Snowpiercer 2: su Netflix inizia l'era dei due motori

Due treni, due mondi. La seconda stagione di Snowpiercer espande le dinamiche in un inizio che fa ben sperare.

Snowpiercer 2: su Netflix inizia l'era dei due motori
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Lo scorso anno, la prima stagione di Snowpiercer non ci aveva entusiasmato. Riprendendo le vicende alla base del fumetto Le Transperceneige di Jean-Marc Rochette e Benjamin Legrand e ponendosi come prequel dell'omonimo film di Bong Joon-ho - che qui figura come produttore esecutivo - la serie targata TNT sul treno dalle milleuno carrozze, ultimo baluardo dell'umanità in un mondo precipitato sottozero, portava con sé premesse interessanti, che non hanno giovato di una scrittura coesa e di protagonisti azzeccati, sia a livello di scrittura che di casting.

Avevamo anche ricostruito il difficile processo produttivo che non aveva certo facilitato le cose, tra cambi di showrunner e divergenze creative che avevano minato l'integrità del progetto. L'inevitabile confronto con lo Snowpiercer di Bong Joon-ho non aiutava poi ad empatizzare con la serie distribuita da Netflix, che vedeva nella bravura incontrastata di Jennifer Connelly l'unico faro di speranza. Oggi Snowpiercer torna per la sua seconda rivoluzione tra le uscite Netflix di febbraio e la musica sembra cambiata. Uno show che pare aver trovato il binario giusto, arricchendo spunti e dinamiche, al netto di alcune perplessità.

W per vendetta

La nuova stagione prende il via da dove ci eravamo lasciati lo scorso anno. Dopo la rivoluzione portata a termine con successo da Layton (Daveed Diggs), che aveva riplasmato l'impianto sociale del treno con la promessa di una democrazia che sostituisse l'ingiusto sistema di classi - anche grazie alla rivelazione che dietro il fantomatico inventore e patron del treno, il Signor Wilford, si nascondeva la responsabile dell'Ospitalità Melanie (Jennifer Connelly) - lo Snowpiercer era stato letteralmente agganciato da un secondo treno guidato nientemeno che da quel Wilford del quale Melanie credeva di essersi sbarazzata anni prima e che aveva impersonato in segreto per mantenere l'ordine che l'aurea salvifica del suo nome garantiva nel delicato ecosistema che regolava la vita a bordo.

Il treno in questione si è rivelato infatti essere la "Big Alice", il treno merci prototipo dello Snowpiercer. Wilford (Sean Bean) è vivo e vegeto, così come lo è Alex, la figlia di Melanie, creduta morta. L'uomo vuole ora riprendere possesso del suo treno, carico del rancore che nei confronti di Melanie, che lo ha costretto a sopravvivere affrontando insidie ben più importanti rispetto a quelle dello Snowpiercer. L'uomo sembra disposto a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Nel frattempo, Alex ha vissuto gli anni dell'apocalisse con la convinzione - instillata dallo stesso Wilford - che la madre l'abbia abbandonata. Si complica così il puzzle a tratti disomogeneo della prima stagione e nuove dinamiche sfociano da questo scontro di mondi.

Sullo Snowpiercer sono infatti ancora fresche le ferite della rivoluzione di Layton e sembra che chi si sia battuto per la causa dovrà aspettare per vedere realizzato il sogno democratico, perché il Fondo ora è diventato il punto di collegamento con la nuova minaccia che rischia di mandare all'aria i precedenti piani. Dal canto suo Wilford, interpretato da un azzeccatissimo Sean Bean, rappresenterà un vero osso duro per Layton e i suoi.

I primi episodi di Snowpiercer 2 superano in parte i limiti comportati dall'aspetto sandbox dell'esperimento sociale della prima stagione, ampliandone per lo meno i confini. L'aggiunta di una seconda variabile all'interno delle vicende sovverte ulteriormente gli ordini ma, alla luce delle sole prime puntate di questa seconda stagione, è difficile affermare con certezza se quest'ultima si rivelerà in ultima istanza un dislocamento della minaccia o se il quadro delle dinamiche interne tra i personaggi troverà la strada per un percorso più stratificato che riesca a render conto della disparità di intenti che tuttora permane sul treno dalle milleuno carrozze.

Ciò che possiamo affermare al momento è che gli elementi per far sì che i conflitti interni allo Snowpiercer non siano del tutto sopiti e che, anzi, possano rappresentare una ghiotta occasione per rappresentare un carosello di tradimenti, falsi alleati e nemici, ci sono tutti. Purtroppo, non incisivi come speravamo, ma tutto può cambiare alla luce dei restanti episodi ancora da visionare.

