Dexter New Blood 1x10 Recensione: un finale ben orchestrato ma prevedibile

Il finale di New Blood ha il suo perché, ha il suo impatto e i suoi momenti di forza, nonostante la palese prevedibilità e banalità della chiusura.

Dexter New Blood 1x10 Recensione: un finale ben orchestrato ma prevedibile
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È stata una cavalcata strana quella di New Blood. Strana perché è una miniserie colma di difetti - da personaggi secondari insipidi fino ad uno dei villain peggiori dell'intero franchise - inusuali per un prodotto che reca il nome di Dexter e persino rallentata, se non proprio a tratti menomata, da strutture narrative arcaiche e superate. Ma è anche un revival che, inciampi a parte, nel suo cuore pulsante che occupa uno spazio sia tematico che di minutaggio fondamentale riesce a ridare momenti di una forza e una genuinità non comuni; è insomma al contempo una serie che specialmente nelle puntate centrali sembra non sapere bene cosa fare o che direzioni intraprendere.

Eppure, una volta imboccate, nel rush finale dà invece risultati sorprendenti, con una naturalezza invidiabile. Ed è una dicotomia riscontrabile anche in questo secondo series finale coinvolgente il nostro amato Dexter Morgan: da una parte abbiamo momenti, in primis il rapporto con Harrison e lo scontro con Angela, dall'impatto tutt'altro che indifferente e dall'altra scelte ed evoluzioni dei personaggi un po' troppo repentine.

Se la puntata precedente imbandiva una tavola intrigante - qui potete trovare la nostra recensione di New Blood 1x09 - su cui costruire un degno finale, la decima ed ultima fa esattamente questo, anche se forse scegliendo l'esito tutto sommato più banale.

Mr. Serial Killer e figlio

È l'alba definitiva di un nuovo giorno per Dexter/Jim (Michael C. Hall) e Harrison (Jack Alcott), uniti ormai indissolubilmente dal loro Passeggero Oscuro e i mezzi per usarlo a fin di bene, per cambiare il mondo o perlomeno ripulirlo per quanto possibile dalla feccia criminale che lo impesta. E la scoperta dell'incendio che ha distrutto la loro casa a Iron Lake è la spinta conclusiva per prendere una decisione che già era maturata nell'animo di Dexter: per svolgere il loro compito, padre e figlio serial killer non possono rimanere sperduti nel nevoso Oregon rurale, ma trasferirsi in una grande metropoli e dare il via alla pulizia che il mondo necessita; e ciò nonostante pochi secondi prima si fosse lanciato in un elogio sperticato del villaggio e i suoi abitanti - non una scelta fuori luogo, non un'evoluzione del protagonista fallata, ma decisamente una tempistica che poteva essere migliore.

Per il momento, tuttavia, i Lindsay sono costretti a trasferirsi momentaneamente da Audrey (Johnny Sequoyah) e Angela (Julia Jones), all'insaputa di quanto quest'ultima sia convinta di aver scoperto tutta la verità sull'uomo con cui ha una relazione. Proprio da qui bisogna partire, perché come nelle ultime puntate Angela è indubbiamente uno dei punti salienti del finale di New Blood, inarrestabile nella ricerca di chi sia Dexter Morgan e delle clamorose coincidenza che circondano tale persona e il suo operato recente ad Iron Lake. La settimana scorsa avevamo addirittura ipotizzato un suo possibile dilemma morale, in quanto il Macellaio di Bay Harbour comunque ha chiaramente un Codice d'onore e le vite che ha salvato sono sotto gli occhi di chiunque.

Un finale prevedibile

Invece il capo della polizia ha continuato in modo irreprensibile a sostenere i suoi ideali, alle cose in cui crede ciecamente e che dunque un serial killer vada arrestato a prescindere, non importa quanto possa influenzare la sua vita personale o quella di sua figlia. Cosi come a tratti è grandiosa la gestione del rapporto tra Dexter e Harrison, culminante in una sequenza - e in un paio di linee di dialogo - davvero da brividi, oppure l'utilizzo dello spettro di Debra (Jennifer Carpenter), più una figura inquietante che si muove nelle ombre e capace realmente di mettere in dubbio il protagonista e le sue motivazioni, piuttosto che essere l'elemento inutilmente rumoroso, ripetitivo e spesso trash della produzione. Si tratta, però, di un finale estremamente banale e prevedibile, ammettiamolo: da quanto è stato annunciato New Blood e si è parlato della conclusione dell'epopea di Dexter era lampante che l'esito sarebbe stato questo.

Si è scelta in poche parole la via più semplice, un punto conclusivo che non lascia e non intende lasciare adito a speculazioni di alcun tipo. Ecco, quasi una scappatoia più che un vero e proprio finale, ma almeno orchestrato con efficienza e anche una generosa dose di poeticità. È l'estrema unzione che un personaggio del calibro di Dexter Morgan meritava? No, c'è ancora tanto che non funziona e non torna in New Blood, basti pensare allo stato di esaltazione eccessiva che il nostro (anti)eroe subisce nell'ultima puntata, nel momento migliore e più conveniente per non farlo pensare lucidamente - e totalmente non preparato dall'episodio precedente. Non è comunque neanche il peggiore esito possibile, ai posteri l'ardua sentenza di quale finale verrà più ricordato.

Dexter Revival La bizzarra cavalcata di New Blood si conclude con un episodio appunto bizzarro e ambivalente, come la miniserie stessa. C'è tanto di buono in questo secondo finale dedicato all'epopea di Dexter Morgan: Angela continua sulla scia intrigante delle ultime puntate e si rivela - molto in ritardo - un personaggio di un certo calibro e presenza scenica, disinteressata a mettere da parte i suoi valori quando le poste in gioco sono cosi alte; il rapporto tra Dexter e Harrison, una volta avviato dopo una fase centrale inutilmente lenta e tardiva, sorprende e regala di nuovo un paio di sequenze e dialoghi da pelle d'oca; persino lo spettro di Debra raggiunge una sua dimensione soddisfacente, seppur solo all'ultima puntata. Qualcosa ancora non funziona in alcuni dettagli e prese di posizione di Dexter, ma il problema più grande è la generale banalità della chiusura in sé. Tutti quanti si aspettavano una determinata cosa ed è puntualmente accaduta, la via più facile e prevedibile per chiudere un'odissea che ha fatto la storia del piccolo schermo. Resta tuttavia almeno ben orchestrata e messa in scena.