Better Call Saul Stagione 3 Recensione

Il terzo ciclo delle (dis)avventure di Jimmy McGill raggiunge nuove vette artistiche, con un apice ancora più imponente rispetto allo scorso anno.

Better Call Saul Stagione 3 Recensione
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Poco più di un anno fa, assistendo al finale della seconda stagione di Better Call Saul, eravamo rimasti colpiti dagli ultimi minuti, culmine logico di una trama orizzontale a base di risentimenti fraterni e al contempo preludio di una terza annata che si annunciava ancora più tesa e drammatica. Quella promessa è stata mantenuta nei dieci episodi di quest'anno, dove il rapporto velenoso tra Jimmy McGill e suo fratello Chuck è stato al centro di una scrittura sempre più precisa da parte del team capitanato da Vince Gilligan e Peter Gould, fino ad arrivare a un altro finale magnificamente tragico che è una nuova tappa nell'ineluttabile trasformazione di Jimmy in Saul Goodman (il cui arrivo è già presagito in questa stagione con un primo spot televisivo e l'origine canonica dello pseudonimo: ‘s all good, man).

Good Luck, Chuck

Come lo scorso anno, la vera anima tragica dello show non è Jimmy, il cui percorso ha un esito che già conosciamo, bensì Chuck, la cui apparente integrità morale rende ancora più scioccante la crudeltà di cui è capace nella storyline che ha al suo centro il tentativo di far radiare dall'albo il fratello minore. Per certi versi, Chuck è il vero precursore del Walter White di Breaking Bad: un uomo buono segnato dalla malattia (psicosomatica nel caso del fratello di Jimmy), costretto a ricorrere a metodi estremi per assicurarsi che tutto vada per il verso giusto.

Nel caso di Chuck però la bontà di fondo è un'altra sfumatura di grigio che lo show ha sempre esplorato con attenzione e precisione, fornendo quest'anno lo spunto per l'episodio più bello della serie, Chicanery. Collocato esattamente a metà stagione, il capitolo in questione è essenzialmente un duello verbale protratto tra i due fratelli, con poco spazio narrativo e scenico per tutto ciò che non è direttamente legato al tribunale e alla faida di famiglia. Un dramma da camera dove ogni possibilità di riconciliazione va in fumo, e viene segnato un destino triplo: quello di Chuck, quello di Jimmy e quello dello stesso Better Call Saul, che assume sfumature sempre più drammatiche.

Breaking Jimmy

Parallelamente all'odio fraterno e alle sue ripercussioni sulla carriera di Kim si muove anche la storia di Mike, sempre più invischiato in un'altra faida, quella tra Gustavo Fring e Hector Salamanca. Ed è lì che si manifesta, forse, la vera forza della scrittura di Gilligan e Gould, che avrebbero potuto scivolare nella trappola del fan service puro facendo tornare in scena tutti i personaggi più amati di Breaking Bad, e invece costruiscono intrecci che sono una parte integrante del microcosmo di Jimmy McGill e non un mero preludio alla futura ascesa di Heisenberg, una minaccia ancora lontana.

Con questi intrighi paralleli gli showrunner hanno costruito una macchina di suspense sempre più implacabile, al servizio di un racconto che, come suggerito dal prologo in bianco e nero all'inizio della stagione, si sta facendo progressivamente più tragico dopo un'annata d'esordio prevalentemente leggera. Con quei momenti di commiato che, in caso di mancato rinnovo per una quarta stagione (mentre scriviamo la AMC non ha ancora deciso il futuro della serie), potrebbero fungere da conclusione largamente soddisfacente per un character study che, pur muovendosi in territori conosciuti, non ha mai smesso di sorprenderci.

Better Call Saul - Stagione 3 Lo spin-off creato da Vince Gilligan e Peter Gould continua a crescere a livello drammaturgico, sfruttando al pieno l'ambiguità morale dell'universo di Breaking Bad. La storyline si muove su un percorso noto con esiti tutt'altro che scontati, appoggiandosi soprattutto sul grandissimo duello recitativo tra Bob Odenkirk e Michael McKean. Per i fan storici c'è anche l'ulteriore ciliegina sulla torta rappresentata dal ritorno di Gus Fring, elegantemente temibile come sempre.

9.5