Cobra Kai 5 Recensione: colpire per primi non basta più

La nuova stagione di Cobra Kai sa un po' troppo di già visto, ma riesce ancora a manipolare alla grande la mitologia di Karate Kid.

Cobra Kai 5 Recensione: colpire per primi non basta più
Articolo a cura di

Per me, che sono cresciuto al fianco di Daniel-san a suon di calci della gru, sapere che il confronto finale tra il protagonista di Karate Kid e lo spietato Terry Silver è alle porte era fonte di emozione assoluta. Perché, diciamo la verità, sono trent'anni che desideriamo vedere LaRusso colpire "per primo e senza pietà" colui che più lo ha tormentato in gioventù, un pazzo sadico e intransigente che non ebbe scrupoli ad utilizzare un adolescente per soddisfare la propria vanagloria da cocainomane.

Eppure il Serpente ha vinto ed è pronto ad avvolgere il mondo tra le sue spire. Ha già avvelenato il bonsai e ammansito l'aquila. Ma, come insegnò il signor Miyagi al giovane Daniel-san, il bonsai ha radici forti. Per Chozen, che nella quinta stagione di Cobra Kai avrà modo di insegnare agli allievi di LaRusso, l'attacco del Miyagi-Do non sarà poi così esteso, ma è profondo chilometri. Se il nuovo alleato di Daniel avrà ragione, non vi resta che continuare a leggere la nostra recensione di Cobra Kai 5 dopo aver visto la nuova season della serie Netflix in anteprima. Un blocco di episodi che purtroppo si è rivelato complesso da digerire, soprattutto se confrontato alle iterazioni precedenti, e che a conti fatti rappresenta forse la fase meno convincente di tutto il franchise. Ma andrò con ordine.

Il dominio del Cobra

Dov'eravamo rimasti? Nella recensione di Cobra Kai 4 vi raccontavamo che, pur con qualche perplessità in termini di scrittura, eravamo soddisfatti tanto del fanservice quanto della gestione dell'antagonista, al punto che abbiamo reputato Terry Silver un grande villain.

La quinta stagione della serie sequel di Karate Kid riprende proprio laddove si era interrotta la precedente: la vittoria schiacciante di Falco durante le selezioni maschili dell'All Valley Tournament non è bastata per assicurare al Miyagi-Do la vittoria della competizione. Le prove individuali, e soprattutto il match conclusivo tra Sam LaRusso e Tory Nichols, si sono conclusi a favore degli allievi di Terry Silver, con la conseguente vittoria del Cobra Kai. Come da accordi, Miyagi-Do e Eagle Fang devono chiudere i battenti, mentre Silver - dopo aver messo fuori dai giochi John Kresse con un inganno - inizia ad espandere il proprio franchise proprio come aveva promesso, aprendo nuovi dojo in tutta la valley e assumendo i migliori (e più spietati) sensei con cui plasmare i suoi ragazzi. Daniel ha però scelto di non arrendersi chiamando un vecchio alleato da Okinawa: Chozen, suo vecchio rivale, è ora pronto ad aiutare l'ex discepolo di Miyagi a prendersi la sua rivincita. Eppure la sconfitta all'All Valley ha segnato tutti i giovani protagonisti, a partire da Sam, incapace di ritrovare se stessa. E persino Tory, dopo aver appreso che Silver ha truccato gli incontri femminili, nutre dubbi sulla sua stessa lealtà al Cobra Kai.

E Johnny, e Miguel, e Robby? Avevamo lasciato Diaz poco dopo aver abbandonato il tatami e aver preso la decisione di viaggiare verso il Messico in cerca del suo vero padre, disilluso e addolorato dal rapporto in crisi con il suo sensei. Lawrence, d'altro canto, si lancia subito all'inseguimento del suo studente più affezionato, e al suo fianco c'è niente meno che Robby. Per il personaggio di William Zabka inizia dunque un percorso di ricostruzione, sia nei confronti del proprio figlio biologico sia in quelli del suo figlio acquisito. E intanto il Cobra Kai continua ad estendere la sua morsa, le macchinazioni di Terry mettono a dura prova la psicologia di Daniel e persino Kresse, rinchiuso tra le mura del carcere, pianifica accuratamente la sua vendetta.

