Quanto conta l'ambientazione, ecco qual è stato il nostro primo pensiero al termine della nuova puntata di Andor. In fondo è un dettaglio a volte troppo sottovalutato, anche per lo stato attuale dell'industria cinematografica d'intrattenimento, perché è ovvio che se si va a considerare film più d'autore la situazione è ben diversa. Detta in poche parole: l'importanza del setting non è neanche paragonabile tra la stragrande maggioranza dei film Marvel e un Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson; e sarebbe magari un po' troppo utopistico pensare che un luogo fisico possa svolgere una funzione del genere nelle nuove gesta ad esempio di Ant-Man (a proposito, avete guardato il trailer di Ant-Man and the Wasp Quantumania?). Eppure Andor riesce quasi miracolosamente ad accorciare questa immensa distanza grazie alla squisitamente alienante prigione imperiale di Narkina 5.
Un'ambientazione che domina l'ottavo episodio, capace di assorbire quanti più dettagli possibili nonché aspetti presi di peso da un thriller psicologico. Peccato per una trama che a volte si dipana con giusto un tocco in più di lentezza di quanto avremmo sperato, nonostante sul finale assesti dei colpi importanti.
Una prigione particolare
Ritroviamo quindi Cassian (Diego Luna) prigioniero dell'Impero e condannato ad una pena di 6 anni per aver sostanzialmente fatto una passeggiata in un luogo sospetto (qui potete recuperare la nostra recensione di Andor 1x07). Sotto un altro familiare pseudonimo viene spedito alla prigione-fabbrica di Narkina 5, dove si scontrerà con un ambiente estremamente alienante, un gioco sontuoso di libertà o comunque trattamento decoroso - cibo e bevande sono a quanto pare illimitati - e totale disumanità nelle pratiche nella pratiche lavorative e punitive. Nel frattempo Deedra (Denise Gough) è ancora ossessionata dall'incidente su Ferrix e si rivolge ad un volto noto per far luce sull'accaduto e trovare Andor, mentre Luthen (Stellan Skarsgard) persegue lo stesso ed identico scopo, sebbene con finalità ben diverse.

E non possiamo non notare in apertura la deliziosa ironia che pervade l'intera puntata, in cui chiunque sta cercando il nostro protagonista, imperiali compresi, che però è già stato catturato dai padroni della galassia lontana lontana. Così com'è stupefacente il mastodontico lavoro svolto per caratterizzare Narkina 5, quasi un campo di concentramento che fa di tutto per camuffare di esserlo: cibo insapore ma pur sempre cibo a volontà, igiene assoluta del posto, attenzione a possibili problemi di salute fisica - non mentale - e presenza delle guardie ridotta al minimo sindacale. Tutte qualità "positive", se così si può dire, celanti invece un incubo orwelliano che getta una pressione psicologica immane su ogni detenuto, destinato o a crollare o a diventare uno schiavo privo di volontà.
Tra conferme e piccole crepe
Ed è un ritratto sensazionale, un mix tra Blade Runner e un'estetica totalmente bianca e asettica, ricolma di un quantitativo di dettagli ridicolo in senso positivo. Lo diciamo fin dall'inizio: la forza di Andor è paradossalmente questa, la capacità di delineare ambientazioni credibili che aumentano a dismisura il coinvolgimento emotivo dello spettatore e, di conseguenza, qualunque avvenimento capiti all'interno di esse, persino il più piccolo ed insignificante a livello di trama più generale - e qui c'è forse l'esempio più lampante e scioccante.

Le altre sottotrame invece proseguono con risultati onestamente altalenanti, perché ad esempio le vicende di Mon Mothma (Genevieve O'Reilly) iniziano a ripetersi un po' identiche a se stesse senza che qualcosa in effetti si muova. Ed è un peccato, in quanto si va a perdere così pure parte dell'ansia della sua storyline, quell'essere continuamente sotto osservazione e spiata da persone invisibili o molto visibili. All'opposto dello spettro vi è, ormai una garanzia, la decisione e la rabbia di Luthen, ancora non soddisfatto dei risultati raggiunti e voglioso di veder sanguinare l'Impero per costringerlo a reagire in maniera più furiosa; poco importa quanti pianeti verranno soppressi, poco importa quanti popoli saranno decimati, poco importa quante persone soffriranno. Per la Ribellione si fa questo ed altro.