American Horror Stories Recensione: il deludente spin-off su Disney+

La serie antologica per eccellenza sperimenta una nuova formula episodica in uno spin-off arguto, ma fragile. Ecco le nostre considerazioni a riguardo.

American Horror Stories Recensione: il deludente spin-off su Disney+
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Mentre molti spettatori sono pronti a scoprire gli alieni in American Horror Story Double Feature, la produzione parallela di un ambizioso spin-off ha attratto l'attenzione di tantissimi curiosi. American Horror Stories era uno dei progetti più attesi su Star (e non perdetevi le uscite Disney+ di ottobre), con otto episodi pronti a conquistare il pubblico arricchendo l'universo narrativo della serie madre. L'obiettivo dichiarato sin dalle prime battute era semplice: sfruttare storie slegate fra loro, collegandole ad elementi narrativi e stilistici che gli autori ritengono ormai canonici per l'antologia.

Mettendo così in primo piano un mix di fan service per gli aficionados e di succulente curiosità per potenziali spettatori, lo show ideato da Ryan Murphy e Brad Falchuk ha cercato sin da subito di attrarre un pubblico il più vasto possibile. Oltre a puntare fortemente sulla propria estetica, infatti, American Horror Stories sperimenta la versione più ridotta del format principale: tutti gli episodi sono autoconclusivi (eccetto i primi due) e raccontano storie slegate tra loro in puntate da 40 minuti circa.

Qualunque fosse il piano di Murphy e soci, sorprende quanto l'operazione commerciale abbia soppiantato la narrazione senza mai riuscire nel proprio intento. Un'occasione ampiamente sprecata che merita decisamente un approfondimento.

Ristrutturare l'orrore americano

La sinossi ufficiale descrive American Horror Stories come "un'antologia di episodi indipendenti che racconta i miti e le leggende dell'orrore americano". Tuttavia, salvo esclusivi riferimenti a stagioni della serie ammiraglia e sporadiche citazioni, lo show riesce raramente a fornire una linea chiara allo spettatore circa le origini di questi racconti, come avevamo già accennato nelle nostre prime impressioni su American Horror Stories.

Ciononostante, la direzione creativa dei due autori di AHS permette a ciascun capitolo di fornire spunti interessanti, almeno dal punto di vista narrativo. Tra giochi autoreferenziali e sorprendenti banalità, il fil rouge che lega le diverse puntate è, per l'appunto, l'orrore americano. Quell'orrore che aveva riempito la mente e il cuore di milioni di spettatori si mostra ora riplasmato e ristrutturato sotto forma di appendice. Basta una manciata di episodi per constatare tutta la vacuità di storie che, oltre l'intrigante apparenza, sembrano solo scaraventate in un calderone di idee non abbastanza accattivanti da meritarsi uno spazio nella serie principale.

Lo stile patinato, kitsch e a tratti eccessivo che caratterizza le opere di Murphy cerca di tenere a galla l'opera con un'estetica sempre affascinante, facendo leva su una produzione importante come esige un autore del suo calibro. Al di là dei cameo di alcune celebrità (da Matt Bomer a Danny Trejo, passando per il ritorno di John Carroll Lynch) rimane presto ben poco a cui aggrapparsi e la sensazione è quella di cadere in un vortice ridondante di autoreferenzialità.

Una premessa non pienamente sviluppata

Riducendo all'osso le proprie dinamiche narrative, Murphy e Falchuk poggiano le basi di American Horror Stories su una struttura molto rigida: breve teaser di presentazione per contesto e personaggi, crescendo di tensione (con frequente accentuazione di tematiche sessuali o tabù), climax di violenza e orrore, finale ammiccante e in certi casi sospeso. Per penne esperte come quelle sopracitare, tutto dovrebbe lasciar presupporre a una direzione chiara e pregna di contenuto che, sfortunatamente, latita quasi in ogni occasione.

Gli autori scelti in fase di sceneggiatura non eguagliano certo le capacità di Murphy, e alternano dialoghi scadenti a sviluppi banali che rischiano fin troppo spesso di apparire forzati e macchiettistici. Emerge una costante carenza di dinamismo e, per quanto sia chiaro che non bisogna prendersi troppo sul serio di fronte a determinati eventi, la scelta di rimanere così piatti sulla costruzione apicale della tensione per poi dar poi sfogo all'assurdo non riesce a valorizzare nessuna idea.

Non c'è reale orrore, bensì un concentrato di elementi splatter che tentano di amplificare la suspense, senza successo. Non c'è aspettativa che tenga di fronte a certe banalità: il problema, come spesso capita, non è cosa narrare, ma come. La premessa interessante perde troppo facilmente mordente tra giochi di rimandi e scarsa attenzione: se American Horror Stories intende strizzare l'occhio ai fan di lungo corso, permettendo di apprezzare situazioni differenti negli stessi contesti della serie madre, c'è fin troppo poco materiale valido per reggere il confronto; se il focus è sugli elementi horror e mira ad un intrattenimento leggero, invece, c'è troppo di già visto per rimanere pienamente soddisfatti, e la resa è ben lontana dagli standard.

Cambiare rotta

Come ampiamente pronosticabile, dopo i primi episodi non sembra che in questo show ci sia un reale intento oltre quello commerciale. Nonostante sia già stata annunciata una seconda stagione di American Horror Stories, tra sparuti momenti di interesse e apprezzati riferimenti nostalgici diventa realmente difficile apprezzare l'operazione nella sua interezza. Pur mantenendo la propria coerenza interna, il mondo di AHS rimane marginale e poco accentuato rispetto alle sensazioni che ci si aspettava potessero far breccia nel cuore degli spettatori, e mancano quasi tutte quelle idee coraggiose che hanno affascinato negli anni.

Eccessi ed esagerazioni sono un marchio di fabbrica del serial di Murphy e Falchuk, ma l'assurdo prende decisamente il sopravvento senza mai garantire reale profondità ai propri racconti. Dispiace credere che il progetto possa soltanto rimpinguare le casse di FX o soddisfare con un contenuto vuoto l'appetito degli abbonati della piattaforma Star. Di certo, qualunque sia il futuro per questo spin-off, non resta che augurarsi una chiara presa di posizione per ricomporre con maggior criterio la struttura di un prodotto dal grandissimo potenziale.

American horror stories Ryan Murphy e Brad Falchuk hanno dato vita a un prodotto intrigante e dalle potenzialità pressoché infinite, ma non hanno valorizzato ciò che ha reso American Horror Story un cult moderno. Non basta l'estetica di una produzione importante a garantire la riuscita di un'opera, e le gravi carenze narrative in fase di scrittura prendono il sopravvento su tutto il resto. Un prodotto di questo calibro non può far leva solo sullo stile o sul fan service per meritarsi il successo.

4.5