A Discovery Of Witches: recensione della prima stagione della serie su Sky

Dopo aver guardato tutto d'un fiato il finale di stagione, siamo pronti a tirare le somme sulla nuova serie a tema vampiresco. Ecco il responso!

A Discovery Of Witches: recensione della prima stagione della serie su Sky
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Quando si parla vampiri, streghe e lupi mannari è sempre facile sfociare nel banale. Indubbiamente, però, i postumi dai Twilight e The Vampire Diaries vari hanno messo in moto un meccanismo complessivamente funzionante, che in molti hanno deciso di emulare, con risultati e fortune alterne. Seguendo questo schema di pensiero ben preciso ci siamo avvicinati con curiosità e tanto timore ad una delle nuove proposte della stagione televisiva di Sky Atlantic: A Discovery of Witches, serie TV ambientata proprio in un mondo in cui il sovrannaturale è una realtà per nulla sconosciuta.

Lo show prodotto dal colosso dell'intrattenimento multimediale è un adattamento della trilogia di romanzi "La Trilogia delle Anime di Deborah Harkness, di cui la prima stagione composta da otto episodi, eredita anche il nome. Dopo un primo sguardo su A Discovery of Witches complessivamente positivo di cui vi abbiamo già parlato nelle scorse settimane, siamo in parte costretti a ritornare sui nostri passi nel valutare la prima stagione dello show. Nonostante un ottimo avvio e uno stile di fondo tutto sommato esclusivo, essa non riesce a sfuggire del tutto dal già visto, a causa di una narrazione che finisce preda degli stereotipi in modo piuttosto evidente e improvviso.

Storie di streghe...

La trama che muove la narrazione è in realtà molto semplice ma allo stesso tempo sufficientemente affascinante e stratificata. Come già abbiamo avuto modo di dire, la protagonista della serie è Diana Bishop (Teresa Palmer), una storica di grande talento che per ragioni non del tutto casuali si ritroverà per le mani un misterioso manoscritto, destinato a cambiare la sua vita una volte per tutte. La bella Diana discende da una famiglia di streghe, una delle forze sovrannaturali più potenti, da cui però la stessa giovane sembra volersi distaccare con forza.

I poteri di Diana sono infatti sopiti, quasi inesistenti, e per questo motivo si sente sempre meno parte di un giogo antico e incredibilmente radicato, in cui il potere delle razze assume una rilevanza sempre più marcata. Contrariamente, o quasi, alla sua volontà, Diana si ritrova infatti coinvolta in una vera e propria guerra intestina all'interno della misteriosa Congregazione, una sorta di associazione segreta al cui metaforico tavolo del potere siedono gli esponenti di ognuna delle razze sovrannaturali, alla ricerca di un equilibrio sempre più sull'orlo di un decadimento inevitabile. E, chiaramente, l'ago della bilancia di tutto diventa proprio il misterioso manoscritto che la Bishop ha ritrovato, un manoscritto contenente il segreto della vita o per essere più precisi quello della morte. Esso contiene infatti la chiave per l'estinzione di tutte le creature sovrannaturali e per questo motivo diventa oggetto del desiderio del mondo "nascosto", per usare un termine caro ad un'altra produzione del genere. Tra i pretendenti spicca sicuramente Matthew De Clermont (Matthew Goode), un vampiro centenario che si avvicina alla donna proprio per poterle strappare i segreti che custodisce. In modo del tutto prevedibile. Tra i due scatta però una scintilla che, alla fine, percorre le strade di un amore proibito, impossibile, impensabile, con tutto ciò che ne consegue sull'economia generale della serie.

Il sacrificio della narrazione?

La storia d'amore tra i due protagonisti finisce inevitabilmente per diventare ingombrante nel computo generale, rubando praticamente quasi interamente la scena alle altre tematiche, in realtà anche interessanti, tirate in ballo della serie. In A Discovery of Witches, tramite l'espediente della Congregazione, si offre una visione straordinariamente moderna e "pacifica" di quella che è la lotta tra razze, dipinta qui in modo diplomatico.

Le battaglie, salvo rare eccezioni, si combattono più dietro le quinte che sul campo di battaglia. Uno scenario che, inevitabilmente, ospita sul proprio suolo tantissime forze in gioco. Ed è proprio qui che la serie probabilmente fallisce maggiormente, con l'introduzione di diversi personaggi dai trascorsi complessi che poi finiscono per venir messi da parte, a favore di una maggior attenzione sul rapporto d'amore tra Diana e Matthew.

