Non si può dire certamente che la prima stagione di War of The Worlds abbia centrato il bersaglio alla perfezione, nonostante l'idea alla base fosse e sia tuttora ben più che valida. Come gli stessi protagonisti di War of the Worlds ci hanno raccontato nella nostra intervista, il concept è quello di reinterpretare uno dei pilastri fondamentali della fantascienza - per l'appunto La Guerra dei Mondi di Wells - in una chiave molto più esistenzialista.
C'è un'invasione aliena, c'è un tentativo di sterminio della razza umana, eppure a dominare le scene sono diversi gruppi di protagonisti, con le loro disavventure e i loro rapporti. È una trovata sensata, poiché chiaramente l'evoluzione del genere fantascientifico si è spesso e volentieri diretta verso altri lidi; un tema poi mescolato con una discreta trama orizzontale che fa il suo dovere, anche se forse troppo derivativa - ad esempio molti colpi di scena e persino il loro preciso piazzamento sono ripresi da Falling Skies.
World of The Worlds però funzionava pur senza mai brillare, frenata solo da un ritmo estremamente incostante, un po' di ripetitività e qualche sottotrama quasi da dramma familiare piuttosto fuori luogo. E la seconda stagione, che ha debuttato su Disney+ lo scorso 6 ottobre, sembra voler far piazza pulita di tutte queste problematiche.
Segnali di resistenza
La serie riprende il filo della narrazione direttamente dove l'aveva interrotta: Emily (Daisy Edgar-Jones) sale su una delle navi aliene, spinta dal misterioso legame che fin dall'inizio dell'invasione la lega a loro. Mentre la nave prende il largo, al suo interno la giovane ragazza farà delle scoperte disturbanti sugli invasori - che rassomigliano gli umani in tutto e per tutto - e su sé stessa e il suo strano tatuaggio. Nel frattempo passano 6 mesi e i sopravvissuti inglesi guidati da Zoe (Pearl Chanda) e Bill (Gabriel Byrne) stanno finalmente finendo di preparare un attacco coordinato con altri gruppi alle navi rimanenti, per dare la scossa all'umanità e iniziare un vero e proprio movimento di resistenza.

Infine, in Francia, la scienziata Catherine (Lea Drucker) e il suo team continuano le loro ricerche sull'origine degli alieni in quella che continua ad apparire il dolente tallone d'Achille di War of The Worlds, una storyline molto scialba ma che forse riserverà qualche sorpresa. Paradossalmente è il paragone tra gli eventi in Francia e gli altri scenari a segnare il distacco più netto tra la prima e la seconda stagione di questa serie, poiché mentre le vicende francesi ripropongono una certa indolenza e apatia - momenti finali della puntata a parte - nel loro incedere, il resto sorprende.
Prime impressioni
Scorre tutto con molta più naturalezza, il ritmo è più alto e stabile, i dialoghi portano su schermo problemi e questioni morali molto più profondi e soddisfacenti; insomma, il miglioramento è tangibile e generalizzato. Sicuramente ha giocato un ruolo fondamentale il non dover più introdurre elementi, come la stessa invasione aliena o il ruolo e la caratterizzazione dei personaggi. Ma non tutto può essere spiegato tramite questa banale considerazione, in quanto War of The Worlds - almeno nella premiere - sembra aver capito precisamente dove la prima stagione peccava ed è partita decisa nel tentativo di risolvere i problemi.

Il risultato è un prodotto libero da alcune incombenze, non più perseguitato da sottotrame forzate o allungate all'infinito, capace di ridare davvero quella sensazione disperazione e stanchezza derivante da una situazione così al limite, anche con scene molto cupe dall'ottimo impatto. Probabilmente l'insieme delle varie componenti avrà ancora un retrogusto di dejavù e sono già presenti certe avvisaglie di ciò, ma War of The Worlds sta indubbiamente compiendo passi da gigante verso una propria identità.