Caleidoscopio recensione: su Netflix un puzzle innovativo ma banale

Giancarlo Esposito guida una storia che ricerca più l'apparenza interattiva che la vera sostanza, mettendo in dubbio gli esperimenti di Netflix.

Caleidoscopio recensione: su Netflix un puzzle innovativo ma banale
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In un periodo in cui la richiesta abbonda, l'offerta non deve essere solo adeguata, ma innovativa. Deve spingersi oltre il solo interesse superficiale che può suscitare nel pubblico, deve oltrepassare il semplice desiderio di voler premere play per cominciare un'altra serie. C'è bisogno che avvenga qualcosa affinché lo spettatore decida espressamente di mettersi di fronte al proprio dispositivo intraprendendo quel determinato viaggio, selezionato tra una marea di tanti altri.

Per questo il gennaio 2023 delle serie Netflix è cominciato con Caleidoscopio, un esperimento che non riguarda lo sviluppo di una trama o la caratterizzazione dei personaggi, bensì l'esperienza del pubblico che può scegliere in quale ordine vedere gli episodi proposti. Il mescolare una tinozza piene di tinte che vengono offerte e che denominano ogni puntata, dimenticando la numerazione classica e potendo cominciare col penultimo episodio per poi passare al primo e continuare così fino a che non si conclude la serie Netflix.

Più storie, più episodi, una sola serie

C'è già una sequenza che viene suggerita su quali colori seguire e come incatenarli per dare una parvenza canonica alla narrazione del racconto, il quale è individuale per ogni puntata e verte attorno a un fantomatico colpo. Una rapina che ha influenzato - nel passato, presente e futuro - tutti i personaggi coinvolti in Caleidoscopio, i quali si ritrovano perciò a (ri)vivere tra conseguenze o flashback quell'evento scatenante, potendo così aprire e chiudere indipendentemente qualsiasi puntata, ognuna assestante e col proprio senso di esistere.

Come prevedibile la sostanza si rivela meno gustosa di quanto il divertimento di poter saltare da un episodio all'altro permette. Un tentativo che ricalca, seppur superandolo, l'interattività che caratterizzava l'episodio speciale Bandersnatch di Black Mirror, rilasciato sulla piattaforma nel 2018 e rimasto un giochino abbandonato in un angolo della libreria digitale. Esperimento stuzzicante, ma debole, che aveva mostrato insieme sia quanto possa essere entusiasmante prendere il comando di una narrazione, sia quanto è necessario che ci siano dietro bravi sceneggiatori che sappiamo tratteggiarla. Un po' quello che succede proprio con Caleidoscopio, che pur intrigando per questo suo procedimento di preferenza e selezione, non riscuote un risultato eccelso nella scrittura come ci si sarebbe augurati. Un mostrare più un'attenzione rivolta verso il creare dei racconti che siano fluidi e in qualche maniera isolati gli uni dagli altri, ma che non generano delle storie abbastanza forti da poter funzionare autonomamente.

Non solo, quindi, i fili che collegano le varie realtà della serie ideata da Eric Garcia sono assai fragili tra di loro, pur reggendo e costituendo un mosaico più grande, ma il risultato d'insieme si concentra troppo sulla riuscita del gioco ad incastro che su quello che effettivamente viene riportato. Un crimine messo in atto non tralasciando i sentimenti provati da ognuno dei partecipanti e la maniera con cui influiscono nella messa in atto finale. Una stilizzazione che se contribuisce a rendere più facile il collegamento tra gli episodi impoverisce anche la trama e i suoi protagonisti, per una storia tipica e anche banale.

Gli esperimenti non troppo riusciti di Netflix

Il cercare di rendere sempre più esponenziale la permanenza sulla finestra streaming è sicuramente un motivo di pregio per una piattaforma che cerca di oltrepassare il concetto dell'unica maniera di vedere i propri prodotti, ponendo sempre più lo spettatore al centro. Ma il tentativo di appagare e stimolare continuamente il pubblico con input inediti rischia di decentrare il focus che Netflix ha già perso da diverso tempo, non ponendo l'adeguata attenzione ai propri show e cadendo così in cancellazioni e proteste (clamorosa è la notizia della cancellazione di 1899).

Più di un Caleidoscopio qualunque, dunque, per partire realmente con il turbo per la piattaforma sarebbe il caso di ricalibrare i propri investimenti e focalizzarsi più sulla qualità che sulla futilità momentanea di un prodotto. Perché non tutti possono essere Stranger Things o Mercoledì. E una manciata di serie di successo non possono mascherare l'intero meccanismo difettoso che macina dietro.

Caleidoscopio Netflix cerca di sperimentare e ci riesce a metà. Se infatti Caleidoscopio è un esperimento interessante visto che lo spettatore può scegliere in che ordine vedere gli episodi, ognuno (semi) indipendente dagli altri, dall'altra rivela di avere a disposizione solamente una trama banale, così come la caratterizzazione dei suoi personaggi. Un altro show della piattaforma che punta più sull'apparenza che sul contenuto.

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