First look True Detective - Stagione 2

Lasciata alle spalle la coppia McConaughey/Harrelson, la serie made in HBO ideata da Nic Pizzolatto prova a ripetere i fasti della stagione passata, scavando nelle anime di tre detective e un malavitoso della California.

First look True Detective - Stagione 2
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Quando l'estate scorsa venimmo a sapere che ci sarebbero stati altri episodi di True Detective, fummo piuttosto sorpresi. La serie dalla HBO sembrava aver concluso il suo naturale ciclo e l'idea di ritornare sulle tracce di un qualche serial killer della Louisiana ci aveva lasciati perplessi. In breve tempo però venne rivelato che la seconda stagione avrebbe avuto una storia e dei protagonisti diversi. Nemmeno il tempo di apprezzare la notizia che cominciarono a girare i primi nomi: Colin Farrell e Vince Vaughn. La rete si sbizzarrì in improperi e proteste (a quasi un anno dalla messa in onda: un record di critica preventiva), forse dimentica del fatto che il buon Matthew McConaughey (strepitoso nella passata stagione) non fosse certo noto al grande pubblico per dei capolavori indiscussi prima di iniziare il suo periodo fortunato culminato con la vittoria del primo Oscar. Adesso l'attesa è finita e non resta che vedere se le paure della vigilia nei confronti della seconda stagione fossero fondate o meno.

La trama

È un brano di Leonard Cohen che ci introduce in questa nuova stagione: Nevermind fa da colonna sonora a un'apertura che ricorda molto come stile quella passata. Ray Velcoro (Colin Farrell) sarà poi il primo protagonista che incontreremo, intento a parlare con suo figlio in macchina. E così, pezzo dopo pezzo, i personaggi di questa nuova stagione vanno a riempire i loro spazi, apparendo da subito ricchi di sfaccettature. Detto questo, però, risulta difficile tirare le fila della trama da questo pilot.
Nei 58 minuti di girato entriamo in contatto con il già citato detective Velcoro, con lo sceriffo Ani Bezzerides (Rachel McAdams), con il malavitoso Frank Semyon (Vince Vaughn) e con l'agente della stradale Paul Woodrugh (Taylor Kitsch). Le loro storie vengono dispiegate davanti ai nostri occhi in maniera lineare, disseminando punti oscuri in maniera studiata (persino fin troppo: in alcuni punti avremmo potuto quasi vedere il regista farci un ammiccante occhiolino), finendo per intrecciarsi solo sul finale della puntata e lasciando prevedere un'interazione futura. Una sorta di enorme introduzione, quindi, una sorta di dispiegamento di forze o - se preferite - di pezzi su una scacchiera ancora nebulosa e dai confini non definiti. Quello su cui si è voluto puntare, senza ombra di dubbio, sono le problematicità interiori dei detective, immergendo lo spettatore sin da subito in un mondo fatto di alcool, prostituzione, corruzione e marcio. È probabile, tuttavia, che innanzi a loro vi sia qualcuno che possa portarli in zone ancor più buie delle loro vite.

L'inizio di una nuova storia

Se la sigla iniziale ricorda quella della scorsa stagione, i paragoni col passato finiscono qua: quello che ci troveremo a guardare è un'altra serie rispetto a quella fortunatissima del 2014. Solo partendo da questo presupposto possiamo avere qualche possibilità di goderci lo show, perché se ci mettiamo a paragonare ogni istante la recitazione di McConaughey a quella di Vince Vaughn (scelta particolarmente azzardata la sua), è bene lasciar perdere in partenza.
Ma in cosa consistono queste tanto sbandierate differenze? Praticamente in tutto. Abbandonato il contesto rurale del Texas, veniamo catapultati in quello decisamente più urbano e meno putrescente della California. Il fatto che i personaggi siano quattro e non più due, inoltre, porta con sé anche tutta una serie di rivoluzioni di sceneggiatura: le scene saranno più corte, con tagli netti, i dialoghi meno prolissi e le lunghe pause sembrano scomparse del tutto. Scordiamoci quindi i viaggi onirici tipici del detective Rust Cohle, anche perché nessuno dei quattro attori sembra avere una caratura carismatica tale da poter reggere una recitazione del genere. Anche il delitto su cui si indagherà sembra essere meno inquietante del primo affrontato ma su questo va aperta una piccola parentesi: True Detective è diventato famoso non tanto per la sua trama poliziesca, anzi, l'intero caso della prima stagione è sembrato un enorme MacGuffin utilizzato dagli sceneggiatori per fare da sfondo al rapporto tra i due detective.
Anche in questa stagione è così? Per ora non è dato saperlo. La possibilità che si sia virato verso un copione più di azione è concreta, così come è possibile, invece, che si voglia giocare ancora con i ruoli e le personalità dei protagonisti per esplorare qualcosa che va oltre la semplice indagine. Ognuno incroci le dita per la sua opzione preferita.

True Detective - Stagione 2 Una prima puntata molto introduttiva quella di quest’anno, che lascia aperte moltissime porte e non traccia in maniera chiara la strada che la serie vuol intraprendere. Con una recitazione zoppicante e una regia meno ispirata, capiamo come mai su Farrell & co. siano già piovute così tante critiche. Tuttavia, come detto, le carte da girare sono ancora molte e in questo pilot vi sono senza dubbio degli spunti interessanti su cui poter lavorare. Il tutto, è chiaro, a patto di dimenticarsi di Rust e Marty: chi non vuol voltare pagina non può che rifugiarsi nei dvd della prima stagione.