Adrian: Recensione finale dell'indecifrabile serie di Celentano

Il finale di Adrian è il coronamento di una serie scadente, in un'alternanza tra momenti morti, trash assoluto e un preshow fallimentare.

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Chiunque, da un finale di serie, si aspetta a prescindere qualcosa di diverso, un cambiamento, un rimescolamento delle carte in tavola capace di portare delle novità. Persino Adrian non può sottrarsi a questo processo e, infatti, fin dal pre-show si era capito che non sarebbe stata una serata come le altre per la televisione italiana. Chiamarlo pre-show sembra già un'esagerazione, composto ieri sera da un duetto di Celentano con Marco Mengoni, qualche canzone di Natale e una storia in cui il Molleggiato doveva comprare un mazzo di carte.

All'apparenza poteva passare per un episodio sottotono di Adrian, tante parole banali, autocelebrative e fuori luogo, di uno svolgimento reale della trama neanche l'ombra. Nessuno di noi era però pronto per ciò che è accaduto dopo.

Attentati e popolo in rivolta

Nell'Italia distopica del 2068 la situazione sta rapidamente degenerando: il popolo è ormai convinto della bontà del messaggio di Darian e non ha più intenzione di subire passivamente l'operato di un governo corrotto e malvagio. E i tentativi via via più disperati di Dranghestein per convincere l'opinione pubblica del fatto che quell'anziano signore con la gobba sia un terrorista falliscono miseramente. La fiducia e la pazienza sono agli sgoccioli, anche all'interno del parlamento italiano molte persone si convertono, convinti della bontà e della correttezza della causa di Darian. Il Potere non può fare altro che continuare a creare scompiglio tra la folla, piazzando bombe in luoghi strategici e addossando la colpa ai rivoluzionari.

Come accennato in apertura, questa prima parte di puntata non è altro che un imponente autocelebrazione da parte di Celentano al suo alter ego animato, tediosa e soporifera, scandita da passaggi insensati ed evidenti tagli alle scene. Ecco, si può dire che qui crollano definitivamente le velleità della serie evento di assumere una dimensione politica, ma forse per questo esito potevano già bastare le discussioni sulle tubature della puntata precedente.

Qualcosa, contro ogni aspettativa, finalmente accade: una bomba viene piazzata in una scuola e Adrian muore nel tentativo di disinnescarla. Per il popolo è la classica goccia che fa traboccare il vaso e attacca direttamente Dranghestein il Dissanguatore, incitato da una furiosa Gilda che però viene catturata proprio dal leader di Mafia International. La mezz'ora di follia può iniziare. Il nostro eroe, con la sua iconica maschera volpina, riappare magicamente da un angolino della stanza nonostante il palazzo sia difeso da un esercito privato e salva dall'imminente stupro - immancabile - una Gilda sotto shock, poiché non aveva ancora compreso che La Volpe era in realtà il suo amato Adrian. D'altronde gli elementi per comprenderlo era davvero pochi: la voce è identica, i vestiti sono sempre gli stessi e la maschera era un suo regalo, quale essere umano può mai mettere insieme così pochi indizi?

I colpi del male

Ma lo scontro conclusivo cancella dolorosamente questi dubbi amletici. Adrian e Dranghestein combattono mentre un violento terremoto provocato dall'eruzione del Vesuvio scuote Napoli - nonché Milano. È piacevole che la vena soprannaturale della serie torni in forze nel finale, altrimenti risulterebbero difficili da spiegare i montaggi identici ripetuti numerose volte della violenta danza di calci e pugni che i due contendenti si scambiano, mente le immagini di un concerto di Pavarotti scorrono sullo sfondo e stimolanti frasi come "I tuoi colpi sono duri, perché sono i colpi del male" vengono pronunciate. Le ultime sequenze, come se tutta questa meraviglia non bastasse, non possono non essere la conseguenza di un trip allucinogeno: Dranghestein viene colpito da un fulmine e pietrificato sul colpo neanche avesse incontrato Medusa, Gilda e alcune sue amiche si trasformano in gigantesse e radono al suolo le moderne città italiane, ree di aver occultato la bellezza, e Adrian passeggia mentre dietro di sé palazzi crollano a caso. E la rivoluzione è infine completa.

Non ci è dato sapere il ruolo che ha avuto in questo moto di rivolta il popolo, che anzi in chiusura viene additato come uno dei pericoli più grandi da affrontare. Né sappiamo come materialmente il cambiamento sia avvenuto, a meno che non si voglia credere che davvero delle gigantesse siano apparse dal nulla e salvato il paese. È la prova più tangibile del fallimento di ciò che Adrian voleva rappresentare, delle istanze di cui voleva farsi carico, dei messaggi ambientalisti ed ecologici che voleva mandare sbandierati in ogni pre-show da Celentano. Il monito lanciato non è sbagliato e speriamo sinceramente che venga approfondito dalle autorità del mondo intero.

Però è l'unico aspetto realmente positivo attribuibile ad Adrian, che dimostra la sua qualità dozzinale ovunque, da una realizzazione tecnica scadente ad un narrativa incomprensibile per ritmi e tempistiche, da una sceneggiatura a tratti inclassificabile e piena di inconsistenze e buchi di trama alla stessa maniera mediocre con cui veicola un messaggio fondamentale. Considerando gli ingenti investimenti dietro al progetto, Adrian è e rimarrà senz'ombra di dubbio una delle pagine più buie - e maestosamente ricche di trash - della televisione italiana.

Adrian - La Serie Evento Adrian è purtroppo un fallimento, una delle pagine più buie della televisione italiana. Inconsistente in ogni suo aspetto, la serie evento è uno spreco immane di una quantità di tematiche fondamentali al giorno d'oggi, ma almeno quel nucleo è l'unica cosa positiva attribuibile al progetto di Celentano. Tutto il resto è una serie dozzinale, vetusta, priva di qualsivoglia profondità e ricca oltremodo di personaggi dozzinali, buchi di trama e dialoghi senza troppo senso.

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