1899 Recensione: gli autori di Dark conquistano ancora Netflix

I fan di Dark non devono temere. 1899 sbarca su Netflix con un concept forte e mesmerizzante. Una commistione di generi riuscita.

1899 Recensione: gli autori di Dark conquistano ancora Netflix
Articolo a cura di

Lo avevamo preventivato nel nostro first look di 1899. La nuova serie dagli autori di Dark aveva tutte le carte in regola per imporsi come successore spirituale della prima creazione di Jantje Friese e Baran bo Odar per il colosso di Reed Hastings. Dopo aver visto tutti gli episodi di 1899 su Netflix possiamo tranquillamente affermare che ci troviamo di fronte ad uno show riuscito che riesce a fondere al suo interno una sequela di generi diversi.

Chi, insomma, credeva di trovarsi di fronte solamente la misteriosa storia di una nave fantasma alla deriva nell'Oceano Atlantico ci metterà ben poco a ricredersi perché, come la matrioska che è la mente umana stessa, le vicende dei passeggeri della Kerberos si intrecciano tra loro in una spirale e sono contenute all'interno di un disegno ben più grande, ben orchestrato dagli showrunner, al netto di qualche sacrificio sul piano narrativo, soprattutto nell'ultimo atto di quest'avventura che, speriamo, possa darci le risposte che mancano nelle eventuali stagioni successive. Ma andiamo con ordine, cercando di evitare il più possibile qualsiasi spoiler, pur dovendo analizzare per forza di cose il quadro generale e tutte le implicazioni a livello di critica.

Kerberos, 1899

I passeggeri del piroscafo Kerberos sono in viaggio dall'Europa agli Stati Uniti e ognuno ha un motivo per lasciarsi alle spalle la propria vita. La crociera sull'Atlantico prosegue senza apparenti intoppi, ma l'atmosfera che si respira nasconde già una sfumatura perturbante che accompagna la traversata e che esula dalle condizioni e motivazioni dei singoli.La situazione si complica nel momento in cui la Kerberos fa rotta verso la Prometheus, una nave della stessa compagnia, dispersa quattro mesi prima. Fin dall'inizio conosciamo Maura Franklin (Emily Beecham), una donna dal passato misterioso e traumatico, vera protagonista di una vicenda che ben presto metterà alla prova i confini del reale.

La nave che la Kerberos incrocia seguendo le coordinate trasmesse in continuazione al telegrafo di bordo è a tutti gli effetti una nave fantasma. Non c'è traccia di vita a bordo, o almeno così credono il capitano Eyk (Andreas Pietschmann) e la squadra che perlustra i lugubri ponti del piroscafo disperso. Una volta tornati a bordo della Kerberos iniziano a verificarsi strani fenomeni e Maura sarà tra coloro che dovranno scoprire l'origine di questi misteri e riuscire allo stesso tempo a raggiungere la terra delle opportunità. Ma questo non è che l'inizio, perché le sorprese di 1899 sono tante e spetta a voi scoprirle di persona durante la visione degli otto episodi che compongono questa stagione.

L'esperimento televisivo degli autori di Dark

1899 fornisce parecchi indizi già dal prologo, a specificare che ciò a cui stiamo assistendo non è che una parte della realtà presentata a schermo. E pur non volendo eccedere in anticipazioni, sono proprio le parole iniziali di Maura a chiarire fin da subito quanto la narrazione di Jantje Friese e Baran bo Odar parta proprio dalla sconfinata difficoltà di comprendere la mente umana, capace di per sé di contenere tutto ciò che ci circonda.

Il discorso viene man mano approfondito, anche se mai pienamente elaborato nel corso delle puntate, soprattutto in quelle finali, ed è la percezione stessa della realtà ad essere chiamata in causa, con riferimenti emblematici al mito della caverna di Platone e alla distanza tra ciò che viene percepito e ciò che effettivamente è reale. L'elaborazione del lutto, il senso di colpa e l'autodeterminazione sono solo alcuni degli input tematici affrontati o accarezzati in 1899, insieme ad un simbolismo piuttosto spinto, e tutti contribuiscono al costrutto della narrazione e alla soluzione dell'enigma. Il viaggio dei passeggeri della Kerberos echeggia di alcuni degli stilemi del miglior Westworld, ma allo stesso tempo prende le distanze dal chiaro concetto espresso dalla prima stagione della serie di Nolan e Joy, attingendo a piene mani dallo stile e dalla convoluta struttura di Dark, farcendo 1899 di elementi steampunk e di un'intricata matassa di spazi e linee narrative che spiazzano lo spettatore e aprono di volta in volta nuove prospettive su una realtà che si delinea sempre più sfaccettata.

Il tutto senza quasi mai perdere di vista i propri personaggi, se non nell'atto finale, nel quale avremmo forse necessitato di una chiosa più definita sui comprimari. Sebbene da un lato la vicenda di Maura riesca a raggiungere il climax sperato (e anche previsto, nel peggiore dei casi) rilanciando la narrazione verso nuovi lidi, sono molte le storyline che rimangono in sospeso insieme alle domande che non hanno ottenuto risposta, sebbene i sottotesti siano molteplici e forieri di diverse teorie.

Perché proprio la varietà del casting e dei personaggi, castrata dall'adattamento italiano che appiana le differenze di idioma e le incomprensioni alle quali di volta in volta assistiamo nel corso degli episodi, è uno dei punti forti di 1899, che tratteggia un'umanità varia approfondendo i caratteri secondari con perizia (non perdete la nostra guida sui personaggi di 1899). Sul fronte attoriale, la nuova serie Netflix dagli autori di Dark regala delle performance convincenti coadiuvate dalla mano esperta di Baran bo Odar alla regia, che ci regala una messinscena ispirata foraggiata dagli ottimi effetti speciali. 1899, nella sua struttura sfaccettata e a tratti idiosincratica rappresenta forse l'esperimento televisivo definitivo del duo tedesco che ha dato i natali a Dark. Una serie che farà sicuramente molto parlare di sé e che vale la pena non solo guardare ma anche approfondire.

1899 - Stagione 1 Al netto di qualche lacuna narrativa relativa al destino dei comprimari e di un intreccio criptico e convoluto che volutamente non mostra tutte le carte in tavola, e che forse non convincerà appieno gli spettatori occasionali, la nuova serie Netflix dagli autori di Dark ci regala un esperimento televisivo in piena regola elaborando e fondendo generi diversi, con una buona introspezione dei personaggi e una messinscena sorprendente ed elaborata. Uno show da non perdere.

7.8