Carnival Row 2 Recensione: un'ultima stagione convincente ma poco originale

Una minaccia si aggira a Burgue e la spaccatura tra umani e Fae è sempre più profonda. Tra paura e tentativi di rivalsa, può ancora esserci la pace?

Carnival Row 2 Recensione: un'ultima stagione convincente ma poco originale
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Nei primi mesi del 2020 la pandemia ha segnato profondamente le vite di molti, creando una spaccatura anche nel mondo dello spettacolo. Le produzioni seriali hanno subito un drammatico arresto, con riprese rimandate a data da destinarsi. Tra queste c'era Carnival Row, approdata il 30 agosto 2019 su Amazon Prime Video con la sua prima stagione e in seguito messa in pausa a causa del lockdown e delle numerose misure di sicurezza messe in atto per contrastare il virus.

Con il via libera della Repubblica Ceca - setting principale dell'avventura dei protagonisti - i creatori René Echevarria e Travis Beacham hanno potuto riprendere la storia da dove l'avevano lasciata, riportando gli spettatori nella capitale noir e cupa del Burgue, dove le tensioni tra umani e Fae sono sempre più gravi e una minaccia misteriosa semina il panico con terribili omicidi. Tra le serie in uscita su Amazon Prime Video a febbraio 2023, Carnival Row 2 - in arrivo il 17 del mese - ci farà scoprire un mondo fantasy brutale e complesso, ma estremamente attuale, fatto di tensioni sociali e desideri di rivalsa. Ma la nuova stagione è migliore della precedente?

Un popolo alla ricerca della pace

Dopo una sanguinosa guerra, il continente di Tiranoc è diventato una terra ostile per le creature fatate che originariamente lo abitavano, i Fae. Ondate di immigrazione hanno portato questi ultimi a vivere nel mondo degli uomini nella città del Burgue, ghettizzati nel quartiere di Carnival Row, dove la forte discriminazione razziale li ha costretti a vivere in situazioni di povertà, sfruttamento e subordinazione.

In questo contesto di forti tensioni sociali e politiche, l'ispettore Rycroft Philostrate (Orlando Bloom) indaga su una serie di delitti perpetrati da una creatura sanguinaria. Ad aiutarlo - seppur con qualche iniziale contrasto - è la fata Vignette Stonemoss (Cara Delevingne), sua ex amante, ora legata a lui da un rapporto di affetto e risentimento. Sullo sfondo di questa storyline principale, i personaggi secondari contribuiscono a porre l'accento con le loro azioni e scelte sul clima soffocante di una società profondamente razzista come quella dipinta in Carnival Row: in particolare il fauno Agreus (David Gyasi) e la nobildonna Imogen (Tamzin Merchant), i cui scambi iniziali risentono di diffidenza e stereotipi, ma si trasformano presto in un'appassionante storia d'amore. La sconfitta di questa minaccia non mette tuttavia in sicurezza il Burgue e Carnival Row, ancora attraversate dalle tensioni di sempre, sulle quali si apre la seconda stagione della serie.

La classe politica continua a prendersela con i Critch (termine dispregiativo per indicare i Fae), ma non mancano i desideri e i tentativi di portare la pace tra popolo fatato e uomini. Nei nuovi episodi Philo non si trova solamente a mettere in discussione la propria identità, dopo aver scoperto di avere sangue Fae, ma ormai escluso dal proprio ruolo di ispettore scopre che una nuova minaccia - un crudele assassino - sta peggiorando le sorti del suo mondo. Siamo dunque alle prese con altri delitti e un nuovo mistero, sullo sfondo del quale si muovono forze rivoluzionarie che potrebbero sconquassare i fragili equilibri tra umani e Fae... e lo faranno.

Il confine sottile tra rivoluzione e vendetta

Nella recensione della prima stagione di Carnival Row abbiamo analizzato con attenzione pregi e difetti di una serie che si è mantenuta in bilico tra scelte creative interessanti e dinamiche meno originali. Forte di un'ambientazione accattivante e di un worldbuilding degno di nota, questa serie ha sfoggiato un cast stellare (capitanato da Bloom e Delevingne) e ha saputo dar vita a un mondo credibile, tanto nelle dinamiche sociopolitiche quanto nel trucco e nei costumi dei Fae. Attingendo a piene mani al folklore occidentale, Carnival Row ha rimediato ai difetti narrativi e alle proprie debolezze creando un clima sociale riconoscibile e tristemente attuale.

La seconda stagione non delude chi ha amato le tinte noir e le atmosfere cupe dei primi episodi, ambientati in quella che è - a tutti gli effetti - una città fantasy di ispirazione neo-vittoriana. Di fronte a una regia non particolarmente degna di nota, è la fotografia a creare la gran parte del fascino, giocando con le tonalità scure dei vicoli di Bourgue, dove i tentativi di rivalsa degli abitanti di Carnival Row sembrano aver portato a tensioni sempre più forti. Anche la colonna sonora - composta da Nathan Barr - contribuisce a creare l'atmosfera, immergendo lo spettatore in un mondo fantasy variegato e accattivante.