Il Karate perde colpi

Di storyline, in Cobra Kai 5, ce ne sono tante, purtroppo non tutte sono efficaci. A cominciare dalle prime puntate, che semplificano abbastanza il segmento narrativo dedicato a Johnny, Miguel e Robby, coinvolti fin troppo facilmente tra le maglie di un contesto criminale sudamericano poco credibile.

Lo stesso Silver, che nella quarta season aveva regalato spettacolo, finisce per cadere vittima del suo stesso antagonismo: Terry è sempre e comunque un passo avanti a Daniel e riesce ad anticipare ogni mossa del suo rivale con il piglio di un grande antagonista, ma la sensazione è che i vari snodi di trama che lo coinvolgono siano al limite di un situazionismo piuttosto becero. Anche le dinamiche e i rapporti tra i ragazzi, e le rispettive controparti adulte, si sono rivelate più insipide che in passato. Il motivo è presto detto: Cobra Kai inizia a perdere le sue fondamenta originarie. Il materiale citazionista direttamente da Karate Kid ora è davvero ridotto all'osso e la serie Netflix comincia a sentire la necessità di camminare sulle proprie gambe. Purtroppo il risultato non è dei migliori: Cobra Kai inizia letteralmente a parlarsi addosso, autocitandosi costantemente, il risultato è che nella quinta season vediamo reiterate situazioni e storyline che si ripetono da almeno due stagioni a questa parte. I drammi interiori di Sam, redenzioni e ripensamenti, risse tra dojo. Tutto, in Cobra Kai 5, sa purtroppo di già visto, eccezion fatta per un finale che in qualche modo chiude definitivamente alcune parentesi narrative - aprendone tuttavia altre che ci hanno lasciato dubbi sul futuro dello show, ma di questo parleremo in un'altra occasione.

C'è da dire, comunque, che non tutto è "da buttare". La serie prova a fare ancora più introspezione di prima su alcuni personaggi, in parte riuscendoci, e rimane a mio parere inattaccabile quando manipola la mitologia di Karate Kid: è indubbio che Cobra Kai sia scritto da un team di creativi che conoscono e rispettano la saga madre, e su questo fronte c'è da dire che la Stagione 5 regalerà nuovi spunti di riflessione soprattutto sul secondo e sul terzo capitolo della serie cinematografica.

Anche stavolta, in piena tradizione con le season antecedenti, camei, ritorni e sorprese non mancheranno, e il citazionismo - anche e soprattutto da un punto di vista musicale e registico, e più in generale artistico - indubbiamente si sprecherà. Peccato che stavolta, molto più che in passato, è dunque la scrittura il grande anello debole del racconto. Insomma, per la prima volta dopo anni, a seguito di almeno due blocchi di assoluta transizione, Cobra Kai prova finalmente a "colpire per primo". Peccato che la Legge del Pugno inizi a perdere i suoi colpi, e se lo show Netflix non smette di allungare il brodo temo proprio che il responso dei fan prenderà alla lettera il motto di John Kreese: "Nessuna pietà".

Cobra Kai - Stagione 5 Cobra Kai 5 è ad oggi la stagione meno convincente dello show Netflix, ed è paradossale: finalmente molte storyline trovano una propria conclusione e al solito tutto ciò che riguarda il fanservice e la mitologia di Karate Kid viene gestito con dignità e rispetto. Ciò che stavolta non funziona è tutto il contorno: tra storyline reiterative e spunti di trama poco credibili, incluso un villain a tratti troppo situazionale, il timore è che Cobra Kai stia iniziando ad esaurire i suoi spunti migliori. Sembra che il serpente debba affilare le sue zanne: il bonsai avrà anche radici profonde, ma se il terreno non è più fertile le foglie non potranno che crescere marce.

6.5