First look The Mentalist - Stagione 4

Anteprima della prima parte della stagione 4 di The Mentalist, caratterizzata quasi da un reset a livello strutturale e narrativo

First look The Mentalist - Stagione 4
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La terza stagione di The Mentalist, tra alti e bassi (su tutti l'abbandono completo, inspiegabile ed inspiegato, della traccia di trama portante dell'affascinante seconda stagione) si è conclusa con il botto: Red John, insignificante ritratto della banalità del male, viene beccato in pieno da Patrick, che non resiste al suo desiderio di vendetta e lo uccide, sparandogli due colpi di pistola al petto, davanti a centinaia di persone. Si siede al tavolino, come se niente fosse, e sorseggia la sua tazza di thè. Non ci sono dubbi che quello fosse Red Jhon alla fine della terza stagione. Ma la ricerca del pazzo serial killer è la base portante di tutta la serie, una serie di così grande successo che di certo non poteva finire in tre sole stagioni.

Sconvolgimenti di trama o un banale reset?

L'attesa per la premiere di questa quarta stagione era alle stelle: il protagonista dietro le sbarre, il suo team smantellato, tra ospedali, riassegnamenti e sospensioni dal servizio.
Era fin troppo ovvio che gli sceneggiatori non avrebbero potuto proseguire l'intera serie senza Red Jhon, morto, ne tantomeno Patrick Jane, bloccato dietro le sbarre. Poteva essere un eccentrico mix tra Prison Break e Medium (tanto mistici e sovrannaturali sembrano essere le doti intuitive del protagonista). Invece Bruno Heller, il produttore della serie, ha deciso semplicemente di resettare tutto, in modo secondo noi assai poco credibile, sebbene totalmente funzionale allo stile un po' scanzonato di gran parte degli episodi del telefilm.
L'omicidio a sangue freddo di un essere umano è un atto troppo grosso, troppo grave, anche per un telefilm come The Mentalist. Almeno così credevamo e così ci avevano fatto credere i produttori della serie alla fine delle terza stagione. Ma evidentemente ci deve essere stato un ripensamento durante l'estate, tant'è che già nel corso della prima puntata si delineano chiaramente le scelte leggere ed evasive degli autori: Patrick è inizialmente convinto di aver ucciso Red John e di meritare la punizione che la giustizia vorrà comminargli. Si difende da solo, senza avvocato, e finisce in carcere con una cauzione di 1 milione di dollari. Dopo le prime indagini si viene a scoprire che l'uomo assassinato da Jane non aveva alcuna pistola, che non aveva precedenti penali ne alcun legame con i precendenti omicidi: i dubbi che Jane sia impazzito ed abbia ucciso un innocente si fanno così strada tra i membri del suo team e gli investigatori.
Con la solita destrezza Jane riesce a pagare la cauzione ed inizia ad investigare: si scopre così, dai video di sorveglianza del centro commerciale, che una guardia giurata si è chinata sul morto e potrebbe aver sottratto la pistola con cui aveva minacciato Jane. Quando la stessa guardia viene trovata morta "suicida" nella sua vasca da bagno, Patrick si convince di non aver ucciso Red John, ma uno psicopatico che si è spacciato per lui. Dopo aver dimostrato che anche la moglie dell'uomo era un'assassina che teneva in ostaggio una giovane donna, convince tutta la giuria che il suo è stato un atto di giustizia contro un serial killer che aveva ucciso oltre 20 persone, tra le quali sua moglie e sua figlia. Il processo lampo termina in modo incredibile: la giuria assolve Jane, che torna libero di investigare, dichiarando a Lisbon: "ho imbrogliato la giura, quello che ho ucciso non era Red John, ma l'ho fatto per poter continuare a cercarlo", lasciando la povera donna, ancora una volta, senza parole.

Una sceneggiatura da reato?

Aldilà del giudizio morale sul protagonista, diventa importante il giudizio dello spettatore sulle scelte della sceneggiatura. L'idea che chiude la terza serie è di quelle "bomba" ma doveva anche essere gravida di conseguenze, come accaduto ad esempio alla fine della quarta serie di Dexter.
Patrick è sempre stato un uomo buono, con un incredibile senso per la giustizia, che in tre anni di investigazioni ha sempre perseguito un unico intento: sbattere dietro le sbarre gli assassini. Uccidere Red John, sarebbe stato grave, ma uccidere un "serial killer qualsiasi" sarebbe dovuto essere devastante per la sua psiche, per la sua morale, per l'immagine che di lui hanno i suoi colleghi. Su tutti la povera Lisbon, da sempre contraria alla sua ricerca di vendetta e convinta che Jane, nel fatidico momento, avrebbe saputo sottrarsi ad un destino da assassino. Invece non solo Jane, uccide un uomo a sangue freddo, ma non ne paga le conseguenze nè a livello legale, nè di immagine, nè nei confronti dei suoi partner, affatto toccati dalla sua natura di assassino a sangue freddo.
Anche nella seconda puntata tutto prosegue liscio come l'olio ed il finale incredibile della terza serie pare già sepolto: l'unica cosa che dobbiamo sapere con certezza è che Red John è ancora vivo. Da questo punto di vista il serial perde totalmente di coerenza e credibilità. E si spinge oltre, nel campo dell'incredibile, con gli eventi della seconda puntata, godibile e divertente, ma ancor meno realistica in termini di relazioni umane e professionali. Si spinge molto, troppo, sulla ludicità del personaggio che manipola le persone, si comporta in modo contorto ed immorale, a volte illegale, sempre senza mai pagarne davvero le conseguenze, esclusivamente grazie alla sua infallibilità nel risolvere omicidi e crimini. Eppure, nelle prime due serie, Patrick Jane era sì sbarazzino ed arrogante, ma anche smarrito, confuso, divorato dai suoi demoni e dalle sue colpe. Rendendolo meno macchietta e più uomo.

The Mentalist - Stagione 4 Se amate dunque The Mentalist nonostante la sua natura estremamente episodico-autoconclusiva (da cui aveva deviato in modo importante solo nella seconda stagione), se lo amate per il carisma del protagonista, per il divertimento che deriva dall'arguzia con cui risolve la maggior parte delle situazioni, oltre che ad un cast di contorno ben assortito, la quarta stagione si presenta sostanzialmente immutata ed imperdibile: quasi un reset da "prima stagione". Se siete stanchi dei buchi della sceneggiatura in cui alcuni protagonisti vengono inghiottiti, se non amate alcuni personaggi sottili come forme di cartone, se siete stanchi dell'accenno sempre più tremolante ad una sotto trama sempre meno realistica, quella dell'esistenza di Red John e del suo potere su certi "sottoposti", forse potreste risultarne delusi. Tanto più, che, parole del produttore alla mano, questa quarta stagione darà poco spazio alla presenza di Red John ed investigherà invece sui motivi e le conseguenze delle vendetta violenta sul protagonista. Il che ci lascia perplessi, dopo aver visto come sono state gestite, le pur divertenti, prime due puntate.