Dark: Recensione della prima serie tedesca su Netflix

La prima vera produzione in lingua tedesca del gigante dello streaming è un prodotto ambizioso e affascinante, ma non proprio rivoluzionario...

Dark: Recensione della prima serie tedesca su Netflix
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Come la HBO in passato, anche Netflix sta in quella posizione scomoda dove si parla di "rivoluzione" a livelli di produzione seriale ma i contenuti stessi non sono sempre all'altezza di tale reputazione. Basti pensare anche solo all'anno del debutto dei Netflix Originals, quel 2013 (per gli Stati Uniti) dove insieme agli acclamati House of Cards e Orange Is the New Black fu proposto anche il dimenticabile (e dimenticato) Hemlock Grove. Quattro anni dopo siamo arrivati al punto dove determinati prodotti (vedi alle voci Girlboss e Gypsy) passano a miglior vita dopo una sola stagione, anche perché la bulimia produttiva attuale della società di streaming - almeno un prodotto originale a settimana, che si tratti di film o serie - richiede per forza dei sacrifici. Poi c'è la questione un po' delicata delle produzioni in lingua straniera, un territorio dove il (dovuto) riconoscimento del valore di Netflix fuori dagli Stati Uniti tende talvolta a dimenticare la natura tutt'altro che rivoluzionaria delle serie stesse. L'abbiamo visto con Marseille e Suburra, e per certi versi il discorso è applicabile anche a Dark, il mystery fantascientifico di stampo tedesco.

Passato e presente

Già nel nostro commento sul primo episodio avevamo sottolineato l'aderenza della serie a certi canoni narrativi di genere, in primis la natura non-lineare del tempo che è un elemento fondamentale di Doctor Who. Tra un paradosso e l'altro è soprattutto la componente più intima dello show ad attirare l'attenzione, con una riflessione prevedibile ma non banale sulle verità nascoste in una piccola comunità teutonica attraverso i decenni (i primi due episodi, in caso la questione non fosse abbastanza chiara, sono intitolati rispettivamente Segreti e Bugie). Un approccio simile a quello che il co-creatore Baran Bo Odar aveva impiegato per il suo primo lungometraggio, The Silence, su un'amicizia pericolosa i cui effetti si fanno sentire nel corso del tempo, con l'aggiunta dell'elemento fantascientifico che, coerentemente con il titolo della serie, non si tira indietro al cospetto delle conseguenze meno piacevoli degli eventi rappresentati. Il tutto è confezionato con grande professionalità, andando verso un finale che, come da tradizione, funziona bene sia come conclusione definitiva che come punto di partenza per un possibile secondo ciclo.

Ambizione ovunque

Dark è un lavoro più intrigante che coinvolgente, almeno per gli standard di Netflix dove la modalità standard è quella del bingewatching (in questo caso si può tranquillamente assaporare il mistero della città di Winden a ritmi più lenti). È un prodotto dignitoso dove abbonda l'ambizione, con una sincerità che è difficile da non apprezzare, anche quando ci ritroviamo di fronte a un titolo d'episodio come Sic Mundus Creatus Est ("così fu creato il mondo"). Questo soprattutto perché, a differenza di altre produzioni Netflix realizzate fuori dal territorio americano, la serie non cerca mai veramente di spacciarsi per qualcosa che non è. Fin dall'incipit è chiaro che, per quanto ottimamente confezionato, si tratti di una storia già vista, a volte meglio, a volte peggio. E a patto di voler dare una chance a un racconto non proprio coraggioso ma comunque solido, il divertimento non mancherà.

Dark - serie tv La prima incursione di Netflix nel territorio della produzione seriale in lingua tedesca è un prodotto affascinante e ben confezionato, che si appoggia su schemi narrativi familiari ma non per questo privi di interesse. Sorretto da un'ottima atmosfera lugubre e un buon cast, questo thriller dalle tinte fantascientifiche non ha nulla di rivoluzionario, ma come pezzo di entertainment è più che pregevole.

7.5