Black Lightning: recensione della seconda stagione

Il Fulmine Nero torna sulle strade di Freeland, nella lotta contro gang criminali, organizzazioni corrotte e metaumani fuori controllo

Black Lightning: recensione della seconda stagione
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Discutere di supereroi nel 2019 significa scoperchiare un calderone complesso e a volte confuso di universi che si intrecciano. Per questo l'arrivo di Black Lightning sui nostri schermi ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Il Fulmine Nero, preside di giorno e protettore degli oppressi di notte, sembrava diverso dagli altri eroi per il suo modo quasi "normale", seppur avvincente, di farci vivere avventure ancorate ai reali problemi della gente.
Tratto dal fumetto del 1977 (di Tony Isabella e Trevor Von Eeden), ideato da Salim Akil e prodotto nel 2018 da Robert West per CW (ma estraneo all'Arrowverse), Black Lightning è riuscito con una prima stagione non perfetta ma interessante a rappresentare un panorama sociopolitico tristemente attuale, nel quale si muove un supereroe di colore in lotta contro il razzismo e la criminalità che minacciano il futuro dei giovani afroamericani di Freeland.
Nella seconda stagione, disponibile su Netflix , Black Lightning combatte contro vecchie e nuove minacce e affronta i superpoteri manifestati dalle figlie.

Il ritorno del Fulmine Nero

La prima stagione era terminata con l'attacco al liceo Garfield da parte di Tobias Whale (Marvin "Krondon" Jones III) e i suoi scagnozzi e con i primi successi di Black Lightning/Jefferson Pierce (Cress Williams) contro la A.S.A., l'organizzazione governativa colpevole di aver creato i metaumani. La seconda stagione si apre sulle conseguenze di tutto questo: l'attacco alla Garfield non ha solo indebolito Black Lightning, ma ha finalmente esposto i poteri delle giovani Pierce e decretato il passaggio di Khalil/Painkiller (Jordan Calloway) dalla parte di Whale.
Considerata poco sicura per i ragazzi, la scuola sta per essere chiusa, ma Jefferson si fa da parte affidando il proprio incarico a un nuovo preside e alla sua assurda politica di "tolleranza zero". Mentre in famiglia il protagonista deve fare i conti con i poteri delle figlie - soprattutto di Jennifer, che fatica a gestirli -, sulle strade Black Lightning ha a che fare con le ambizioni di Tobias, con i suoi sostenitori e con una nuova ondata di casi di metaumani, che la A.S.A. vuole usare come armi.

Tanta, troppa, carne al fuoco

Evitando di perdere tempo con la origin story tipica di quasi ogni prodotto dedicato ai supereroi, e concentrandosi maggiormente sulla lotta al crimine e alla discriminazione da parte di un eroe ormai adulto e maturo, Black Lightning era riuscito con semplicità a convincere gli spettatori di essere in grado, seppur con molti difetti, di raccontare qualcosa di nuovo. È stata la linearità della prima stagione, la sua trama poco complessa e il suo eroe protettivo e paterno a dettare il tono della serie, che in questa seconda stagione sembra perdere un po' di vista i propri punti forti e cedere al peso di sottotrame più complesse.
Sebbene la prima stagione fosse tutto fuorché priva di difetti (dialoghi un po' forzati e affettati, scene d'azione non troppo appassionanti e qualche errore di scrittura), questi ultimi erano stati oscurati da un supereroe vincente, non solo un vigilante, ma soprattutto un marito, un padre e un preside pacifico. Black Lightning si è sempre dimostrato perfettamente inserito in un contesto di forti tensioni sociali - non solo all'interno della serie, ma della realtà stessa - che sono emblema del clima di incertezza causato dalla presidenza Trump. È stata la sua capacità di esporre in modo semplice le tensioni sociali e gli episodi di discriminazione che la minoranza afroamericana è costretta a subire a rendere Black Lightning una serie credibile e gradevole. Non c'è nulla di più umano di un superuomo che trova la propria forza negli affetti, e l'estrema umanità di Jefferson Pierce aveva smussato le imperfezioni della prima stagione.
L'inserimento di nuovi conflitti con organizzazioni governative corrotte e giovani metaumani fuori controllo risponde alla necessità di donare maggiore dinamismo a una serie che non ha mai fatto delle scene d'azione il proprio punto forte. Al tempo stesso espone la nuova stagione a un rischio non indifferente, quello di mettere maggiormente in luce i suoi difetti, che ancora una volta si manifestano sotto forma di dialoghi forzati e vagamente caricaturali, un villain poco incisivo e qualche personaggio psicologicamente poco sfumato (a partire da quasi tutti i galoppini di Tobias, fino al nuovo preside della Garfield, di un'irragionevolezza che sfiora l'assurdità). Le scene d'azione, inoltre, che in questa seconda stagione dovrebbero essere il fulcro di gran parte della vicenda, risultano ancora deboli e poco dinamiche.

Quando i superpoteri sono un affare di famiglia

L'ingenuità narrativa che ha caratterizzato la prima stagione non è del tutto perdonabile in questa seconda stagione, che tira in ballo numerose questioni, nuovi nemici e crucci da risolvere, ma che lo fa con uno stile ancora troppo acerbo per essere considerato davvero valido. Un elemento molto importante però non sembra venire meno, ed è proprio questo che contribuisce a salvare il prodotto: la famiglia. La famiglia Pierce è una famiglia come tutte le altre, non priva di problemi, ma nemmeno attraversata da catastrofici drammi esistenziali. I suoi membri sono uniti e fin dalle prime puntate vengono quasi sempre resi partecipi della seconda vita del padre, prima la moglie Lynn (Christine Adams), in seguito le figlie Anissa (Nafessa Williams) e Jennifer (China Anne McClain).

Presentandosi come un organismo compatto e affiatato anche nei momenti di maggiore difficoltà, questo nucleo (a maggior ragione quando anche Anissa e Jennifer manifestano poteri simili al padre, che le faranno debuttare rispettivamente come Thunder e Lightning) sembra rappresentare un polo magnetico verso il quale confluiscono gran parte delle vicende narrate. Black Lightning è un superuomo reso più umano dall'amore per la famiglia e il suo impegno come eroe cittadino non avrebbe senso se non in riferimento a questo profondo affetto.
Questa componente, che ha reso la prima stagione emotivamente più coinvolgente, viene riproposto nella seconda con altrettanta validità e dà la possibilità alla serie di approfondire con una certa maturità psicologica tutti i drammi legati alla scoperta di sé e alla paura di non controllare i nuovi poteri.

Black Lightning - Stagione 2 Dopo una prima stagione non proprio perfetta, Black Lightning torna con nuovi conflitti da affrontare. Da un lato la criminalità, la discriminazione e la corruzione continuano a dilagare sulle strade di Freeland, dall'altro Jefferson Pierce deve fare i conti con i poteri manifestati dalle figlie. È proprio l'elemento familiare - con i drammi e i timori affrontati dalle giovani Pierce - a salvare la serie da difetti ed errori comunque evidenti, dando a questa seconda stagione spessore psicologico e coinvolgimento emotivo.

6.5