Vedere l'intro targata Marvel Studios all'inizio di WandaVision, preceduta dall'ormai iconico stacco musicale e dall'intramontabile logo della Casa delle Idee, è liberatorio per vari motivi. Perché veniamo da un 2020 doloroso, orfano di vita e di passioni, un'annata trascorsa (per la prima volta dalla bellezza di tredici anni) anche senza Marvel Cinematic Universe. E poi perché ci ricorda che sta per iniziare l'attesissima Fase 4, nella quale convergeranno le sfide di una nuova era per il MCU: connettere il cinematic universe non soltanto da una pellicola all'altra, ma anche nel sostrato di Serie TV che popoleranno il catalogo di Originals su Disney+.
Tutto ciò avrà come apripista una delle produzioni più dirompenti e particolari dell'intero roster creativo della fucina di casa Marvel. Perché WandaVision non è soltanto il primo show televisivo nato sotto l'egida produttiva di Kevin Feige, ma è anche la prima sitcom collocata nell'universo degli Avengers, ed è incentrata su due personaggi che finalmente possono esprimersi al loro meglio.
Abbiamo visto in anteprima le prime 3 puntate della serie con Elizabeth Olsen e Paul Bettany, che tornano nei panni di Wanda Maximoff e Visione, e ad embargo scaduto possiamo finalmente raccontarvi le nostre impressioni preliminari sul prodotto, in uscita su Disney+ a partire dal 15 gennaio con un appuntamento settimanale. Una "visione" appunto che, lo diciamo subito, ci ha sorpresi in positivo, ma che sembra avere ancora tantissimo da dire.
Una "normale" coppia americana
Non è un caso che Kevin Feige abbia definito WandaVision una vera e propria scommessa: già le premesse dello show, daltronde, lasciavano intravedere un prodotto fuori dagli schemi, sperimentale tanto nella forma quanto nella sostanza, ma anche audace e peculiare nel suo sviluppo. Pare abbastanza assodato che la storia di WandaVision si collochi, cronologicamente parlando, almeno dopo gli eventi di Avengers Endgame, che ci aveva lasciato con un futuro piuttosto incerto per la tormentata Scarlet Witch: privata del suo amato Visione, brutalmente ucciso da Thanos durante gli eventi di Infinity War, la strega sokoviana vedeva davanti a sé la prospettiva di una vita nuova, ma senza il suo prezioso compagno al suo fianco.
Sul futuro di Wanda e Visione, e su un eventuale ritorno dell'androide sintetico, non aspettatevi risposte chiare sin da subito. Perché la prima cosa da dire sulla struttura narrativa di WandaVision è che niente è davvero come sembra. La serie ci catapulta in una realtà apparentemente alternativa e idilliaca, messa in scena per l'appunto come se ci trovassimo all'interno di una sitcom americana degli anni Cinquanta, con tanto di sigla e spot commerciali stracolmi di simpatici easter egg a tema Marvel.
Wanda e Visione sono una coppia di novelli sposi alle prese con le difficoltà quotidiane di una "normale" famiglia americana: il lavoro, la casa, il vicinato, il rapporto con la comunità e la salvaguardia delle apparenze. Il problema è che di apparenze da mantenere, per i due protagonisti, ce ne sono parecchie: la Maximoff e suo marito devono infatti nascondere la loro vera natura ai loro conoscenti, dando vita a simpatici siparietti in cui cercano di utilizzare i loro ben noti superpoteri senza farsi scoprire da chi gli sta intorno.
Ma, per l'appunto, c'è un ulteriore mistero dietro tutto questo. Un altro strato di segreti e verità nascoste, perché è la stessa Scarlet Witch ad accorgersi in più di un'occasione che qualcosa non va. Che non tutto è proprio come dovrebbe essere. Perché, ad esempio, né lei né Visione ricordano nitidamente alcuni eventi chiave del loro passato? Perché Wanda sembra, in apparenza, capace di controllare appieno la realtà in cui vive? La risposta è nella sottotrama orizzontale che prende corpo sin dal finale del primo episodio, e che ci accompagna anche nei successivi, prendendo piano piano (almeno stando a ciò che abbiamo visto nelle prime tre puntate) sempre più spazio, trasformando costantemente i toni e le atmosfere del prodotto.
Un omaggio alla sitcom
Da un punto di vista della sostanza narrativa, insomma, WandaVision è uno show imprevedibile, cangiante, con tante incognite impossibili da sviscerare dopo soli 3 episodi. Ma c'è tanto da dire anche sulla sua impostazione formale, e sul linguaggio che gli autori hanno scelto per raccontare questa piccola rivoluzione in salsa Marvel.
Non parliamo, infatti, di una "sola" sitcom. Ma di un'operazione che raccoglie l'essenza di tutto un genere e della sua evoluzione negli anni. In sostanza, insomma, WandaVision è una celebrazione della storia e dello sviluppo della comedy americana dalle sue origini ai (si presume) giorni nostri. Parte, nei suoi primi due episodi, nello stile degli show comici televisivi degli anni Cinquanta, con visuale in bianco e nero e proposta (ovviamente) nel formato classico del 4:3, con tanto di pubblico in sala - e fuori campo - a simulare le iconiche risate e i consueti applausi che hanno definito i canoni sonori della sitcom d'oltreoceano. Poi lo show si evolve, letteralmente, e lo fa con stratagemmi del tutto diegetici e coerenti con la narrazione. La cornice stilistica del prodotto cambia, arrivano i colori e i cromatismi accesi tipici delle commedie televisive degli anni Settanta. Se dunque possiamo immaginare, anche per le puntate successive, un avvicinamento progressivo agli archetipi della comedy fino ai giorni nostri, allora è opportuno sottolineare uno dei tanti valori di WandaVision: un racconto che ripercorre con spirito filologico l'evoluzione e la trasformazione di un intero genere televisivo.
