Andor 1x07 Recensione: la dura reazione dell'Impero

È un impero nervoso quello che si è svegliato con la notizia del furto su Aldhani e Andor vuole mostrare in tutta la sua crudeltà una reazione dispotica.

Andor 1x07 Recensione: la dura reazione dell'Impero
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Noi chiediamo e Andor risponde, in sostanza questo è il meccanismo che si sta instaurando con la nuova serie di Star Wars: fin dai trailer avevamo sperato in un tono differente rispetto alle altre produzioni legate al franchise ideato da George Lucas ed è inutile sottolineare ancora quanto l'obiettivo sia stato raggiunto; più precisamente, la scorsa settimana (qui potete recuperare la nostra recensione di Andor 1x06), tra i vari elogi di una puntata semplicemente meravigliosa, avevamo auspicato un ritorno molto più deciso delle affascinanti sottotrame politiche solo intraviste. E in un episodio intitolato "La mano dell'Impero" in seguito al successo ribelle su Aldhani, cosa mai potrebbe accadere?

Di nuovo, noi chiediamo e Andor risponde con una precisione chirurgica, con le stimmate della serie che sa cosa deve fare e come farlo e, dato forse persino più stupefacente, con una prova di forza poiché per la prima metà di puntata non c'è traccia dell'omonimo protagonista. Eppure l'interesse, l'attenzione ai dettagli e il fascino generale non calano minimamente, se non per un piccolo scivolone alla fine (sapevate che Andor su Rotten Tomatoes ha un punteggio altissimo?).

Good Morning, Empire

È un Impero un po' in confusione quello che si è svegliato in seguito agli eventi su Aldhani, un manifesto perfetto in cui risuonano le parole di Cassian (Diego Luna) quando descriveva la loro arroganza e tronfia soddisfazione. Le misure approvate per contrastare un simile oltraggio sono ciò che ci si aspetta da un sistema totalitario: direttamente dalla leadership dell'ISB giungono novità in maniera di controlli, tasse e pene molto più severe in pratica per qualunque cosa possa aver anche solo un minimo a che fare con sentimenti anti-imperiali.

In questo contesto è possibile allora notare diversi stati d'animo, dall'ansia ancora più attanagliante sofferta da Mon Mothma (Genevieve O'Reilly) all'estatica soddisfazione di Luthen (Stellan Skarsgard), fino a giungere alla determinazione crescente di Deedra (Denise Gough), sempre più convinta nella sua crociata di dover dimostrare l'esistenza di uno sforzo ribelle.

E il quadro descritto da Andor è tragicamente maestoso ed al contempo soffocante, che gioca in continuazione con lo spettatore facendolo oscillare ad ogni opportunità tra la gioia di aver inflitto un colpo reale all'Impero e l'orrore della loro reazione, delle conseguenze di un atto del genere. Delle conseguenze che però non restano meramente delle parole sussurrate in asettiche sale bianche lontane dalla realtà ed è qui che la serie di Tony Gilroy fa un ulteriore salto di qualità, qualcosa che da Star Wars attendevamo da molto tempo.

La vera crudeltà imperiale

In un prodotto ambientato nella galassia lontana lontana abbiamo una volta per tutte le prove della crudeltà quotidiana dell'Impero, solo assaporata in Rebels e Rogue One e che sostituisce quella fantomatica aura di essere cattivi perché la musica di sottofondo è minacciosa o si preparano piani marcatamente esagerati ed improbabili. Ed ecco che dopo quasi mezz'ora di puntata entra in gioco Cassian, che decide di tornare su Ferrix in quanto adesso dispone delle disponibilità economiche per portare via la madre Maarva (Fiona Shaw) da un pianeta desolato che si sta rapidamente trasformando in un incubo dispotico.

Su Ferrix l'oceano di parole proferito da Partagaz (Anton Lesser) e approvato dai suoi subordinati diventa improvvisamente realtà, così come è profondamente più sentita l'urgenza di privacy e inganni da perpetuare di Mon Mothma o le precauzioni prese dagli associati di Luthen per un banale quanto rapido incontro. Situazioni in cui l'esperienza di Gilroy nel campo degli spy thriller si fa sentire tutta e fa indubbiamente la differenza. Troviamo più che altro un piccolo neo proprio sul finale, un po' troppo casuale se non addirittura didascalico per i nostri gusti e più in generale per l'elevato livello qualitativo cui Andor ci ha abituato fino ad ora. Nulla di irreparabile, intendiamoci, perché in fondo sarà quasi certamente una semplice circostanza di passaggio e nulla più, ma si poteva forse metterla in scena in maniera migliore.

Cassian Andor Già Andor aveva fatto intravedere stralci intriganti a riguardi, ma il settimo episodio mette su una scala ben diversa un aspetto che da Star Wars attendevamo da tanto, troppo tempo: la crudeltà imperiale nella sua quotidianità, la sua stretta soffocante sulla galassia e sui singoli pianeti. E non poteva che avvenire ora, in seguito agli eventi su Aldhani che hanno scosso quella corazza di arroganza e soddisfazione dell'Impero, che mai si sarebbe atteso un colpo simile. Invece è successo e la reazione non si è fatta attendere, con misure che definire dispotiche sarebbe addirittura un eufemismo. Un mare magnum che diviene subito reale e concreto grazie all'ansia asfissiante sentita da Mon Mothma, le eccessive precauzioni che gli associati di Luthen devono prendere pur di fare un semplice quanto rapido incontro, ad un Cassian che ritorna su Ferrix per trovarlo drasticamente diverso. Un quadro meraviglioso ed inquietante, perfettamente dipinto da quel veterano degli spy thriller che è Gilroy. Unico neo proprio sul finale, forse un po' troppo randomico e didascalico, si poteva fare qualcosa in più, anche solo nella messa in scena.