Andor 1x12 Recensione: cala l'inferno in un finale magistrale

Il finale di Andor è semplicemente magistrale e soprattutto coerente, senza cedere ad un'azione vuota, bensì preparata nei minimi dettagli.

Andor 1x12 Recensione: cala l'inferno in un finale magistrale
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Sono passati due mesi dall'esordio di Andor e di conseguenza determinati aspetti caratteristici della serie non dovrebbero, a rigor di logica, sorprenderci più. Eppure, ricordando un celebre discorso de Il Signore Degli Anelli, non è questo il giorno, poco importa se sia appena giunta al termine la prima stagione: sarà l'abitudine a guardare prodotti targati Star Wars e ad aspettarsi ben altro, sarà il timore ormai endemico di approcciare qualunque cosa rappresenti un finale per le produzioni in generale Disney. sarà la magia che Tony Gilroy è riuscito a infondere nella sua creatura, ma anche in chiusura Andor regala delle soddisfazioni immense raggiunte sempre con lo stesso giochino che lodiamo fin dalla nostra anteprima (qui potete recuperare il nostro first look di Andor); basterebbe la sola coerenza dimostrata lungo queste 12 puntate, la capacità di non snaturarsi soprattutto nei momenti decisivi.

La nuova serie targata Star Wars è rimasta la stessa, interessata a creare - anche nel finale - con calma i suoi presupposti per poi farli deflagrare in una sinfonia strepitosa di coinvolgimento emotivo, crudeltà imperiale e disperazione della Ribellione. Una sinfonia che, in sostanza, non si sarebbe potuta chiudere in maniera migliore.

L'inferno su Ferrix

Dopo essere stato avvisato della morte della madre (qui vi rimandiamo alla nostra recensione di Andor 1x11), Cassian (Diego Luna) si sente costretto a tornare su Ferrix, non sapendo sostanzialmente di entrare in un'enorme trappola: Deedra (Denise Gough) sta autorizzando il funerale di Maarva (Fiona Shaw) proprio per attirare il figlio e cercare di scoprire chi l'ha arruolato; Syril (Kyle Soller) spera nella stesso ed identico risultato, ma con in testa la vendetta piuttosto che ottenere informazioni importanti; la stessa Ribellione, con Vel (Faye Marsay) e Cinta (Varada Sethu) presenti da tempo in loco, ha l'unico obiettivo di recidere con la forza ciò che la lega allo sperduto pianeta.

In breve, una polveriera pronta ad esplodere sospinta dal ricordo di una persona amata da praticamente chiunque, un pilastro della comunità che non ha mai nascosto delle radicali antipatie verso il regime imperiale. Ci troviamo allora davanti ad un episodio interamente di guerriglia? No, perché come anticipato in apertura neanche qui Andor intende snaturarsi e concedere spazio ad un'azione costante che però sarebbe risultata vuota. Sicuramente spettacolare, ma priva della sontuosa forza motrice delle grandi sequenze action che l'hanno preceduta, da Aldhani all'evasione di Narkina 5. E quindi si mette in funzione lo stesso gioco, il voler caratterizzare quanto più possibile l'ambientazione, le sue abitudini e le persone che la popolano per solo in un secondo momento, al culmine del coinvolgimento, spingere sull'acceleratore.

Un giocattolo più unico che raro

Un meccanismo qui spinto davvero all'estremo, si arriva ad un punto in cui la voglia rispondere all'Impero va quasi fuori controllo nello spettatore. Scommessa pericolosa, poiché molto banalmente raggiunto l'apice si può solo scendere e sarebbe stato un delitto scatenare l'inferno su Ferrix in un momento di carica che si sta svuotando. Secondo noi, invece, Gilroy e soci hanno cavalcato alla perfezione questo momentum, rilasciando il tutto all'istante giusto, preceduto da un paio di momenti a dir poco commoventi. La scena del funerale, da sola, per preparazione e messa in scena vale da sola l'intera stagione, una meraviglia in cui ogni elemento, ogni cambio di inquadratura, ogni reazione è posizionato chirurgicamente al posto giusto, senza sbavature di sorta.

È allora facile tirare le conclusioni di una serie come Andor, che ha sì mostrato il fianco ad alcune problematiche, in primis un ritmo non da telefilm che rende molto più macchinose del necessario alcune transizioni. Ma è un fastidio intermittente che non può che svanire al cospetto di quanto sporco, crudo e realistico sia questo ritratto embrionale della Ribellione, non può che impallidire di fronte ad alcuni monologhi di una brutalità più unica che rara nel panorama delle produzioni commerciali. Andor, insomma, è enormemente più forte delle sue - poche - mancanze e riesce a consegnare alcuni dei passaggi più sentiti dell'intero franchise.

Cassian Andor Anche sul finale, Andor non delude affatto. Perché? Perché per l'ennesima volta non cede a facili e vuote spettacolarizzazioni, non cede alla tentazione di forgiare un episodio intero fatto di guerriglia e azione folle, non cede alla tendenza ormai endemica targata Disney di affrettare e rovinare i finali stagione. Un finale che invece è stato affrontato nello spirito e nello stile che permea l'intera stagione: si prepara tutto con calma, si esplora tutta l'ambientazione e i suoi abitanti - qui facilitato perché conosciamo già Ferrix - e, solo al momento giusto, si spinge sull'acceleratore. Un istante di rilascio contro l'Impero straordinario, preceduto da almeno un paio di sequenze forse ancora più strepitose ed incredibilmente commoventi. In particolar modo l'intera sequenza del funerale, secondo noi, è un capolavoro imperdibile. Andor ha insomma dimostrato ancora una volta cosa è possibile fare con questo franchise, in attesa della sua seconda e già ultima stagione.