Daybreak: Recensione della nuova serie teen di Netflix

Un'avventura post-apocalittica dai toni ironici e lo stile eccentrico, tra elementi originali e riferimenti nerd

Daybreak: Recensione della nuova serie teen di Netflix
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Un primo sguardo a Daybreak, la nuova folle serie di Netflix, ha evidenziato un'ambientazione interessante: un mondo post-apocalittico abitato da adolescenti che hanno creato una nuova società divisa in tribù. Nonostante l'originalità del prodotto, che aggiunge ricchezza di tematiche al fumetto di Brian Ralph, la prima puntata di Daybreak ha estremizzato un po' troppo la piacevolezza di un mondo privo (o quasi) di adulti e l'esuberanza della componente grafica, mancando talvolta di centrare il punto della serie.
Il resto della stagione ha saputo sfruttare bene alcuni punti forti, mantenendo tuttavia alcuni difetti a livello di stile e scrittura.

Dal fumetto alla serie tv

Non è del tutto corretto affermare che Daybreak sia un semplice adattamento seriale dell'omonima graphic novel di Brian Ralph. Tra le pagine del fumetto si possono certamente trovare gli elementi che hanno ispirato la serie, ma la rivisitazione di Brad Peyton e Aron Eli Coleite dona alla vicenda di Josh uno spiccato tocco teen e l'ironia che la contraddistingue.
Il fumetto di Ralph, scritto nel 2006, presenta una narrazione non lineare simile a quella della serie, ma anche una maggiore profondità, un protagonista temprato dalle avversità e uno stile privo di eccessi. La mano stessa dell'autore si distingue per un tratto poco realistico e per disegni dalla tinta seppia che sembrano accentuare la devastazione del mondo in cui il protagonista si muove. Anche lui, come Josh (Colin Ford), sfonda la quarta parete del fumetto per rivolgersi direttamente al lettore, una sorta di co-protagonista invisibile che lo accompagna nella sua avventura. Il personaggio di Ralph lo fa però con un tragico umorismo, scevro dell'abbondanza grafica della serie.

Il titolo Netflix sembra quasi trasformare quel velo di inquietudine che traspare dalla graphic novel, in un parco giochi di colori e schermaglie sociali ben poco realistiche. Che l'intento non fosse solo quello di recuperare il materiale fornito da Brian Ralph è piuttosto ovvio, ma in più di un'occasione la natura carnevalesca di Daybreak ha messo in secondo piano l'angoscia per un mondo devastato da un'arma nucleare biologica.

Il mondo post-apocalittico in salsa teen, tra originalità e tributi

È proprio lo stile di Daybreak a contraddistinguerlo fin dalle prime scene. Al pesante filtro "post-apocalittico" (che in parte sembra ispirarsi alle pagine del fumetto) si aggiungono didascalie, flashback che sembrano quasi sfidare le leggi temporali, sguardi in camera, inserti giocosi e battute. Tutti questi elementi mostrano di funzionare bene all'interno di una serie teen che intende sdrammatizzare una tragedia nucleare, ma al tempo stesso rischiano in più occasioni di smorzare l'inquietudine che una simile situazione dovrebbe generare, sia nei personaggi che nello spettatore.

La forte personalità visiva di Daybreak va a braccetto con la discreta originalità nella costruzione dell'ambientazione. Questa prende palesemente ispirazione dai classici del cinema e della tv - dalla desolazione post-apocalittica di Mad Max ai non morti di The Walking Dead - ma riadatta i cliché del genere a una realtà giovanile e scolastica.

Depurato dalla sovrabbondanza formale, Daybreak mostra la propria vena umoristica proprio nella creazione di tribù, personaggi, armi e costumi: le armature degli ex-atleti, derivate da sezioni di divise di football, le cheerleader diventate ora Cheermazzoni, i temibili ghoulies, adulti trasformati in zombie e condannati a ripetere in eterno il loro ultimo pensiero prima dell'impatto nucleare.

Un cast interessante in appoggio a un protagonista che non brilla

Daybreak è una serie tv dai toni eccentrici, che tuttavia presenta alla base una trama piuttosto semplice: dopo l'impatto sulla cittadina californiana di Glendale di un ordigno nucleare, gli adolescenti devono adattarsi a un mondo minacciato da adulti trasformati in ghoulies. Il diciasettenne Josh si adopera per ritrovare la ragazza di cui è innamorato, stringendo alleanze, affrontando bande rivali e lottando contro il pericoloso Barone Trionfante. Accanto a Josh agisce però un complesso sistema di personaggi e sotto-trame che, paradossalmente, risultano molto più interessanti del protagonista stesso.
Il giovane Josh Wheeler - classico bravo ragazzo, brillante, gentile e rispettoso - viene sottoposto a una crescita psicologica troppo debole durante il corso della stagione, restando quasi sullo sfondo di un'esperienza corale che al contrario permette ai personaggi secondari di brillare. Nonostante sia principalmente Josh a introdurci nel suo mondo fatto di tribù e pericoli, non è a lui che lo spettatore finisce per affezionarsi di più. La sua battaglia personale si limita alla ricerca di una fanciulla che egli crede bisognosa di essere salvata e la vicenda amorosa che coinvolge lui e Sam (Sophie Simnett) è tutto ciò che lo muove (o quasi) nel corso della narrazione.

A livello di scrittura del personaggio Josh viene presentato come l'eroe della situazione, la figura che potrebbe ricoprire il ruolo del leader, ma che non presenta caratteristiche tali da renderlo più curioso degli altri personaggi, tanto nell'esplorazione della vicenda presente, quanto nell'approfondimento della sua backstory.

A conquistare davvero l'attenzione dello spettatore sono piuttosto le figure secondarie: dal bullo della scuola divenuto un samurai pacifista (Austin Crute), alla bizzarra Angelica (Alyvia Alyn Lind) - bambina di dieci anni dalla dubbia moralità, affascinata dal fuoco e dalle esplosioni - fino alla professoressa di biologia trasformata in ghoulie, ma ancora dotata di coscienza.
A questi personaggi, per quanto spesso caratterizzati da comportamenti assurdi, va riconosciuto il merito di aver dato vita a interessanti sotto-trame, tra cui una che affronta tematiche LGBT.

Spicca per tenerezza il particolare rapporto che si instaura tra la piccola Angelica e una dei ghoulies, la professoressa Crumble (Krysta Rodriguez). Nonostante i nuovi istinti predatori la donna mantiene parte della propria lucidità, dando vita a interazioni con gli altri personaggi, tanto divertenti quanto toccanti.

Daybreak (Netflix) Daybreak è un prodotto teen dalle dinamiche interessanti e capace di strappare più di un sorriso, grazie a un impianto che ironizza sulle difficoltà (e le assurdità) di un mondo post-apocalittico. Nonostante presenti un worldbuilding originale e affascinante, che recupera e a volte ribalta i cliché del genere, la serie mostra qualche evidente difetto a livello stilistico e nella scrittura dei personaggi. A una grafica esuberante si accompagna un protagonista piatto ed eccessivamente concentrato nel proprio percorso personale. A salvare il prodotto da un giudizio troppo severo è tuttavia un sistema di personaggi secondari bizzarri, ma ben scritti e avviati verso una lotta comune e una discreta crescita psicologica.

6.5