Better Call Saul 6X13 Recensione: il gran finale che meritavamo

Cala il sipario su Saul Goodman dopo sei indimenticabili stagioni. Peter Gould scrive e dirige uno dei series finale più riusciti di sempre.

Better Call Saul 6X13 Recensione: il gran finale che meritavamo
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Era il 29 settembre 2013 quando un anagramma della parola "finale" ci congedava da una delle serie più riuscite non solo di quegli anni, ma dell'intera storia del medium. Con "Felina", Breaking Bad chiudeva la parabola criminale di Walter White ridefinendo i confini della serialità televisiva (i più nostalgici possono riscoprire la storia e l'importanza di Breaking Bad nel nostro speciale). Un lutto di lì a poco smorzato dall'annuncio di uno spin-off incentrato sul personaggio di Saul Goodman. E, nonostante l'entusiasmo di ritornare in quell'universo e la possibilità di incontrare nuovamente alcuni dei nostri beniamini, su Better Call Saul incombeva la gargantuesca ombra della serie madre, sebbene al timone ritrovassimo l'osannato Vince Gilligan in compagnia di Peter Gould, che a sua volta ci aveva regalato alcuni tra i migliori momenti di Breaking Bad.

Non si è mai veramente trattato di un duello tra i due serial, ma nel corso delle sue stagioni lo spin-off su Saul Goodman ha dimostrato una profondità e una maturità che hanno gettato a loro volta nuova luce anche su alcuni eventi dello show principale, cesellando i propri protagonisti con dovizia e ottenendo molto più dell'evoluzione di Jimmy McGill in Saul Goodman che tutti si aspettavano. E il finale di Better Call Saul è una summa di tutti questi elementi che hanno contribuito al successo di questo drama che non esitiamo a definire grandioso, ora che Saul è definitivamente uscito dalle nostre vite solo per rimanervi, come è stato per Walter White.

Nessun rimpianto

È all'insegna della linearità che le vicende di Gene Takavic trovano la loro naturale conclusione, dopo che la scorsa settimana tutta la timeline ambientata in Nebraska rischiava di collassare in seguito alla rinnovata natura truffaldina di Jimmy, incapace di celare definitivamente Saul Goodman dietro il manager del Cinnamon di Omaha (a tal proposito vi invitiamo a dare nuovamente uno sguardo alla nostra recensione di Better Call Saul 06X12). Ma sono i tre flashback di questo finale a risultare fondamentali per unire tutti i pezzi del puzzle, per tratteggiare definitivamente la parabola di Jimmy McGill.

È il tema del rimorso a fungere da fil rouge in tutte queste incursioni nel passato, dove incontriamo per l'ultima volta tre personaggi fondamentali non solo nello show, ma nella vita stessa di Saul. Il paradosso della macchina del tempo è l'escamotage mutuato da Saul dalle letture del fratello Chuck per indagare i rimpianti di Mike e di Walt, e sono proprio queste due occasioni a definire una volta per tutte i rispettivi ruoli e ciò che li ha condotti in quella determinata situazione e, di conseguenza, al loro destino.

Pare non esserci nulla di tutto questo in Saul, che limita i suoi rimorsi a una mancata lungimiranza riguardo determinate situazioni che avrebbero potuto arricchirlo o a futili accidenti che gli hanno causato qualche acciacco. Un po' come per il fratello Chuck, che nella sua arroganza non trova nemmeno spazio per ripensare alle scelte compiute nei confronti del fratello che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito alla nascita stessa di Saul Goodman.

Ma le cose non stanno proprio così per Jimmy, perché l'unica falla irreparabile che continua ad imbarcare acqua nella sua inaffondabile persona è legata al rapporto con Kim, ovvero con colei che è riuscita a fargli superare l'impasse del rapporto col fratello, costante stimolo per tutti gli eventi che li hanno quasi condotti alla disfatta, ma che allo stesso tempo è stata l'unica a riuscire a fermarsi, ad essere sempre completamente se stessa senza scendere a compromessi, se non quella vita fatta di ordinarietà made in Florida che le ha permesso di alleggerire per qualche anno il peso delle sue azioni.

Il cerchio si chiude

E allora ecco che, come nella miglior tradizione drammaturgica, assistiamo ad un eterno ritorno che se finora ci ha condotti a testimoniare la trasformazione di Jimmy in Saul, ora porta Saul stesso a riscoprire Jimmy McJill, a tornare alle proprie radici. Morte e rinascita. Ancora una volta Kim Wexler si rivela fondamentale in questo processo, come in alcuni dei più importanti passi nella vita adulta dell'ex marito.

Tra citazioni e ricorsi, le parentesi tra Jimmy e Kim in questo finale sono quanto di più umanamente significativo Better Call Saul abbia prodotto, in un'ora abbondante che unisce drama e legal drama attraverso una fotografia granitica e un montaggio che punteggia impeccabilmente gli eventi a schermo. Peter Gould riesce con maestria a miscelare il passato al presente per distillare l'essenza stessa di Jimmy e condurlo verso un inevitabile destino; un po' come aveva fatto Gilligan con Walter White, ma forse in maniera ancor più completa e a tutto tondo, sicuro delle eccellenti performance dei propri interpreti e della direzione intrapresa per spingere Jimmy lontano dalla certezza di un destino che Saul non avrebbe affatto disdegnato, ma che lo avrebbe portato lontanissimo dall'unico legame rimastogli ancora nella vita.

Fare la cosa giusta, quindi, come l'ha fatta Kim, riuscita a riprendersi una parte di se stessa e a portare avanti a suo modo il proprio sogno. Per questo motivo il finale di Better Call Saul non contiene tutto il fatalismo di "Felina" ma, al contrario, rimette gli elementi dell'universo di Jimmy al proprio posto per poter continuare finalmente libero dai rimpianti e dai sotterfugi, anche se agli occhi degli altri non riuscirà mai a sbarazzarsi della maschera di Saul Goodman.

Better Call Saul - Stagione 6 Salutiamo Better Call Saul e con lui uno dei finali più riusciti della serialità televisiva. Lo show di Vince Gilligan e Peter Gould porta avanti con ferrea coerenza la propria narrazione, non solo da un impeccabile punto di vista formale, ma anche e soprattutto attraverso una dialettica che chiude definitivamente la parabola di Jimmy McGill rimettendo ordine nel suo universo, in un percorso di morte e rinascita che consente al personaggio splendidamente interpretato da Bob Odenkirk di mettere da parte le infinite maschere per rincorrere finalmente ciò che conta davvero.