Cursed: Recensione dei primi 5 episodi della serie fantasy Netflix

Katherine Langford, Daniel Sharman e Devon Terrel in una rivisitazione young adult del mito di re Artù da un romanzo fantasy di Frank Miller e Tom Wheeler.

Cursed: Recensione dei primi 5 episodi della serie fantasy Netflix
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Rielaborare un mito non è mai facile. E quando di mezzo c'è il fantasma ingombrante di Artù, Excalibur, Merlino e di tutto ciò che compone la mitologia cavalleresca, le aspettative e i dubbi salgono. Cursed, comunqe, si presenta ai nastri di partenza con un curriculum di tutto rispetto: la serie Netflix è tratta da un romanzo illustrato di Frank Miller e Tom Wheeler, quest'ultimo peraltro un prolifico autore televisivo che figura anche tra i creatori del serial, in uscita sulla piattaforma streaming il 17 luglio. In occasione della data di lancio dello show con protagonisti Katherine Langford (Hannah Baker in Tredici) e Daniel Sharman (Lorenzo il Magnifico ne I Medici), noi abbiamo già visionato tutti gli episodi della serie. In questa sede vi forniremo le nostre prime impressioni su circa metà delle puntate complessive, così da fornirvi un parere senza spoiler su cosa vi aspetta in questa nuova e intrigante proposta fantasy di Netflix.

La spada, la ragazza e il destino

Se avete già letto, o quanto meno conoscete, l'opera originale di Miller e Wheeler, dovreste bene o male sapere cosa vi aspetta nella serie Netflix. Tutti gli altri potrebbero rimanere invece un po' spaesati da una lore di partenza già densa di elementi, personaggi e maschere di vario tipo, oltre che di spunti narrativi già noti a chiunque mastichi i rudimenti fondamentali dell'epica cavalleresca medievale.

Cursed, d'altronde, nasce come una rivisitazione in chiave young adult delle leggende arturiane, ora rielaborando, ora stravolgendo totalmente ciò che sapevamo su alcuni personaggi chiave dei miti britannici originali. D'altronde la trama segue l'avventura della giovane Nimue (Katherine Langford), una Fey - cioè un'abitante dei boschi in grado di utilizzare la magia e quindi ben lontana dagli standard di un comune essere umano - destinata un giorno a diventare la leggendaria Dama del Lago.

I Fey, come gran parte delle creature magiche, vivono ai margini della società e sono costantemente braccati dai Paladini Rossi, un'ordine religioso che ha l'obiettivo di estirpare ogni traccia di magia in nome della Chiesa. Nimue, inoltre, è un'emarginata tra gli emarginati: persino all'interno del suo stesso popolo la giovane non è ben vista, in quanto un'incidente capitatole da piccola sembra averle iniettato una misteriosa maledizione che non le permette di controllare pienamente i suoi poteri.

La vita di Nimue, in ogni caso, viene sconvolta quando i Paladini Rossi e il loro araldo più fedele - il temibile Monaco Piangente, un Daniel Sharman sorprendentemente tenebroso - danno alle fiamme il villaggio in cui viveva e tolgono la vita a sua madre. La donna affida a sua figlia un'antica spada, chiamata Dente del Diavolo: un'arma iconica e leggendaria, dotata di un misterioso potere che renderà Re dei Re chiunque sia capace di brandirla: la missione di Nimue sarà di portare la spada a Merlino (Gustaf Skarsgard), un mago caduto in disgrazia che potrebbe aiutare l'eroina a liberare l'umanità dall'oppressione.

Il responso dopo 5 episodi

Stando a quello che abbiamo visto nei primi episodi, Cursed è un racconto di formazione tipicamente young adult, nonostante nella messinscena non si precluda qualche tinta più macabra, violenta e matura. Si parte, in ogni caso, da una protagonista emarginata ed ignara del destino che l'attende, ma che si ritrova ben presto vittima di eventi disastrosi e costretta a caricare sulle proprie spalle il destino dei popoli oppressi.

È un'opera in cui si individuano facilmente molti stilemi della narrativa classica: dal coming of age, appunto, all'oppressione religiosa, dalla xenofobia ai valori positivi della speranza, dell'eroismo e del sacrificio. L'elemento più riuscito della produzione è probabilmente la "lore" di base, la mitologia di partenza e anche la ricostruzione del mito arturiano, qui scardinato e riassemblato in più punti per comporre un parco di protagonisti spogliati e del tutto demoliti della propria caratterizzazione originaria.

Si evince, insomma, la penna primigenia di due autori di spessore nella definizione di un worldbuilding affascinante e suggestivo, seppur in alcuni frangenti un tantino stereotipato. I problemi del prodotto emergono, a nostro parere, soprattutto col sopraggiungere del giro di boa per quanto concerne la narrativa. Sin dall'inizio Cursed mette in chiaro le proprie ambizioni, ma le esegue con un intreccio non sempre efficace, che poggia sulla scrittura di personaggi un po' troppo monodimensionali e su meccanismi causa-effetto che (soprattutto negli snodi centrali della vicenda) ci hanno lasciati un filino perplessi.

Il racconto si dipana, oltre che su piani temporali differenti che spiegano man mano il background dei protagonisti in un continuo avanzamento di scoperta, anche in diverse storyline sorrette da un montaggio non proprio brillante, che utilizza brevi intermezzi realizzati con lo stile grafico stilizzato del romanzo: una soluzione suggestiva e forse persino brillante, ma che in alcuni momenti rende il montaggio decisamente sottotono.

Ad aggravare il tutto interviene anche un comparto tecnico non sempre all'altezza, con un reparto di effettistica che in alcuni frangenti abbassa l'asticella qualitativa del prodotto. Ciò è avvenuto nel corso dei primi 5 episodi, culminati peraltro con il primo grande colpo di scena del racconto, e la speranza è che gran parte degli investimenti della produzione si siano rivolti nelle puntate finali, nelle quali speriamo vivamente che la qualità visiva e tecnica ci regalino soddisfazioni maggiori.

Cursed Cursed potrebbe far presa sul pubblico Netflix grazie ad un racconto avvincente e personaggi interessanti, seppur a tratti un po' troppo monodimensionali. La ricostruzione del mito arturiano è pronta a spaesare e sorprendere, ma ci aspettiamo che l'intreccio prenda una piega più coerente nei restanti 5 episodi dello show, di cui discuteremo nei prossimi giorni per darvi l'occasione di interiorizzarne la visione. A fronte di tutto ciò, comunque, crediamo che il prodotto rimanga modesto nell'esecuzione tecnica e nella gestione dell'effettistica: un difetto che speriamo venga attenuato negli ultimi episodi, ma che in linea generale ci sembra a tratti un po' troppo carente.