Il caso Alex Schwazer: una docuserie per riaprire l'inchiesta sul doping

Doping, alleanza, redenzione: su Netflix lo sportivo insieme all'allenatore Sandro Donati ricostruisce la propria vicenda.

Il caso Alex Schwazer: una docuserie per riaprire l'inchiesta sul doping
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Potrebbe diventare un film, nel frattempo hanno deciso di farci una docuserie. È Il caso Alex Schwazer, disponibile tra le uscite Netflix di aprile 2023 e tentativo del campione olimpico di ammettere e mostrare come lui, quella seconda volta, non fosse affatto positivo al doping (non perdete anche i film di aprile su Netflix). La vicenda risale al 2016, la ricordano tutti, come molti hanno avuto il piacere di speculare sulla possibile colpevolezza o innocenza dell'atleta di marcia, vincitore della 50 m di Pechino nel 2008.

Quella che lo vedeva ammettere in primis nel 2012 l'uso di sostanze per aumentare le sue prestazioni sul campo, facendolo scoppiare in un pianto disperato durante una conferenza stampa in cui non riuscì più a trattenere le lacrime. In cui rilasciò quella tensione che lo aveva soffocato fino a quel momento e di cui, pur ammettendo un peccato, per un attimo lo liberò e lo salvò. Ma è la parabola ascendente di un campione puro che è stata successivamente stroncata e su cui Schwazer e l'allenatore Sandro Donati non si fermano, scegliendo quindi la via della verità, come continuano a fare da sette anni a questa parte, prima di veder romanzata la loro storia su Netflix. Che qualcosa però di archetipico già lo presenta. E che è interessante seguire nel corso delle quattro puntate.

Dall'atleta all'uomo

Se le vicende di Il caso Alex Schwazer risultano notoriamente conosciute ai più, che siano appassionati o meno dell'ambito sportivo o rimasti sicuramente informati quando al tempo si scatenò un secondo scandalo attorno alla figura dell'atleta, meno si è forse a conoscenza dell'unione tra il campione e il suo allenatore. I quali, come spesso avviene nei più grandi racconti sullo sport (e della narrativa tutta), sono all'opposto per poi coalizzarsi e mettere in scena il più bello scambio umano e professionale che possa esistere.

Il segugio dell'anti-doping che prende sotto la propria ala il reo confesso, che ha deciso di buttarsi il passato alle spalle, fatto di stress, di isolamento e di disciplina mal riposta, per dedicarsi anima e corpo al suo mestiere, a raggiungere lo scopo desiderato. Mostrare di essere un atleta, punto. È vero, probabilmente tra i più grandi, ma solo e soltanto un atleta.

Una storia di sport o una storia di Mafia?

Suddividendo in scompartimenti gli episodi e riponendo in ognuno un focus che va poi allargandosi alla grande rete di intrighi e zone grigie in cui si sono mossi i carnefici e le vittime di questa pagina di sport italiana, Il caso Alex Schwazer ricostruisce antecedenti e congetture, stabilendo il terreno da cui il doping partiva per arrivare fino al marciatore. Come il suo incontro con Donati, seppur salvifico sotto tanti aspetti, sia stata la soluzione per sbarazzarsi di entrambi.

Ma è anche un ragionamento su fin dove si può spingere un'ambizione, che non si presenta più tale quando abbatte l'uomo per far emergere solo e soltanto lo sportivo. Uno specchio dei tempi che si augurano andati e su cui c'è ancora molto da lavorare. Dalla salute mentale dei professionisti al dover abbattere e ristrutturare le infrastrutture del potere dalle fondamenta fin sopra la cima. Accorgersi che quando viene coinvolto Attilio Bolzoni, giornalista che scrive di Mafia, non si è poi tanto lontani da qualsiasi altra associazione a delinquere, con le stesse pressioni distruttive. Anche quando significa strapparti da una gara, come quelle a cui Schwazer non potrà partecipare fino al 2024.

Il caso Alex Schwazer Una storia di fallimento, risalita, ostacoli. Il caso Alex Schwazer fa parlare in prima persona lo sportivo insieme al suo allenatore Sandro Donati, riproponendo in quattro puntate il doppio caso di doping che lo ha visto coinvolto. Il desiderio di guardare dritto alla telecamera e riportare i fatti come, per loro, sono stati. Un insieme di zone grigie in cui cercare di far luce, fotografando una parentesi sportiva ancora oscura e dolorosa.

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