian musulmano; una vicenda che forse restituirà dignità ai relitti del Pantano. Forse.

La sgangherata dozzina

Non è un sentimento eclatante quello derivante dalla visione delle prime puntate di Slow Horses che si dimostra in ogni caso una serie assai godibile nel suo incedere, a tratti surreale per la natura stessa degli eventi mostrati a schermo che sprizzano un marcato carattere british che stende un onnipresente sostrato di humor sulla serietà degli argomenti trattati e dei temi della colpa e del riscatto intrinsechi ai personaggi. Gli archi di sviluppo devono ancora pienamente svelarsi ai nostri occhi, ma troviamo nelle interpretazioni del cast un fondamentale valore aggiunto che culmina con la grottesca e per questo splendida performance di un Gary Oldman consumato dall'esistenza, che porta avanti una divisione che appare come un girone infernale per spie, nel quale gli agenti sono costretti a scartabellare documenti anacronistici alla ricerca di indizi dei quali pare non importare nulla a nessuno, men che meno a Lamb.

La messinscena riesce a restituire bene la sensazione di soffocante disagio e indigenza del Pantano, così come una Londra costantemente uggiosa e poco patinata nella quale serpeggia la tematica tanto attuale del nazionalismo spinto, giocando con l'alternanza giorno-notte per suggerirne le diverse atmosfere. L'intreccio nella sua ordinarietà appare forse troppo compassato, dato il numero esiguo di episodi complessivi, con una caratterizzazione dei personaggi secondari che meriterebbe una marcia in più in vista delle fasi avanzate della narrazione, quando probabilmente guarderemo con ancora più interesse ai nostri reietti.

Slow Horses Una spy story atipica quella di Slow Horses, che ci fa dimenticare i più blasonati agenti segreti del piccolo e grande schermo senza farceli rimpiangere, ma immergendoci con gusto nelle vicende del Pantano, il capolinea per coloro che si sono macchiati di particolare disonore. Capitanati da una Gary Oldman in splendida forma nel ruvido ruolo di Jackson Lamb, i reietti che nessuno considera seriamente potrebbero ribaltare presto la situazione, venendo coinvolti in un caso di rapimento dai contorni estremisti sul quale pare proiettarsi un’ombra non prevista.