1983: recensione della prima serie polacca di Netflix

Una nazione controllata da un regime totalitario pronta a ribellarsi e a svelare le menzogne cui ha dovuto credere per vent'anni. Ed è solo l'inizio

1983: recensione della prima serie polacca di Netflix
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"Il Partito fissa gli obiettivi e la legge permette di realizzarli. La società ha bisogno di entrambi, la legge e il Partito". parole di propaganda, di indottrinamento universitario che risuonano incredibilmente efficaci se pronunciate nell'ucronia di 1983, la prima produzione originale Netflix proveniente dalla Polonia. Senza la legge o specialmente il Partito, il popolo si perderebbe nel caos e nella criminalità, minaccia lo slogan. D'altronde in questa fittizia Polonia si vive proprio così, comportandosi secondo il modello che il Partito ha forgiato per il suo popolo, uno standard che, in nome di una vita sicura, non tollera alcun bene di consumo ritenuto pericoloso. Fin dove, però, si è disposti a sacrificare la propria individualità per questo? È soltanto una delle innumerevoli domande che 1983 decide di affrontare attraverso le vicende dei suoi tre protagonisti, proponendosi come una serie particolarmente ambiziosa sia sul versante narrativo che estetico.

Il vento dell'est...

Come abbiamo spiegato meglio nel nostro first look, 1983 è un'ucronia che parte da un semplice presupposto: il Comunismo in Europa non è mai caduto e la Polonia non è mai stata liberata, finendo così a diventare uno stato totalitario. A vent'anni da alcuni attacchi terroristici che hanno rischiato di lacerare il Paese, tre personaggi si incrociano: Kajetan (Maciej Musial), uno studente di legge pienamente indottrinato e fiducioso nel sistema; Anatol (Robert Wieckiewicz), un ispettore disilluso che sta indagando su un caso in cui è coinvolta la Resistenza; e Ofelia (Michalina Olszanska), leader proprio dell'opposizione impegnata a scatenare una nuova rivoluzione, anche violenta e sanguinosa.

La Brigata della Luce

È un'ambizione senza limiti che guida 1983: è incredibile pensare che tutte le nozioni che lo spettatore assorbe in queste otto puntate siano meramente un'introduzione, dei primi passi in un mondo stratificato e complesso. La Polonia in cui le vicende si svolgono non è un posto isolato, ma un crocevia cruciale nella lotta tra Est e Ovest, caratteristica che trasuda da ogni dettaglio, dai poster affissi nell'università fino ai controlli continui per le strade. L'ambientazione è dettagliata e realistica, e riesce a creare un'atmosfera austera e soffocante, carica di paura per lo strapotere del regime ma anche di una sottile voglia di rivalsa per riconquistare la propria libertà. Più in generale si tratta di un ambiente vivo, ricco e per certi versi stimolante (basti pensare ad un quartiere esotico come Little Saigon, nato dallo strettissimo rapporto tra la Polonia e il Vietnam). È un setting meraviglioso, una cornice perfetta per la vicenda di crescita personale di Kajetan, le cui certezze sull'operato del Partito vengono man mano spazzate via mentre vengono alla luce i misteri sugli eventi del 1983, l'anno degli attentati. Un'indagine che si rivela un continuo scavare sempre più a fondo nel marcio di questo sistema, negli atti indicibili che gli uomini al potere, considerati quasi al pari di divinità, hanno compiuto per "amore della patria".

E qui si inserisce Ophelia, la leader della Brigata della Luce. Ophelia è, senza timore di un'esagerazione, uno dei migliori personaggi degli ultimi tempi nel panorama seriale. Fredda, calcolatrice e capace di qualunque cosa pur di raggiungere i suoi obiettivi, riesce tuttavia a non perdere la sua anima grazie alla passione che la alimenta e al sincero affetto che prova verso pochissime persone. Due vicende personali che si incroceranno in un crime drama gestito sapientemente, evocativo nei suoi misteri e negli interrogativi che solleva e appassionante nell'aprire numerosi scenari per un'ipotetica seconda stagione, pur mantenendosi coerente.

Le forze delle tenebre

C'è un'altra storyline in 1983: una faida interna al Partito tra il generale Swietobór (Miroslaw Zbrojewicz) e il ministro dell'economia, nonché figura centrale del regime, Wladyslaw Lis (Andrzej Chyra), un gioco di inganno fatto di complessi intrecci politici che ricordano il miglior House Of Cards. Qui, purtroppo, iniziano le mancanze, poiché sicuramente questo scontro silenzioso dona varietà alla narrazione e uno sguardo più ampio allo sfaccettato universo ucronico, ma per quasi l'intera stagione si dimostra povero di consistenza, limitandosi a momenti in cui sovraccarica lo spettatore con questioni di spionaggio e controspionaggio internazionale senza dare gli strumenti per comprendere gli eventi. Solo nelle ultime due puntate queste sezioni riescono a risollevarsi e ad acquistare un po' di chiarezza, mostrando una lotta sfrenata per il potere che avrà delle conseguenze determinanti in un possibile - e da noi auspicato - prosieguo.
Ma il vero difetto della serie è Anatol. Il detective della Milizia è un personaggio scialbo, stereotipato fino al midollo e privo di scopo o qualsivoglia motivazione per le sue azioni. Non ha simpatia per il Partito, quindi a volte spinge a volte per aiutare la Resistenza; altre volte si mostra insofferente per i metodi adottati da Ofelia e decide di darle la caccia, rifiutando il supporto della Milizia. Incomprensibile, Anatol è semplicemente scritto in maniera pessima e non ha ragioni né per aiutare il sistema né per supportare la Brigata: e allora il suo ruolo qual è? Assolutamente nessuno, peccato che sia uno dei protagonisti. Ed è questa la macchia rilevante e imperdonabile che impedisce a una serie per il resto quasi immacolata e pregevole come 1983 di essere la grandiosa sorpresa dell'anno.

1983 - Stagione 1 1983 è una serie con le idee chiare: sa cosa vuole, sa come farlo e in che toni mostrarlo. È un crogiolo di tematiche forti e interrogativi delicati, nonché un ottimo investigativo fatto di personaggi carismatici (Ophelia in primis) e un'ambientazione semplicemente straordinaria. Purtroppo, crolla nella scrittura frettolosa, superficiale e incoerente del terzo protagonista e in una trama di intrecci politici che acquista consistenza solo nelle puntate finali. Questa serie polacca rimane un esordio ben più che positivo e manda segnali incoraggianti per un'ipotetica seconda stagione, ma avrebbe potuto essere davvero qualcosa di grandioso.

7