First look The Divide - Stagione 1

Progetto interessante, seppur non del tutto originale, quello della nuova serie targata WE tv

First look The Divide - Stagione 1
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Il panorama delle serie televisive americane è vario ed a volte fin troppo affollato di produzioni che sembrano girate assolutamente a caso e prive di qualsivoglia interesse da parte del pubblico, poi ci sono le outsider, quelle serie, cioè, che pur non spiccando per originalità, per nomi di richiamo ed una trama che risulti accattivante al grande pubblico, riescono comunque a risultare interessanti e godibili.
Su We tv è iniziata una produzione televisiva, ma sarebbe meglio dire miniserie, in otto parti, The Divide, un legal drama in cui l’innocenza di un condannato a morte e del suo complice, sono la molla per raccontare le storie dei protagonisti, che, per un motivo o per un altro, sono legati al destino del malcapitato morituro.
Tematiche adulte che potrebbero risultare pesanti per il pubblico più giovane, ma che al contrario risultano raccontate in modo attento, ma leggero, mai morboso o scabroso e comunque interessante.

Colpevoli o non colpevoli: questo è il problema!

The Divide racconta la sua storia dal punto di vista della protagonista, Christine Rosa (Marine Ireland), una praticante di uno studio legale che si chiama Innocent Initiative, che si occupa di continuare ad indagare su casi apparentemente chiusi, ma forieri invece di dubbi sulla colpevolezza del soggetto incriminatoì.
Nella fattispecie Christine si sta occupando di Jared Bankowski (Chris Bauer), un maschio bianco di mezza età che, undici anni prima, è stato condannato a morte per l’omicidio di una famiglia afroamericana.
A incastrarlo sono stati il suo DNA, trovato sotto le unghie di una delle vittime e la testimonianza della più piccola di casa, l' unica sopravvissuta alla mattanza.
C’è però qualcosa che non torna allo studio Innocent Initiative: alcune foto, che non sono state esibite durante il processo, mostrano il corpo nudo di Jared privo di graffi e ciò mette in dubbio la veridicità del primo test del DNA, per cui sono convinti che serva un altro test.
L'uomo inoltre, secondo l’accusa, portata avanti dal Procuratore Distrettuale in odore di essere eletto Governatore, Adam Page (Damon Gupton), avrebbe avuto un complice, l’allora diciassettenne Terry Kucik, il quale è stato anche accusato dello stupro della figlia maggiore delle vittime.
Kucik, però, ha da sempre dichiarato di essere il fidanzato segreto della ragazza e che lei fosse quindi consenziente.
I primi due episodi di The Divide si snodano come una corsa contro il tempo per impedire l’esecuzione di Jared Bankowski in un crescendo di pathos in cui le carte saranno rimischiate dagli autori più di una volta, facendo provare una gradevole sensazione di disorientamento nello spettatore.

Non si vive di soli blockbuster

The Divide si presenta come un piacevole outsider della stagione, non si propone come la serie che cambierà il genere di riferimento, il legal drama appunto, ma solo come un’opera che si limiti a raccontare una storia che tenga alta l’attenzione dello spettatore dalla prima all’ultima scena.
In tal senso gli autori Richard LaGravenese e Tony Goldwin riescono pienamente, quanto meno durante il pilot, a raggiungere l’obiettivo.
La trama dello show appare ben scritta e non presenta buchi o contraddizioni e tale circostanza è fondamentale in un legal drama, in cui la ricostruzione dei fatti è il primo elemento di successo.
Inoltre, con mestiere, la storia sembra snodarsi verso una determinata direzione, ma subisce più volte degli scossoni che insinuano nuovamente il dubbio nelle menti degli spettatori su chi sia stato o siano stati i colpevoli dell’efferato delitto.
Ciò che invece, bisogna ammetterlo, non piace della serie è proprio la mancanza di originalità nelle tematiche raccontate. La storia dell’innocente condannato ingiustamente è vecchia come il cinema e sin dal celeberrimo film La parola ai giurati sono tante le storie di soggetti incastrati e senza via d’uscita che cercano di far valere la loro innocenza.
Tale manierismo di genere, però, non fa risultare noioso The Divide: guardandolo, pur assaporando il gusto del già visto, ci si appassiona ai personaggi e alla storia. Gli autori, infatti, hanno saputo inserire elementi che riescono a stimolare la curiosità dello spettatore.

Un approccio originale

Infine c’è da notare, ma ora è meno raro di un tempo, che nel progetto c’è una inversione di tendenza razziale. Il pubblico è da sempre abituato agli afroamericani incastrati dalla legge e dati per colpevoli solo per il colore della loro pelle, qui succede il contrario: l’accusa è rappresentata da un afroamericano che è riuscito a diventare ricco e socialmente integrato, mentre sono i cosiddetti “bianchi” a rappresentare il marcio della società, Kucik è addirittura un neonazista.
In tal senso sullo schermo vengono dipinti personaggi che, sebbene non approfonditi pienamente, d’altronde stiamo parlando dei primi episodi della serie, già riescono a dare di sé pennellate precise, donando al pubblico caratteri pieni di chiaroscuri e coinvolti anche personalmente nella storyline principale. Christine, ad esempio, desidera lavorare per la Innocent Initiative in quanto suo padre, che lei ritiene innocente, è in carcere per omicidio.
Inoltre il procuratore distrettuale, Adam Page, è consapevole di aver nascosto alla difesa alcune foto fondamentali per la risoluzione del caso e ciò solo per bramosia di carriera, l’esecuzione della condanna a morte porterebbe voti fondamentali per la sua corsa a Governatore dello Stato.
Lo stesso Bankowski ha un atteggiamento di rassegnazione nei confronti della sua situazione di condannato a morte e fino alla fine dell’episodio pilota non si conoscerà la verità.

The Divide - Stagione 1 In definitiva, The Divide, alla prima occhiata sembra una buona serie da tematiche adulte, raccontata con ritmo e scritta con perizia, che non brilla certo per originalità, ma che può rappresentare un’ottima scusa per spendere qualche ora davanti al televisore, nell’attesa che arrivino serie ben più interessanti.

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