Andor, recensione dei primi 3 episodi: l'iniziazione di Cassian

Con una tripla premiere, Andor mette subito in chiaro quali siano le sue enormi potenzialità e qualità, ben diverse dal resto delle produzioni Star Wars.

Andor, recensione dei primi 3 episodi: l'iniziazione di Cassian
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Che fosse necessario un drastico cambiamento all'interno di Star Wars, crediamo sia ormai un punto banale da rimarcare ulteriormente. Che fosse necessario anche nella gestione delle serie tv, specialmente dopo la delusione di Obi-Wan Kenobi e delle sue numerose mancanze (qui potete recuperare la nostra recensione di Obi-Wan Kenobi), è già qualcosa di molto più recente. Ed è proprio questo, per certi versi, l'aspetto un po' più difficile da digerire, perché la tripla premiere di Andor ha dimostrato che altre strade sono percorribili, che è possibile creare da zero - o quasi, in fondo la base rimane Rogue One - nuove e ambiziose storie dentro una galassia sconfinata.

Telefilm che sono stati in lavorazione praticamente in contemporanea, eppure hanno approcci così differenti da sembrare due franchise opposti. Un dettaglio che in realtà speriamo venga applicato più spesso, ogni serie dovrebbe avere una sua precisa identità. Ora, non siamo ancora chiaroveggenti e quindi non sappiamo se Andor, che ha debuttato oggi su Disney+, riuscirà a mantenere in toto le sue brillanti promesse, ma già da ora ci sentiamo di promuoverne l'innegabile coraggio.

La forza di idee audaci

Ambientata 5 anni prima gli eventi de Una Nuova Speranza, la serie vede come protagonista Cassian Andor (Diego Luna), impegnato in una disperata ricerca della sorella scomparsa, durante la quale è costretto ad uccidere due agenti imperiali. Tornato sul pianeta Ferrix dove vive con la madre Maarva (Fiona Shaw), rimane invischiato in una feroce lotta contro il tempo per racimolare il denaro necessario a fuggire prima che l'Impero venga per braccarlo e impiccarlo.

Come avevamo già evidenziato nel nostro first look di Andor, la nuova produzione Star Wars compie una scelta incredibilmente audace e, perché no, anche poco commerciale: inizia decisamente con un botto, ma poi si ferma e si prende tutto il tempo di cui ha bisogno per imbastire alla perfezione la sua narrativa, per introdurre le varie ambientazioni - il peculiare pianeta di Ferrix, il funzionamento di alcune istituzioni imperiali, i flashback di un giovane Andor su Kenari - e soprattutto i personaggi, dalla già menzionata Maarva all'aiutante e astuta Bix (Adria Arjona).

Ed intendiamo letteralmente tutto il tempo, Andor non è una serie dai ritmi elevati né tantomeno vuole esserlo, qui risiede la differenza chiave. È un racconto che necessita di spazio e tempo per respirare e Gilroy e soci hanno deciso di concederlo, nonostante a volte si arrivi all'eccesso di calma - il secondo episodio ne è la prova lampante, affascinante quanto il resto ma davvero troppo povero a livello di avvenimenti.

E siamo solo agli inizi...

Dunque un gioco pericoloso e in buona parte riuscito, ma cosa ci ha guadagnato Andor? Innanzitutto una capacità monumentale di costruire un ambiente credibile in cui Cassian si muove: Ferrix è quasi un secondo protagonista, pulsante di vita e ricco di ambientazioni ricolme di dettagli e bizzarre abitudini di questo popolo di lavoratori e cercatori di tesori; e la stessa cosa si può dire a proposito di Kenari nei flashback, un mondo forestale idilliaco rovinato dagli eventi.

Inoltre un gruppo di personaggi secondari altrettanto intriganti e, di nuovo, credibili, che lo spettatore impara a conoscere per diverso tempo prima che la situazione diventi inevitabilmente calda e pericolosa. Siamo così invogliati ad interessarci di loro e della loro sorte, una piccola magia impossibile da ricreare con new entry che intervengono 10 minuti prima di un momento decisivo.

E tutto ciò dove conduce? Ad un terzo episodio clamoroso per sceneggiatura, dialoghi e confronti da pelle d'oca e messa in scena, una conclusione magistrale di quello che è possibile definire come l'arco introduttivo della serie. Quindi sì, Andor ha messo in mostra qualche difetto, è inutile girarci intorno in quanto qualcosa poteva essere anticipata per far sentire meno una tediosa sensazione di attesa. Ma l'altro lato della medaglia è di una bellezza e competenza assolutamente convincenti, che non possono non ridarci una sensazione di smisurato ottimismo per le prossime settimane.

Cassian Andor La tripla premiere di Andor è, in poche parole, una gioia per gli occhi e non solo, per gli appassionati e non di Star Wars. Una serie che dopo qualche cocente delusione rimette le cose al posto giusto, si prende un quantitativo monumentale di rischi e vince sostanzialmente ogni sfida per portare al pubblico qualcosa di diverso, audace, più maturo e stratificato. Ci riesce dipingendo e costruendo delle ambientazioni mastodontiche e ricche di vita, ci riesce portando su schermo personaggi - principali e secondari - credibili e che hanno il tempo di svilupparsi, ci riesce imbastendo con lentezza una narrativa che esplode in un terzo episodio clamoroso sotto ogni punto di vista. Ecco, forse un po' troppa lentezza. Intendiamoci, Andor guadagna molto di più da questo scambio, perché tutti i suoi punti di forza sarebbero rimasti impossibili ad alto ritmo. Ma a tratti - specialmente nella seconda puntata - si ha la sensazione che qualcosa poteva essere anticipato per evitare un po' la sensazione tediosa di attesa. Resta un esordio a dir poco pregevole, nella speranza che tutta la serie rimanga così.