L'era dei due motori

Quel che è certo è che l'inserimento dei nuovi personaggi e di un nuovo contesto all'interno del quale muoversi - che si spera comporterà anche l'uscita dai confini ferroviari per esplorare quel mondo che molto probabilmente è sull'orlo di un nuovo cambiamento - rappresenta una grossa possibilità di riscatto per lo show TNT; un'occasione che al momento sembra essere stata colta per il verso giusto e che speriamo possa condurre a destinazione senza troppi scossoni.

La chiave delle nuove dinamiche risiede nel conflitto tra i personaggi e nell'analisi dei sentimenti umani che - insieme ai più concreti mezzi di sostentamento - rappresentano una merce quanto mai preziosa in questo mondo post-apocalittico. Non è certo una sorpresa vedere quanto la parte migliore di questi conflitti sia per ora racchiusa nel triangolo Melanie, Alex, Wilford.

Gran parte del merito è da attribuire a quelli che fin da subito appaiono i numi tutelari di questa seconda stagione; ci riferiamo ovviamente a Jennifer Connelly e a Sean Bean. Se infatti quest'ultimo pare gongolare un po' troppo nel ruolo del rancoroso patron dello Snowpiercer, non si può negare il valore di un casting di peso, in grado di garantire fiducia e al tempo stesso aggiungere un'innegabile aura di fascino al finora misterioso personaggio di Wilford, che esce così da una caratterizzazione a là Mago di Oz, per scombinare machiavellicamente le carte in tavola.

Non ha invece bisogno di presentazioni la Melanie di Jennifer Connelly, che ora può permettersi di scaricare parte del peso dell'intero show per perseguire un percorso più intimista, che affonda le radici nell'apocalisse e nel rapporto perduto e ora ritrovato con la figlia Alex. Quest'ultima si configura fin da subito un personaggio promettente; materia plasmata da Wilford secondo i propri scopi, la ragazzina vive un conflitto credibile con la madre nel quale emergono tutte le idiosincrasie dell'appartenere, volente o nolente, a due mondi: la Big Alice e lo Snowpiercer. Nonostante ci sia poca speranza sulla possibilità che tra Alex e Melanie lo scontro possa andare per le lunghe, confidiamo in questa dinamica costruttiva per l'intero show.

Meno convincenti sul questo piano risultano al momento le dinamiche tra Layton e compagni, sebbene qualche timido sforzo venga compiuto in scrittura sul personaggio di Bess, profondamente segnata dalla guerra che ha sconvolto le dinamiche sul treno nella prima stagione. Restiamo in attesa di un riscontro più concreto sul rapporto tra Layton e Zarah, alla luce delle rivelazioni degli ultimi episodi, confidando in una narrazione più accattivante, che riesca a ricucire qualche strappo di troppo risalente alla scorsa stagione, oltre ad una valorizzazione ben differente dei personaggi secondari - il Pike di Steven Ogg su tutti. Alla luce di quanto visto finora c'è il rischio queste speranza non abbiano troppe possibilità di trovare un riscontro concreto, a causa di dinamiche puramente di servizio che non riescono a vivere al di fuori del cerchio delle vicende legate a Layton o a Melanie. Rimandiamo ogni ulteriore giudizio alla recensione finale.

Sul piano della messa in scena, questa seconda stagione di Snowpiercer raggiunge al momento un equilibrio prezioso, lontano dall'eccellenza, ma comunque in costante evoluzione rispetto alla stagione precedenze. Al di là di qualche stilema visivo tropo reiterato, il punto di forza rimane nuovamente il lavoro svolto dal reparto scenografia, mentre sul fronte della regia non assistiamo a particolari virtuosismi che permettano alla fotografia di regalarci scene memorabili. In un contesto così contingentato come quello del treno, dove la gamma di campi e piani utilizzabili si restringe contestualmente, sarebbe stato apprezzabile ricorrere più spesso a qualche alternativa come il piano sequenza o a punti di vista inusuali.

Snowpiecer-stagione 2 Il primo impatto con la seconda stagione di Snowpiercer aggiunge un'ulteriore complessità alle dinamiche instaurate nella prima stagione, riuscendo ad instillare speranza per le sorti del franchise. L'aggiunta al cast di Sean Bean rappresenta una boccata di aria fresca e si affianca alla preziosa garanzia di Jennifer Connelly. Evolvono i conflitti tra Wilford, Melanie e la figlia Alex, mentre restiamo ancora in attesa di sviluppi più accattivanti sul personaggio di Layton e, soprattutto, su quei personaggi secondari che devono trovare, a questo punto della narrazione, uno stimolo in più per slegarsi dal ruolo di servizio a loro assegnato ed alimentare di conseguenza l'intera stagione con nuova linfa e competezza.