Andor 1x04 Recensione: tra ribellione e spionaggio, la serie Disney si apre

Dopo un lungo ma entusiasmante antipasto, Andor si apre e inizia a mescolare ribellione, spy story e thriller politico nel suo stile compassato.

Andor 1x04 Recensione: tra ribellione e spionaggio, la serie Disney si apre
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Un antipasto, ecco cosa abbiamo sostanzialmente ottenuto la scorsa settimana (qui potete recuperare la nostra recensione dei primi 3 episodi di Andor). Una scelta da parte di Disney e Lucasfilm assolutamente lungimirante, perchè rispetto a tante altre produzioni mainstream Andor è invece un telefilm che necessita di spazio e tempo per respirare e non è necessario ricordare quanto il primo impatto sia cruciale. In effetti a posteriori è facile considerare come potenzialmente fallimentare il piano originario, con la data d'uscita fissata al 31 agosto rilasciando però 2 episodi, che da soli avrebbero lasciato molti più dubbi.

Insomma, la prima "trilogia" di Andor è un antipasto che va gustato insieme per comprendere appieno l'efficacia e la straordinaria forza della nuova serie di Star Wars, che adesso è pronta ad aprirsi una volta per tutte. Ecco cos'è questa quarta puntata: il momento di apertura totale ad una trama che mescola ribellione, spionaggio e thriller di stampo politico, senza particolari semplificazioni di sorta o inutile azione pomposa. E noi non possiamo che sentirci sempre più galvanizzati.

Ribellione o causa persa?

Ritroviamo subito Luthen (Stellan Skarsgard) nel tentativo di convincere Cassian (Diego Luna) a unirsi alla sua causa, da lui considerata ancora una perdita di tempo poiché sconfiggere l'Impero è semplicemente impossibile. Lo straniero misterioso, tuttavia, riesce almeno ad assoldarlo, dietro lauto compenso, per un lavoro, ovvero rubare gli stipendi imperiali di un intero settore per quantomeno destabilizzare - anche se solo momentaneamente - un dominio soffocante. Sbarcato sul pianeta, Andor si rende subito conto della follia di un simile piano ed al contempo dell'impossibilità di tirarsi indietro, mentre scopriamo finalmente l'identità di Luthen e i suoi rapporti con una senatrice ben nota ai fan di Star Wars.

Ora, innanzitutto ribadiamo che il ritmo della serie rimane piuttosto lento e compassato, disinteressato a sentieri facili e molto più deciso ad imbastire con calma le sue premesse volta per volta; in poche parole, finito un macro-arco narrativo se ne apre un altro, trattato nel medesimo e squisito stile, nonostante qualche difetto nelle tempistiche che abbiamo riconosciuto fin dal nostro first look di Andor. È però di nuovo facile perdonare simili mancanze per tuffarsi nel quantitativo immenso di aspetti che la proposta Disney+ porta su schermo praticamente alla perfezione, con una complessità e maturità che dal brand di Guerre Stellari non ci aspettavamo.

La brutalità dell'Impero

Ad esempio, il quarto episodio mette in luce qualcosa che non è mai stato esplorato a dovere dall'ormai lontanissimo 1977 (se non forse leggermente in Rogue One o nella quarta stagione di Rebels): la brutalità dell'Impero, in particolar modo quella quotidiana che ha reso la sua presenza insopportabile nella galassia lontana lontana. Sfruttando brillantemente la superba capacità di creare ambientazioni vive e pulsanti, Andor ce ne dà un primo assaggio e ci presenta ora un popolo cui è stato sottratto tutto dal dominio imperiale, dalle terre da coltivare alle loro più care abitudini e festività. E che adesso vuole giustamente vendicarsi, almeno per quanto possibile, poco importa la disponibilità limitata di risorse e uomini.

Per non parlare della trama politica che inizia a dipanarsi intorno alla figura di Luthen, dai tratti quasi ansiogeni per i continui escamotage da architettare e una rete infinita di menzogne da portare avanti per eludere le onnipresenti spie - e qui la mano di Gilroy si sente tutta. Inoltre aiuta e non poco la clamorosa interpretazione di Skarsgard, che al pari di un Superman/Clark Kent nell'universo di Star Wars cambia radicalmente aspetto e personalità con l'aiuto di un singolo oggetto estetico, poiché sembra davvero di ammirare due personaggi differenti. Andor rimane, per concludere, una delle produzioni più intriganti e autoriali nell'intricato quanto variegato panorama delle produzioni commerciale, sicuramente una delle più audaci con la speranza che possa continuare così.

Cassian Andor Andor si conferma come una delle serie più interessanti e autoriali del complesso panorama delle produzioni commerciali, capace ancora una volta di rifiutare sentieri semplici e inutilmente spettacolari per imbastire la sua narrativa dopo la conclusione del primo macro-arco. E lo fa appunto con il suo consolidato ritmo e lento e compassato, con il suo squisito sguardo approfondito sui personaggi e la loro umanità, nonostante permanga sempre la sensazione che qualcosina in più come velocità si potrebbe inserire. Ma sono sinceramente dettagli minori confrontati a quanta bellezza Andor porta su schermo, questa volta sfruttando alla perfezione la sua superba capacità di creare ambientazioni vive e pulsanti per dare un primo assaggio di brutalità quotidiana dell'Impero. Così come si rivela complessa e a tratti un po' ansiogena la trama politica e da spy thriller che inizia a dipanarsi intorno a Luthen. Insomma, con questo episodio Andor si apre completamente e le fondazioni sono di quelle potenzialmente strepitose.