After Life: recensione della nuova dark comedy Netflix di Ricky Gervais

Creata, scritta e diretta interamente dall'immenso genio di Ricky Gervais, After Life è un gioiello controverso, capace di emozionare e stupire

After Life: recensione della nuova dark comedy Netflix di Ricky Gervais
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È sempre un gran momento quando uno come Ricky Gervais decide di lavorare a una nuova serie, ed è lecito aspettarsi ogni volta alta qualità o comunque qualcosa di particolare. D'altronde stiamo parlando dello stesso della mente comica dietro titoli storici del panorama british come The Office (l'originale, a cui l'adattamento americano con Steve Carell deve tutto) ed Extras, oltre a essere uno degli stand-up comedian più famosi del panorama internazionale, brillante e unico nel suo stile (recuperate Humanity su Netflix); uno degli ultimi strenui difensori della comicità più cinica e dissacrante, vincitore di numerosi riconoscimenti, dai BAFTA a Emmy e Golden Globe. L'annuncio di After Life, la nuova dark comedy curata interamente da Gervais per Netflix, disponibile dall'8 marzo, non poteva quindi lasciare indifferenti. Rispetto alle precedenti creazioni, forse nella vicenda di Tony e della sua depressione non ritroviamo quello spiccato gusto per la sperimentazione, eppure c'è così tanta bellezza e semplicità da rimanere estasiati.

Un superpotere particolare

La serie ruota interamente intorno a Tony (interpretato dallo stesso Gervais), un uomo che ha vissuto un'esistenza perfetta fino alla tragica morte della moglie Lisa (Kerry Godliman). Il lutto l'ha mandato in frantumi: lavora in un piccolo giornale locale che nessuno legge, lo psicologo da cui si reca è totalmente disinteressato al suo bene preferendogli Twitter, il padre (David Bradley) affetto da Alzheimer riesce solo a tratti a ricordarsi di lui, e i continui tentativi da parte del cognato Matt (Tom Basden) di farlo stare meglio non fanno altro che acuire il dolore. Per Tony, la vita era sopportare tutta la schifezza del mondo e dell'umanità per poi tornare a casa da Lisa. Adesso lei non c'è più e il pensiero più ricorrente è il suicidio, evitato soltanto dalla presenza del cane di famiglia e dalla sua incapacità di aprire da solo le scatolette di cibo. L'unica cosa rimastagli da fare è vivere come un fantasma, dicendo e facendo semplicemente qualunque abominio gli passi per la testa, a suo dire un vero e proprio superpotere poiché tanto non importa chi viene ferito o quanto spiacevole una situazione possa diventare, c'è sempre la via d'uscita del suicidio. È facile riconoscere immediatamente la firma stilistica in particolar modo dell'ultimo Gervais, quello di Humanity, in un contesto del genere, il critico cinico, radicale e disgustato dall'essere umano. Tutto l'apparato umoristico di After Life si basa su questa fosca visione del mondo, con Tony che inveisce in modi assolutamente esilaranti contro chiunque gli capiti a tiro, da due adolescenti che tentano di rapinarlo fino al postino che ha osato tentare di dargli la posta davanti casa.

Non tutto ruota intorno a noi

Versante comico che funziona egregiamente: quel genio di Gervais riesce senza soluzione di continuità ad azzannare sempre nuovi aspetti del mondo moderno per poi ridurli in cenere, mostrandone la totale inconsistenza. Dai social alle relazioni, dalla beneficenza a figure di spicco della comicità contemporanea passando per un suo vecchio pallino come la religione e Dio, non viene risparmiato nulla. Ma l'aspetto meraviglioso di After Life non è soltanto il suo delizioso spirito comico, espressione probabilmente massima di alcune tematiche che il suo creatore ha sempre portato avanti, ma la lezione che vuole impartire e che si nasconde tra le pieghe di questa comicità. Perché la vita non può essere soltanto un abbandonarsi all'indifferenza e all'apatia per la perdita di una persona importante. Non ci si può semplicemente fermare alla presa di coscienza lucida di essere in lutto e di rinunciare a tutto il resto che si è costruito. Anche tra le pieghe del mondo cinico dipinto con maestria intorno a Tony, fatto di negligenza, falsità e superficialità, si scorge una di quelle morali universali che purtroppo si tende a dimenticare in fretta: non si tratta soltanto del nostro dolore, non tutto riguarda noi stessi, ma ogni persona che tiene a noi. Questo invito a creare un nostro piccolo angolo di paradiso in un mare impestato di sudiciume è un messaggio semplice e genuino, reso ancora più forte e penetrante dal fatto di non venir mai veicolato in modo stucchevole o forzato.

Eppur qualcosa scricchiola...

In ogni puntata After Life si apre a un momento delicato, struggente, naturale, quell'attimo in cui tutto il sarcasmo e la rabbia scivolano via, e puntualmente gioco di contrasti riesce ed emoziona, con dialoghi e sequenze che restano impressi nello spettatore. Se dunque riesce a ritrarre in maniera convincente e per nulla buonista il lutto, la nuova serie Netflix - nonostante l'altissima qualità - si porta dietro un difetto ormai classico per serie simili, ovvero l'inconsistenza dei personaggi secondari. In questo specifico caso, oltre ovviamente Tony e qualche piccola sorpresa, rimane un vuoto agrodolce, fastidioso ma preventivabile.

Ciò che invece può essere imputato interamente ad After Life è una generale messa in scena davvero obsoleta, d'altri tempi, con interi dialoghi mostrati tramite semplici inquadrature statiche ripetute per minuti interi, capaci in un caso particolare di disperdere persino parte del coinvolgimento emotivo. Da Gervais in versione regista con il suo stile sperimentale, dimostrato numerose volte in passato, ci si poteva e doveva aspettare ben altro. Rimane una serie caldamente consigliata, senza remore, per il suo maestoso e commovente messaggio, all'apparenza scontato, ma che a volte diventa una frase fatta priva di contenuto invece che una lezione fondamentale impartita dalla casualità della vita.

After Life - serie Il genio creativo di Ricky Gervais riesce ancora una volta a dare un'impronta ben precisa a una sua serie. After Life è una piccola summa dei suoi ultimi anni di attività come comico: la nuova dark comedy di Netlix porta, infatti, su schermo un umorismo cinico, crudele, dissacrante, che non ha paura di dimostrare quanto possano risultare asettici alcuni aspetti del mondo contemporaneo. Sotto questa patina, però, tra le pieghe di una dimensione sociale in decadenza e ricoperta di falsità, si nasconde una meravigliosa e commovente lezione universale, che a tratti si tende a dimenticare o sottovalutare. Una perla di questo 2019, senza alcun dubbio.

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