Recensione Bates Motel - Stagione 2

La discesa di Norman verso il "mostro" che tutti conosciamo continua!

Recensione Bates Motel - Stagione 2
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Quanto può essere profondo e insidioso l’orrore? Cosi’ cupo da non lasciare scampo, da smorzare il fiato. Cattivo, intenso, spaventoso. E se l' orrore avesse a che fare con la persona a noi più vicina? Se questa persona ne fosse la causa, ne facesse parte, se fosse parte integrante di lei, come reagiremo? Fino a che punto asseconderemo la cosa, o fino a che punto saremo disposti a scendere a fondo insieme ad essa? E’ su queste basi che si stanzia il rapporto tra Norma e Norman, i due protagonisti di questo serial che tanto ci ha sorpreso e stupito, grazie alla sua “stimolante” oscurità. Due personaggi a dir poco complessi, legati da un rapporto morboso e malato, che procede ben al di là del legame madre/figlio o dell’amore. Un prodotto che è passato da uno stato acerbo e controverso, rappresentato dalla prima stagione, ad un susseguirsi di eventi e situazioni sempre più sconcertanti nella seconda, sbocciando letteralmente dinnanzi agli occhi attoniti degli spettatori. Sebbene i legami con Psycho continuino ad essere altalenanti (e ribadiamo che non è nell’interesse degli autori, stando anche a quello che dicono, riproporre il serial come un prequel diretto del famigerato film/libro) l’atmosfera che si respira attraverso queste disturbanti avventure rappresenta per certi versi quella paranoica ed opprimente intravista in passato. Ne esce un quadro suggestivo, quasi color seppia, capace di catalizzare per intero l’attenzione del pubblico. Bates Motel è sbocciato.

Norman & Norma, insieme fino alla fine.

I personaggi, si proprio loro. Bates Motel migliora non solo nello script di una sceneggiatura che poteva in qualche modo sembrare semplicemente “abbozzata” e cucita intorno al famoso Motel che fa da scenario a omicidi e tragedie di ogni tipo, ma lo fa anche grazie alla caratterizzazione e alla profondità che i personaggi stessi hanno acquisito conseguenzialmente, nel corso di questa seconda tranche di puntate. Sebbene la grandezza interpretativa e la profondità psicologica dei rispettivi Vera Farmiga/Norma Bates e Freddie Highmore/Norman Bates sia cosa nota fin dalle prime puntate, il loro processo (involutivo in questo caso) verso un qualcosa di ancora più oscuro e sinistro è semplicemente spettacolare: raramente capita di vedere su schermo due attori cosi’ in simbiosi, con una cosi’ forte relazione capace di creare una barriera grazie ai loro sguardi, da far sentire a disagio colui che guarda (il terzo incomodo, come il povero Dylan ad esempio), e da far sembrare che il loro mondo inizi e finisca con loro due. Il rapporto in parte appena accennato dall’originale Psycho qui’ viene sviscerato in ogni sua parte, offrendo sfaccettature destabilizzanti e portando man mano lo spettatore alla consapevolezza che quello che diventerà Norman, ossia il serial killer che tutti conosciamo, è solo il frutto di un processo di alienazione e aberrazione psicologica durato anni. Il suo cammino verso il lato oscuro, iniziato tiepidamente tra lapsus e vuoti momentanei dove una parte malvagia e spietata prendeva il sopravvento viene analizzato nel corso delle puntate e si evolve con esse, “giustificando” in parte questi atteggiamenti cosi’ feroci e “apparentemente” privi di senso, fino a portare all’ultima scena del season finale, che tanto scalpore susciterà in coloro che hanno amato il Norman della pellicola originale. E gli eventi scaturiti dagli altri comprimari non fanno altro che accellerare questi processi. Si perché, al contrario della stagione precedente, qui’ tutte le sottotrame messe in gioco sembrano avere un loro ruolo ben preciso, un loro senso in un mosaico infinitamente più grande. Lo stesso sceriffo Romero (un Nestor Carbonell forse al meglio delle sue interpretazioni powered by eyeliner) mostra ben altri aspetti del suo carattere rispetto a quanto visto in precedenza, cosi’ come il terzo incomodo Dylan o la fragile e sempre “freak” Emma. Insomma, tutto sembra avere un senso, volto ad appesantire oltremisura un ambiente già di per se pregno e malsano.

Miglioramenti a vista d’occhio.

E le musiche? Sebbene il main theme resti pressochè invariato (ed è sempre stato piacevolmente drammatico), inserito in scene ad effetto come quelle visionate il risultato viene nettamente amplificato, dando un tono completamente differente al tutto. Le stesse musiche non deludono, e fanno bene il loro lavoro di accompagnamento. Ci sono critiche da muovere quindi? Sinceramente, in questo caso (e ultimamente è sempre più raro che capiti) ci troviamo realmente di fronte ad un prodotto egregio. I difetti che lo affliggevano sembrano risolti e, cosa più importante, la voglia di sapere nel corso di ogni puntata cosa accadrà è sempre presente. Che si ami o meno la vicenda legata alla famiglia Bates, Bates Motel va visto, anche solo per le emozioni variegate che riesce a far scaturire. Tutto ha un atmosfera decisamente malsana in quel di White Pine Bay, ma il vero orrore è nascosto nell’insospettabilità di un ragazzo, protetto a dismisura da una madre ben consapevole dell’orrore che egli sta portando con sè. E per chi è rimasto in qualche modo amareggiato da una prima stagione forse troppo “riempitiva” o “superficiale” basti pensare che questa seconda non lascia spazio a ripensamenti di sorta, catapultandoci di colpo dentro un turbinio di eventi sempre più intensi, fino a lasciarci, in attesa degli ulteriori sviluppi, con una finale semplicemente spiazzante. Finale che ci porta dinnanzi alla follia più estrema, capace di smuovere le psicologie e di portare alla lucida consapevolezza che non vi è limite all’orrore, e una volta imboccata una determinata strada tutto sparisce per sempre.

Bates Motel - Stagione 2 Bates Motel ci sorprende, ci lascia interdetti e ci fa appassionare come non mai ad una vicenda che sembrava partita con tanto di “freno a mano”, ma che ora sembra ben lanciata verso un futuro che non vediamo l’ora di vedere. Le interpretazioni maestose dei due protagonisti, la tensione sempre palpabile, la profondità psicologica e il ruolo che gioca ogni singolo personaggio in questo enorme mosaico dell’orrore, quello sguardo finale cosi’ famoso e conosciuto eppur sempre raggelante...In pratica una visione consigliata a tutti, per un prodotto di ottimo livello che non faticherà a meritare, gradualmente, il successo che merita. Promosso a pieni voti.