Le molteplici sfaccettature di un mondo in cui gli equilibri, tenuti in piedi grazie agli sforzi di diverse generazioni, stanno per sgretolarsi a causa della paura e della voglia di prevalere sugli altri vengono trattati con sempre minor spazio, e ciò non nascondiamo che ci ha generato non poco dispiacere. I primi tre episodi visti in anteprima ci avevano in parte "illuso", poiché in essi si avvertiva una maggiore volontà di esplorare diversi orizzonti, cosa poi ma mano affievolitasi col passare degli episodi.

Fortunatamente, però, a salvare il tutto ci pensano una buona dose di colpi di scena e momenti in cui ciò che avviene sembra avere sempre (o quasi) tanto da dire per il futuro. Una sorta di continuo reminder di quanto, senza quella volontà di stringere i tempi per raccontare tutto e subito, la serie potrebbe dire sul piano della narrazione, focalizzandosi specialmente proprio sull'esplorazione della genesi e la costruzione di quei personaggi eccessivamente abbandonati a se stessi.

Un cast di tutto rispetto

Se la narrazione si lascia trasportare troppo facilmente negli stereotipi, la stessa cosa la si può affermare soltanto in parte sulla caratterizzazione dei personaggi e soprattutto dei loro interpreti. Se Teresa Palmer continua a non sembrarci esattamente la persona più adeguata ad intereptare la protagonista Diana Bishop, il resto del cast risulta a fuoco. In particolare, ci sentiamo di premiare l'interpretazione di Matthew Goode, che nei panni del vampiro bello e tenebroso De Clermont riesce a risultare uno dei volti più adatti per l'immaginario imbastito dagli sceneggiatori.

Anche i comprimari, come la bella e potente Ysabeau De Clermont (Lindsay Duncan), la madre di Matthew, o i "giovani" vampiri Miriam e Marcus risultano sempre precisi e convincenti nel loro ruolo, seppur complessivamente marginale. Di buon livello è anche l'interpretazione e la caratterazione di Sara Bishop (Alex Kingston) e Emily Mather (Valerie Pitford), le zie di Diana, che hanno cresciuto la giovane come se fosse la loro figlia a causa della prematura e misteriosa scomparsa dei genitori.

Se proprio dovessimo trovare un anello debole sarebbe legato agli antagonisti della storia. La strega Satu (Malin Busk), lo stregone Peter Knox (Owen Teale) e il quasi millenario vampiro Gerberto (Trevor Eve) non risultano mai veramente convincenti, per ragioni anche però legate al poco spazio trovato e ad un esplorazione delle motivazioni dietro alle loro azioni sempre soltanto abbozzata e mai veramente capace di scavare a fondo.

Bello da vedere

Sul piano più tecnico, A Discovery of Witches risulta un prodotto di tutto rispetto. La serie TV di Sky mostra i muscoli con una regia e una fotografia di buon livello, che riesce a sfruttare al meglio le ottime location principali (come la biblioteca di Oxford o il castello dei De Clairmont) in cui le vicende si snodano.

E, nonostante la pesantezza della storia d'amore tra Diana e Matthew sembri contaminare praticamente ogni episodio, questi si lasciano guardare con discreto piacere, a causa di un ritmo veloce, frizzante, in cui i momenti introspettivi e riflessivi vengono comunque alternati da una vena d'azione ben precisa e marcata. A questo si aggiunge la volontà di alleggerire alcune scene con un umorismo leggero, scelta che contribuisce alla composizione di un quadro complessivamente riuscito, con tutte le debolezze del caso di cui vi abbiamo già parlato.

A Discovery Of Witches - Stagione 1 A Discovery of Witches non ci ha soddisfatto del tutto. Un inizio promettente si è difatti scontrato con una realtà dei fatti diversa, in cui lo show non è riuscito a salvarsi dallo spettro dello stereotipo, finendo per lasciare troppo spazio alla storia d’amore tra i due protagonisti piuttosto che all’interessante contorno. Ne consegue uno show sì nel complesso originale e che cerca di distanziarsi dai suoi lontani cugini, ma che alla fine non riesce a dare quella ventata d’aria fresca al genere, compiendo così una missione che in certi momenti ci è sembrata alla portata. Nel complesso, comunque, rimane un ottimo show per tutti gli appassionati di questa sfera o per chi comunque è alla ricerca di un prodotto leggero e di una bella storia d’amore da vivere. Ma attenzione: la scena finale potrebbe segnare l’inizio della fine per i due felici innamorati. Sarà veramente così? Per scoprirlo dobbiamo attendere la seconda stagione...

6.5