Suburra: prime impressioni sulla seconda stagione

Una Roma opprimente e corrotta torna a fare presa sulle vite dei protagonisti in questo inizio di seconda stagione

Suburra: prime impressioni sulla seconda stagione
Articolo a cura di

Dal 22 febbraio è disponibile su Netflix la seconda stagione di Suburra, produzione originale italiana della piattaforma. Dopo un attesa durata più di un anno, Aureliano Adami, Alberto "Spadino" Anacleti e Lele Marchilli (rispettivamente Alessandro Borghi, Giacomo Ferrara ed Eduardo Valdarnini) sono tornati. Tre mesi dopo gli eventi della prima stagione di Suburra, in una Roma in procinto di eleggere il nuovo sindaco, costantemente oppressa dal crimine, dalla violenza e dalla corruzione che coinvolge ogni cosa, dallo Stato alla Chiesa, le vite dei personaggi sembrano rimanere invischiate in questa spirale angosciante di malaffare, incapaci di scappare dai loro fantasmi e di liberarsi del tutto dai drammi umani e familiari che la prima stagione li ha aveva costretti ad affrontare.

L'influenza pressante della corruzione

Se la prima stagione di Suburra, prequel dell'omonimo film del 2015 di Stefano Sollima, ci aveva permesso di gettare uno sguardo sul marcio che si cela nelle istituzioni della Capitale, questo nuovo primo episodio di stagione ha saputo riproporci, con grande validità e senza mai annoiare, le stesse problematiche che ci eravamo lasciati alle spalle, grazie a un ritmo che torna a essere incalzante e una regia (opera del sodalizio tra Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi) che ben riesce ad alternare con maestria attimi di spietatezza e momenti di commozione.

L'ultima puntata della stagione precedente ci aveva lasciato con l'amaro in bocca e molti interrogativi su come si sarebbero potuti risolvere i conflitti tra i personaggi. Gli screzi, i tradimenti e i gesti estremi avevano concluso la stagione con una rete di rapporti ormai palesemente sfilacciata, quasi ingestibile, e scelte di vita che sembravano mettere la parola fine ad alcune dinamiche tra personaggi. Aureliano e Spadino, dopo la rottura della loro alleanza e amicizia, lottano per salire al comando delle proprie famiglie, mentre Lele, dopo aver consegnato i compagni a una retata, decide di entrare in polizia seguendo le orme del padre.
Questa seconda stagione rimette tutto in discussione, mette in gioco nuovi drammi e nuovi intrecci - ai quali si aggiunge lo sfruttamento dell'immigrazione da parte di Sara Monaschi e della Chiesa - ma al tempo stesso mostra una Roma statica, impotente e raggomitolata nella stessa corruzione di sempre, oppressa dalle stesse sfere di influenza che avevano governato la Capitale nella stagione precedente.

Personaggi "più o meno" evoluti

Potrebbe essere un'immagine banale quella delle pedine su una scacchiera, ma è proprio questo che i personaggi di Suburra mostrano ancora di essere, nonostante tutti gli sforzi per emergere.
Aureliano fatica per mantenere il controllo sui terreni di Ostia e sullo spaccio, come capo della famiglia Adami, mentre Spadino vede infrangersi i propri sogni di diventare il capo degli Anacleti, ritenuto inadeguato dalla madre. Lele sfrutta invece il proprio ruolo nelle forze di polizia (vice ispettore del commissariato di Ostia) per ricadere indisturbato negli errori del passato. Sembrano essere tutti e tre padroni della propria vita, ma si mostrano burattini nelle mani degli eventi e del Samurai. Gli elementi che nella passata stagione avevano fatto pensare a un'evoluzione di Aureliano, Spadino e Lele mostrano in questo nuovo e affascinante inizio di seconda stagione tutta la loro inconsistenza e l'impotenza delle figure in gioco.
Nonostante questo senso di immobilità che ammanta la Capitale e i personaggi, la seconda stagione di Suburra è ancora in grado di promettere grandi cose in questo suo primo episodio. Il trio che tanto aveva appassionato i fan della serie sembra ben intenzionato a compiere una nuova scalata al potere e a formare ancora un'alleanza per conquistare Roma, contro tutto e tutti.