La figura del vampiro, negli ultimi tempi (complici anche le saghe di successo Twilight e The Vampire Diares) ha iniziato a perdere sempre di più la propria aura orrorifica e oscura, trasformandosi in un qualcosa di completamente diverso dalla sua essenza classica.
In V Wars, la serie televisiva creata da William Laurin e Glenn Davis appena sbarcata su Netflix, il vampiro assume una forma ancora diversa, trasformandosi quasi in una sorta di essere umano evoluto che vuole lottare per conquistare il proprio posto nel mondo.
Prima di addentrarci nell'analisi della stagione completa, analizzeremo qui di seguito il primo episodio della serie, purtroppo già minato fin dai primi minuti da vistose criticità.
Non è successo nulla
Il primo episodio, nonostante ci metta un po' per carburare, non perde tempo a mostrarci la causa scatenante di tutto; il dottor Luther Swann, a seguito di un problema non meglio identificato, viene inviato in un laboratorio del circolo polare artico dove sembra sia successo qualcosa di strano.
Luther chiama così il suo migliore amico Michael Fayne e insieme scoprono che nel laboratorio è in lavorazione un nuovo e potenzialmente sconosciuto agente patogeno da cui vengono infettati in maniera abbastanza randomica. I due protagonisti, tornati in città, decidono di farsi controllare per vedere se è tutto ok e vengono messi da subito in quarantena.Dopo vari test i due vengono rilasciati come se nulla fosse successo, nonostante lo stesso Luther nutra più di qualche qualche dubbio. Seppur tutto questo avvenga nei primi minuti dell'episodio, la serie lascia a desiderare per la poca cura riposta nell'incipit e la caratterizzazione dei personaggi.Nonostante infatti il potenziale rischio di scatenare un'epidemia globale in grado di far estinguere metà del genere umano (a essere buoni), tutti i personaggi reagiscono come se nulla fosse successo.
La stessa moglie del protagonista, quasi come se vivesse in una realtà parallela, il giorno stesso del rilascio di suo marito decide di avere un rapporto sessuale con lui, nonostante quest'ultimo gli faccia presente (seppur con un tono vagamente ironico) che potrebbe essere ancora infetto.
L'intera storia spinge quindi lo spettatore a fare un grande sforzo riguardo la sospensione dell'incredulità per l'elevata sequenza di situazioni paradossali vissute dai protagonisti, soprattutto quando non entrano in gioco gli elementi fantastici.La serie entra nel vivo quando il migliore amico del protagonista - presentato oltretutto attraverso una serie di stereotipi - inizia ad accusare alcuni strani sintomi (tra cui ipersensi, inappetenza, voglia morbosa di sangue umano) che lo portano in seguito a macchiarsi di vari omicidi.
Il ritmo di questo primo episodio risulta altalenante anche per via di varie situazioni che mal si amalgamano tra loro.
La serie infatti, almeno per il momento, sembra non dare il giusto spazio a determinati eventi; dall'incipit frettoloso alla componente vagamente crime di alcune situazioni, tutto sembra gestito in maniera davvero poco armonica.
Le scene in cui vediamo una giornalista indagare sui brutali omicidi a opera di fantomatici "vampiri killer" risultano prive, almeno per ora, di un risvolto consistente a livello di trama.
Oltretutto la scarsa cura riposta nei dettagli riesce a dar vita ad alcune situazioni abbastanza surreali, come nel caso in cui la reporter d'assalto si intrufola in luoghi per lei inaccessibili in maniera troppo facile.
Vampiri rivoluzionari
Sorvolando su tutti questi aspetti negativi, rimane però il problema principale, cioè la mancanza quasi totale di pathos. Il vampiro sembra trattato alla stregua di un mostro qualunque, senza puntare quindi su aspetti caratteristici o innovativi. La sensazione generale è quella di trovarsi davanti a una copia sbiadita de L'alba del pianeta delle scimmie unita a Resident Evil, in cui si prefigura una vera e propria lotta di classe tra esseri umani evoluti (i vampiri) e tutto il resto dell'umanità.Andando avanti nella trama, alcune scelte effettuate dal protagonista risultano ancora una volta prive di logica, tra cui la volontà di aiutare Michael a coprire le tracce di un omicidio salvo poi andare il giorno dopo dalla polizia a rivelare tutto.Anche la stessa parte finale dell'episodio, in cui Luther si ritrova a compiere un gesto estremo, appare in realtà esageratamente sottotono; in sostanza, qualunque cosa avvenga nella serie (anche la più drammatica) non riesce a risultare realmente d'impatto.
Purtroppo da un punto di vista esclusivamente tecnico la serie presenta altrettanti problemi; anche lo spettatore più disattento potrà infatti notare dei cambi repentini riguardo la fotografia - in cui compaiono alcune scene ambientate nella stessa location con un look visivo diverso dalle precedenti inquadrature - o raccordi tra la varie sequenze non sempre gestiti in modo ottimale.
Oltretutto il sangue spesso non viene mostrato nonostante alcune uccisioni molto violente, sintomo ancora una volta della poca cura riposta nella messa in scena di questo primo episodio.
V Wars, la serie tv tratta dall'omonimo fumetto di Jonathan Maberry, non è sicuramente partita con il piede giusto. Quasi tutto, almeno per quanto visto fino a qui, sembra infatti non funzionare. L'unica speranza è quella di veder la serie fare una repentina inversione di marcia, usando la pandemia globale per presentare nuovi personaggi e salvare in extremis un prodotto che, se il buongiorno si vede dal mattino, dovrà impegnarsi non poco per convincerci.