Un antipasto, ecco cosa abbiamo sostanzialmente ottenuto la scorsa settimana (qui potete recuperare la nostra recensione dei primi 3 episodi di Andor). Una scelta da parte di Disney e Lucasfilm assolutamente lungimirante, perchè rispetto a tante altre produzioni mainstream Andor è invece un telefilm che necessita di spazio e tempo per respirare e non è necessario ricordare quanto il primo impatto sia cruciale. In effetti a posteriori è facile considerare come potenzialmente fallimentare il piano originario, con la data d'uscita fissata al 31 agosto rilasciando però 2 episodi, che da soli avrebbero lasciato molti più dubbi.
Insomma, la prima "trilogia" di Andor è un antipasto che va gustato insieme per comprendere appieno l'efficacia e la straordinaria forza della nuova serie di Star Wars, che adesso è pronta ad aprirsi una volta per tutte. Ecco cos'è questa quarta puntata: il momento di apertura totale ad una trama che mescola ribellione, spionaggio e thriller di stampo politico, senza particolari semplificazioni di sorta o inutile azione pomposa. E noi non possiamo che sentirci sempre più galvanizzati.
Ribellione o causa persa?
Ritroviamo subito Luthen (Stellan Skarsgard) nel tentativo di convincere Cassian (Diego Luna) a unirsi alla sua causa, da lui considerata ancora una perdita di tempo poiché sconfiggere l'Impero è semplicemente impossibile. Lo straniero misterioso, tuttavia, riesce almeno ad assoldarlo, dietro lauto compenso, per un lavoro, ovvero rubare gli stipendi imperiali di un intero settore per quantomeno destabilizzare - anche se solo momentaneamente - un dominio soffocante. Sbarcato sul pianeta, Andor si rende subito conto della follia di un simile piano ed al contempo dell'impossibilità di tirarsi indietro, mentre scopriamo finalmente l'identità di Luthen e i suoi rapporti con una senatrice ben nota ai fan di Star Wars.
Ora, innanzitutto ribadiamo che il ritmo della serie rimane piuttosto lento e compassato, disinteressato a sentieri facili e molto più deciso ad imbastire con calma le sue premesse volta per volta; in poche parole, finito un macro-arco narrativo se ne apre un altro, trattato nel medesimo e squisito stile, nonostante qualche difetto nelle tempistiche che abbiamo riconosciuto fin dal nostro first look di Andor. È però di nuovo facile perdonare simili mancanze per tuffarsi nel quantitativo immenso di aspetti che la proposta Disney+ porta su schermo praticamente alla perfezione, con una complessità e maturità che dal brand di Guerre Stellari non ci aspettavamo.
La brutalità dell'Impero
Ad esempio, il quarto episodio mette in luce qualcosa che non è mai stato esplorato a dovere dall'ormai lontanissimo 1977 (se non forse leggermente in Rogue One o nella quarta stagione di Rebels): la brutalità dell'Impero, in particolar modo quella quotidiana che ha reso la sua presenza insopportabile nella galassia lontana lontana. Sfruttando brillantemente la superba capacità di creare ambientazioni vive e pulsanti, Andor ce ne dà un primo assaggio e ci presenta ora un popolo cui è stato sottratto tutto dal dominio imperiale, dalle terre da coltivare alle loro più care abitudini e festività. E che adesso vuole giustamente vendicarsi, almeno per quanto possibile, poco importa la disponibilità limitata di risorse e uomini.
Per non parlare della trama politica che inizia a dipanarsi intorno alla figura di Luthen, dai tratti quasi ansiogeni per i continui escamotage da architettare e una rete infinita di menzogne da portare avanti per eludere le onnipresenti spie - e qui la mano di Gilroy si sente tutta. Inoltre aiuta e non poco la clamorosa interpretazione di Skarsgard, che al pari di un Superman/Clark Kent nell'universo di Star Wars cambia radicalmente aspetto e personalità con l'aiuto di un singolo oggetto estetico, poiché sembra davvero di ammirare due personaggi differenti. Andor rimane, per concludere, una delle produzioni più intriganti e autoriali nell'intricato quanto variegato panorama delle produzioni commerciale, sicuramente una delle più audaci con la speranza che possa continuare così.
Andor si conferma come una delle serie più interessanti e autoriali del complesso panorama delle produzioni commerciali, capace ancora una volta di rifiutare sentieri semplici e inutilmente spettacolari per imbastire la sua narrativa dopo la conclusione del primo macro-arco. E lo fa appunto con il suo consolidato ritmo e lento e compassato, con il suo squisito sguardo approfondito sui personaggi e la loro umanità, nonostante permanga sempre la sensazione che qualcosina in più come velocità si potrebbe inserire. Ma sono sinceramente dettagli minori confrontati a quanta bellezza Andor porta su schermo, questa volta sfruttando alla perfezione la sua superba capacità di creare ambientazioni vive e pulsanti per dare un primo assaggio di brutalità quotidiana dell'Impero. Così come si rivela complessa e a tratti un po' ansiogena la trama politica e da spy thriller che inizia a dipanarsi intorno a Luthen. Insomma, con questo episodio Andor si apre completamente e le fondazioni sono di quelle potenzialmente strepitose.