The Walking Dead 8x09: la recensione dell'episodio

La serie zombie torna dopo la pausa natalizia con quello che vorrebbe essere un episodio-evento, ma i problemi rimangono gli stessi.

The Walking Dead 8x09: la recensione dell'episodio
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Per la seconda metà della sua ottava stagione, in onda dopo la consueta interruzione di un paio di mesi, The Walking Dead punta su un evento a prova di spoiler, suggerito dal finale midseason e poi confermato dai diretti interessati: Carl Grimes, il primogenito di Rick, non farà più parte del gruppo di sopravvissuti, causa morso di zombie. Un'evoluzione che molti spettatori aspettavano da diverso tempo, in parte per motivi personali (il personaggio non è mai stato particolarmente amato, soprattutto nelle stagioni più recenti), in parte per questioni di logica narrativa: dall'inizio dell'apocalisse dei morti viventi a oggi sono passati circa venti mesi nel mondo della serie, mentre Chandler Riggs, che durante le riprese del primo ciclo di episodi aveva dieci anni, oggi ne ha diciotto. Era quindi inevitabile che prima o poi lui fosse destinato a lasciare la serie, e la premiere invernale ha il pregio di non prenderci in giro al riguardo: il cliffhanger di dicembre non era una finta, e Carl non tornerà - salvo eventuali flashback o allucinazioni - come già accaduto con altri personaggi passati a miglior vita. Resta da vedere se, come con la morte di Shane o Lori, questo avrà un impatto narrativo di peso per quanto concerne l'evoluzione di Rick, divenuto ormai uno degli elementi più deboli dello show. Per ora possiamo solo constatare che i problemi della serie rimangono sostanzialmente invariati, anche per la scelta di dedicare un episodio-evento, dalla durata inspiegabilmente estesa, a un'uscita di scena che pochi rimpiangeranno.

Lunga agonia

Il destino di Carl è solo una parte dell'intreccio di Honor, che mostra anche le conseguenze del bombardamento di Alexandria e, soprattutto, l'operazione di salvataggio messa in atto da Morgan e Carol per ritrovare Ezekiel. Ma il centro emotivo della puntata è appunto il decesso imminente e inevitabile del figlio di Rick, con cui gli autori giocano per generare empatia nello spettatore. Un'operazione di per sé comprensibile, trattandosi dell'addio di un personaggio e un attore che ha fatto parte del mondo della serie sin dall'inizio, ma resa piuttosto ardua dal fatto che ogni coinvolgimento emotivo sarà legato a quanto Carl stesse simpatico al pubblico.
Considerando che non pochi spettatori e appassionati hanno sperato a lungo che il ragazzo se ne andasse in un modo o nell'altro, l'operazione risulta manipolatrice, priva della sincerità che aveva accompagnato le dipartite di Dale, Andrea o Lori, per citare solo alcune delle vette emotive dello show quando era all'apice. È lodevole il fatto che a ucciderlo sia stato un incidente anziché la mazza da baseball di Negan, che ha fatto danni narrativi a suo tempo, ma in fin dei conti un addio strappalacrime, per giunta con minuti in più, non era l'opzione migliore per salutare Riggs. È però anche vero che, così facendo, i sette episodi rimanenti della stagione potranno focalizzarsi su una trama orizzontale in cerca di una chiusura degna, senza farsi distrarre da un'agonia protratta che sarebbe servita solo ad aggiungere dosi artificiali di pathos.