Oltre l'idea di base, in ogni caso, è anche la sceneggiatura a convincere. La serie propone una scrittura sagace, divertente, piacevole. In WandaVision si ride, e pure di gusto: merito di una penna del calibro di Jac Schaeffer (già scrittrice di Captain Marvel e Black Widow) che non bada tanto all'originalità, ma all'efficacia delle battute e dei tempi comici. Ciascun episodio contamina, con efficacia, diversi stereotipi di genere (il malinteso, l'inganno, l'imbarazzo, la satira, la cena di lavoro, il rapporto col capo, i salottini tra donne) con l'immaginario Marvel e con la necessità della famiglia "Vision" di nascondere i propri poteri alla comunità - talvolta, anzi sempre, con tentativi piuttosto goffi e grotteschi.
La comedy ai tempi dei supereroi
C'è insomma tanto divertimento e idee di scrittura interessanti che trovano un plusvalore nell'impalcatura scenica e registica del prodotto, mai banale e in diversi frangenti persino brillante. In tal senso la regia di Matt Shakman (un nome che ha messo la firma su vari episodi di Mad Men, Dr. House e Il Trono di Spade) non delude e sorprende con trovate visive interessanti, inquadrature mai banali e un'oculata attenzione ai dettagli estetici. A supporto dei guizzi registici interviene anche un montaggio frizzante, dinamico e appassionante, perfettamente allineato ai tempi comici del racconto.
Per inquadrare al meglio questo spunto critico è opportuno raccontarvi una breve scena del terzo episodio, del quale non vi riveleremo alcun dettaglio spoiler: nella sequenza in questione vediamo Wanda alle prese con una situazione spinosa, deve cioè nascondere alla sua amica Monica Rambeau (Teyonah Parris) un vistoso dettaglio fisico che la riguarda. Mentre Monica si agita, sbraccia e inveisce percorrendo la casa in lungo e in largo, Wanda fa di tutto per non far scoprire alla ragazza lo stato in cui si trova, e la situazione si complica quando iniziano a manifestarsi eventi ancor più strambi, che provocano la comparsa di elementi che in quel contesto non dovrebbero assolutamente esserci.
È un momento che dura pochi minuti, e che culmina in un "lieto fine" abbastanza folle, ma che viene messo in scena con arguzia, tagli veloci, un montaggio frenetico ma pulito, che diverte con gusto e inquadra (in larga parte) la qualità e la leggerezza di questo prodotto.
WandaVision è quindi uno show (stando ad un parere sempre preliminare) scritto brillantemente, diretto con efficacia e, ovviamente, recitato con maestria. Su tutte le ottime performance dei pochi - ma essenziali - personaggi svetta il talento superiore dei due protagonisti. Elizabeth Olsen e Paul Bettany sono, in una parola, eccezionali: si divertono e fanno divertire, dando vita ad un'intesa preziosa e avvertibile.
I toni stravaganti e scherzosi della produzione hanno permesso agli interpreti di Wanda e Visione di staccarsi dal velo serioso e drammatico dei loro personaggi, esaltando tutta la loro espressività e presenza scenica per esprimersi al meglio e fuori dagli schemi: straordinari gli sguardi magnetici della Olsen, che da soli inquadrano alcuni momenti topici per il suo personaggio, eleganti e raffinati i modi di Bettany, che porta in scena un Visione del tutto inedito, tanto esilarante quanto sopraffino nell'incarnare una rara classe teatrale.
In chiusura della nostra analisi preliminare c'è da parlare dell'unico vero limite di WandaVision, rappresentato dalle incognite e dalle prospettive della sua narrazione. Ci sarà da valutare, in sostanza, se una cornice stilistica così travolgente si manterrà efficace per tutti i 9 episodi dello show, distribuiti con cadenza settimanale; si dovrà osservare quando (e quanto) la trama "reale" e orizzontale del prodotto prenderà il sopravvento, e in che modo WandaVision si trasformerà da una sitcom stravagante ad un cinecomic puro e denso di azione (come ha anticipato Paul Bettany). Si dovrà, insomma, analizzare nel profondo la natura camaleontica di questo progetto, che nella sua fase iniziale è semplicemente delizioso, geniale e a suo modo rivoluzionario. Senza troppa paura di sbilanciarci, e sempre stando alle premesse della vigilia, un approccio creativo così dirompente non si vedeva dai tempi del primo Guardiani della Galassia.
Stando alle nostre prime impressioni, derivate dalla visione di 3 episodi su 9 totali, la Fase 4 del MCU inizia al suo meglio. Con un prodotto come WandaVision, dirompente e sperimentale sotto ogni aspetto possibile. Una celebrazione divertente e divertita della sitcom americana e della sua evoluzione, nel cui sottotesto prendono vita i misteri di un cinecomic più classico, la cui esplosione nel season finale potrebbe compromettere (sia in positivo, sia in negativo) la valutazione finale del prodotto. Intanto, dal 15 gennaio, su Disney+ arriva uno dei progetti più peculiari di sempre per i Marvel Studios: l'inizio di una nuova era per il Marvel Cinematic Universe e, forse, per un certo modo di concepire l'intrattenimento.