Black Mirror: recensione di USS Callister, primo episodio della quarta stagione

Charlie Brooker ci porta in quella che ha tutta l'aria di essere una parodia di Star Trek. Ma la realtà è ben diversa

Black Mirror: recensione di USS Callister, primo episodio della quarta stagione
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Ci siamo: Black Mirror è tornato. La quarta stagione della serie antologica creata da Charlie Brooker è finalmente disponibile su Netflix: sei nuovi episodi che esplorano quegli estremi verso cui l'essere umano è in grado di spingersi grazie a tecnologie particolarmente avanzate (ma non poi così difficili da immaginare). La stagione si apre con USS Callister, scritto a quattro mani da Brooker e William Bridges, un episodio che dal trailer si presentava subito come atipico per toni e ambientazione: una parodia di Star Trek con evidenti elementi comici, il tutto con un retrogusto anni Settanta. L'abile mossa di marketing ha creato curiosità e aspettative condite però da un certo grado di diffidenza, visto che in questi anni Black Mirror ci ha abituati perlopiù a risvolti tragici, angoscianti e amari. Chi non si è fidato del trailer ha fatto bene: il primo plot twist arriva infatti a pochi minuti dall'inizio dell'episodio (che, con i suoi 75 minuti, è il più lungo della stagione), facendoci immergere in una puntata carica di tensione che tuttavia riesce a regalarci anche momenti comici e davvero parodistici come promesso dal trailer. Attenzione: seguono spoiler.


Realtà e finzione

L'avventura dell'equipaggio dell'astronave USS Callister con cui si apre l'episodio si rivela presto uno specchietto per le allodole, una simulazione virtuale altamente realistica e dal gusto vintage. Il Capitano Daly (Jesse Plemons) è in realtà il creatore di Infinity, videogame che sfrutta la realtà virtuale. Sbeffeggiato dai suoi dipendenti e quasi bullizzato dal suo socio, James Wanton (Jimmi Simpson), la scrittura dell'episodio ci porta subito a empatizzare con Daly, almeno finché l'arrivo di una nuova impiegata, Nanette Cole (Cristin Milioti), non ribalta la situazione, facendo emergere la verità: Daly infatti digitalizza il dna dei colleghi che gli danno fastidio per creare delle loro copie digitali in una versione personalizzata di Infinity, ispirata alla serie di fantascienza anni Settanta di cui lui è un grande fan, Space Fleet. L'outsider diventa protagonista, la vittima diventa carnefice in questo gioco in cui Daly di fatto sfoga tutte le sue frustrazioni su quei personaggi, comunque dotati di coscienza e dei ricordi della loro vita reale.

Un gioco di inganni

E qui Black Mirror gioca di nuovo con il suo pubblico in questo continuo susseguirsi di inganni: Daly da protagonista diventa antagonista, tiranno del mondo da lui creato, mentre Nanette passa da comparsa e, forse, potenziale interesse amoroso a vera eroina dell'episodio. "Daly non è un dio, è un programmatore": l'ultima arrivata guida il resto dell'equipaggio in un disperato tentativo di fuga il cui fine ultimo è la morte digitale, vista come unico modo per sfuggire ai continui soprusi di un Daly tanto goffo e passivo nella vita reale quanto sadico in quella virtuale. Eppure alcuni elementi - i baci unicamente a stampo, la decisione di avere un equipaggio asessuato, l'imbarazzo di fronte alle avances di Nanette - rivelano un sadismo oltremodo infantile da parte di Daly, una crudeltà con risvolti certamente drammatici ma non per questo del tutto adulta.

Un inizio carico di speranza ma non per questo deludente

La quarta stagione di Black Mirror si apre con un gioco di inganni nel quale la parodia non prende mai davvero il sopravvento sulla tensione e sul dramma. Eppure l'episodio riesce nel suo finale a comunicare speranza e ottimismo: il cattivo è sconfitto, i buoni sopravvivono e possono partire verso nuove avventure. Praticamente un lieto fine canonico, ma va bene così: San Junipero ci ha insegnato che Black Mirror non deve obbligatoriamente comunicare solo angoscia. E USS Callister, pur con difetti logici che rischiano di annullare la sospensione d'incredulità in alcuni momenti, centra il suo obiettivo.