Malgrado le avventure di Philo abbiano portato alla luce la necessità impellente di instaurare un clima di pace tra Fae e umani, i soprusi e le discriminazioni sono ancora all'ordine del giorno, a causa di una classe politica che non solo non protegge le minoranze, ma - al contrario - le strumentalizza, le umilia e le maltratta. In un contesto tanto complesso si sviluppano i conflitti veri e propri: i crimini agghiaccianti compiuti da un assassino che si aggira nel Burgue e minacce più sottili, che serpeggiano tra le vie della città e si nutrono del malcontento Fae. Da un lato abbiamo il Corvo Nero - a cui si associa la stessa Vignette - il gruppo di ribelli che lotta contro i soprusi degli umani attraverso attacchi mirati; dall'altro l'idea di rivoluzione portata avanti dalla misteriosa Leonora (interpretata da Joanne Whalley).

In un mondo che fa della violenza il proprio linguaggio principale, sembra non esistere altra forma di comunicazione da entrambe le parti coinvolte, sia tra coloro che desiderano sopraffare, sia tra chi vuole difendere i propri diritti, ma finisce per sovrapporre la semplice vendetta alla preziosa rivalsa sociale di cui si fa portavoce. Questo confine sottilissimo fa di Carnival Row una serie fantasy che sa come dipingere la realtà sfaccettata e complessa nella quale fa muovere protagonisti e antagonisti, due ruoli non sempre nettamente distinti tra loro. Il modo in cui lo fa e costruisce l'intreccio, tuttavia, non è altrettanto perfetto.

Le debolezze di un intreccio che a tratti appassiona, a tratti annoia

Dagli otto episodi della prima stagione, la seconda arriva a dieci, dilatando il minutaggio a disposizione per prendersi tutto il tempo necessario per tessere il nuovo intreccio, con le sue svolte e i plot twist. Seppur ben inserito in un'ambientazione che fonde realismo e fantasia, su quest'ultimo aleggia ancora una volta (come notato in alcuni punti della season precedente) un po' di mancanza di originalità in alcune scelte, in particolar modo quella di proporre nuovamente un'indagine legata a una serie delitti.

Tra le più grandi potenzialità della serie spiccano però i personaggi, che si muovono all'interno di un sistema spietato che finisce per condizionarli in vario modo. Da coloro che lottano al fianco dei Fae a chi invece non prova compassione per la loro condizione di emarginati: ogni figura in gioco si costruisce attorno a sfumature e si muove lungo il confine di "giusto" e "sbagliato".

Per primo Philo, ancora influenzato dalla propria etica da investigatore e legato al mondo umano nel quale è cresciuto, pur senza giustificarne i soprusi. C'è poi Vignette, a metà tra il desiderio di pace e ciò che è necessario fare per conquistarla, ma anche l'amica Tourmaline (Karla Crome), terrorizzata da un nuovo potere che le mostra i terribili eventi a cui la città sta per andare incontro. Tra i personaggi degni di nota ci sono infine anche Agreus e Imogen, in fuga insieme da un mondo che non accetta la loro relazione interraziale (e dal controllo del fratello di lei).

Grazie a un buon livello di recitazione, tutto il cast si muove in modo credibile nel mondo in cui Echevarria e Beacham lo ha inserito, ma risente di quello che era un difetto anche nella prima stagione, una mancanza di approfondimento delle singole storyline, quando il progredire dell'intreccio lo richiede. Dal punto di vista tecnico, invece, va nuovamente riconosciuto il buon lavoro svolto dal reparto trucco, capace di incorporare in modo naturale i tratti fisici più evidenti dei Fae, come corna, orecchie a punta e zoccoli, nonché di creare degli ottimi costumi di ispirazione vittoriana. Lo stesso non si può dire della CGI, ormai rodata nella realizzazione delle ali delle fate, ma debole quando si tratta di creare da zero le creature più spaventose.

In generale, Carnival Row ha per le mani del buon materiale, che cozza però contro una trama dispersiva e un po' ripetitiva. I difetti che caratterizzavano alcune delle relazioni - in particolar modo quella tra Philo e Vignette - non vengono purtroppo superati del tutto, malgrado queste ultime siano un prezioso strumento per abbattere le differenze tra Fae e umani.

Carnival Row - Stagione 2 Con le sue atmosfere noir accattivanti, Carnival Row 2 sa come immergere lo spettatore in un mondo cupo, pericoloso e coinvolgente. Accanto a personaggi interessanti - resi vivi dalla buona recitazione del cast - e a un worldbuilding efficace (fantasy nelle ambientazioni, ma realistico e attuale nelle tematiche sociali e politiche trattate), quest'ultima stagione risente ancora di qualche difetto, sopratutto nella gestione dell'intreccio, che si rivela per certi versi troppo simile a quello della prima season.

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