Christian Recensione: la miracolosa serie Sky con Pesce e Santamaria

Edoardo Pesce, con le stigmate alle mani, è il protagonista della serie originale Sky tra religione, criminalità e prodigi.

Christian Recensione: la miracolosa serie Sky con Pesce e Santamaria
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Tutto nel panorama italico sembra ormai riferibile a Lo chiamavano Jeeg Robot. Il film di Gabriele Mainetti (il cui ultimo lavoro è una meravigliosa follia che vi raccontiamo nella nostra recensione di Freaks Out) ha segnato un punto di non ritorno per il cinema italiano. Ed è anche il caso di Christian, nuova serie originale Sky con a capo Stefano Lodovichi (regista di un interessante thriller horror su Prime Video che vi proponiamo nella nostrarecensione de La Stanza) e che quel Mainetti lo vedeva protagonista nel 2012 del cortometraggio girato da Roberto Cinardi in arte Saku.

Eppure, senza l'avvento di Jeeg, l'inedito Messia non avrebbe avuto nessuna possibilità di poter giungere sullo schermo, convincendo Lucky Red e Sky a dare una possibilità al Padre Pio dei noialtri e adottando una via che si ponesse a metà tra il successo mistico di un dramma come Il Miracolo e le atmosfere abbordabili, affascinanti e avventurose del cinecomic. Anche se di supereroistico questo Christian ha ben poco.

Fede e criminalità nella serie Christian

È nel mistero delle dottrine che si nasconde il carisma della serie di Lodovichi, in quell'aria di superiorità a cui ogni uomo aspira e che può arrivare soltanto come una manifestazione divina.

E divino è il cast scelto per quest'opera, il setting che si è scelto di dargli, il tono che si è utilizzato per portalo in scena. È la commistione di quello che, ormai, è a tutti gli effetti il genere della "periferia romana" che va unendosi alla dimensione di accadimenti irreali. Di una religiosità che diventa l'occasione per un'originalità e per narrazioni fantastiche che confermano la determinazione di un'industria italiana che non ha più voglia di restare indietro nella produzione di una serialità migliore. Nelle stigmate del protagonista di Edoardo Pesce è racchiusa tutta quella prodigalità che si diffonde per l'intera realizzazione del prodotto Sky. Nella semplicità delineata dal piccolo circolo di criminalità organizzata, gli autori Enrico Audenino, Valerio Cilio e Cinardi stesso sono andati ad aggiungere il misticismo di un racconto che vibra per la rifinitura di una scrittura asciutta e incisiva, che mescola accuratamente la bonarietà della romanità delinquenziale e la sua comicità naturale con la turbolenza di eventi metafisici e impensabili che entusiasmano e spaventano.

La moderna rappresentazione delle figure sacre della nostra contemporaneità, che nel passato si rifugiavano nei brutti ceffi e negli "accattoni" di Pier Paolo Pasolini, nella miscredenza dell'oggi si ripropongono nei nuovi, ma sempre classici e attuali, mascalzoni di quartiere. La rivisitazione di personaggi la cui sacralità viene attribuita non più solo in maniera ideale, ma grazie alla temerarietà della visione audiovisiva italiana possono osare, allungando le mani e compiendo miracoli.

Come quelli inseguiti dal personaggio di Claudio Santamaria, fedelissimo al coraggio del panorama nostrano del sapersi vestire di improbabili, ma strabilianti abiti. E come quelli generati per la serie da Edoardo Pesce, che come San Francesco si spoglia dei suoi vestiti da personaggio negativo, ombroso, malvagio che solitamente gli vengono attribuiti, trovando nella solidità della sua presenza massiccia una fragilità che gli dona una delle performance più ammirabili della sua carriera.

L'umanità in cerca di salvezza

Tossici, giocatori d'azzardo, dipendenti da qualsiasi vizio, defunti. L'umanità passa sotto l'imposizioni delle mani di Christian e ne esce risorta, come la visione di una serie che unisce le sue più valide maestranze.

Un prodotto portentoso che mostra la predestinazione e le sue contraddizioni, la salvezza di un'anima che può toccarne tante altre. È la religione usata come mezzo per attingere alle atmosfere del suo genere, senza renderla invadente o dimenticando in prima istanza l'aspetto umano, carnale, mortale dei personaggi. Quello di Christian è un dogma che si fa speranza per il protagonista. Il personaggio interpretato da Edoardo Pesce va irradiando un calore che accende il desiderio di nuova vita dei personaggi e porta a cogliere l'occasione di una seconda inattesa opportunità, che si espande fino al di fuori nelle potenzialità dell'industria seriale italiana. Un altro segnale dato dalla nostra TV per portarci a credere sia nella possibilità di un bene superiore sia in narrazioni che sappiamo restituirci la fede. E perciò beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli televisivi e cinematografici.

Christian Tra criminalità e credo, Christian è la nuova serie italiana di Sky che ci chiede di avere fede. Fede nelle narrazioni nostrane, fede nell'industria italiana dello spettacolo, fede nella possibilità di storie diverse e ben fatte che possono arrivare sui nostri schermi. Le stigmate sulle mani di Edoardo Pesce sono il segnale per un cambiamento nel protagonista e nel panorama dei nostri racconti. Una visione che unisce il sottogenere legato alla periferia romana e il misticismo della religione, mescolando humor e tensione per quello che si rivela essere un ottimo prodotto seriale.

7.5