Di serie teen ne sono piene le piattaforme, ma poche di loro si prendono l'impegno di raccontare una fase di passaggio come quella delle medie. Solitamente concentrati sui più complessi anni del liceo, molti di questi prodotti trascurano completamente la crescita importante che avviene tra gli 11 e i 13 anni di età, con tutte le implicazioni che essa porta con sé. Netflix ha deciso però di voler cambiare le cose con Di4ri, una delle ultime uscite Netflix di maggio 2022. Prima serie italiana preadolescenziale, Di4ri racconta le vicende di un gruppo di ragazzi della 2D lle scuole medie di Marina Piccola. Lo fa con una qualità narrativa altalenante, tra spunti tematici interessanti e una messinscena spesso non eccelsa.
Di4ri: uno show stilisticamente ancora acerbo
La prima cosa che si può (e si dovrebbe) riconoscere a Netflix - la cui produzione si affianca a quella di Stand By Me - è la buona volontà di aver incluso nella propria piattaforma un serial ambientato nel mondo delle medie, capace di parlare a una fascia d'età poco rappresentata: la preadolescenza. Non è la prima volta che la casa di Reed Hastings prende questa direzione, poiché già con Il club delle babysitter (qui potete leggere la nostra recensione de Il club delle babysitter 2) ha optato per un cast più giovane e per una narrazione concentrata sulle vicende, i dubbi e i problemi di un gruppo di giovanissime studentesse delle medie. Di4ri parte dunque con questo notevole primato: il fatto di essere la prima serie Netflix italiana dedicata alla preadolescenza.
La trama racconta le vicende di un gruppetto di ragazzi e ragazze che frequentano la 2D alle scuole medie Galileo Galilei di Marina Piccola, in una zona che ricorda Ischia (scelta come location per le riprese), ma che volutamente mantiene implicita la propria ambientazione. Tra insicurezze dovute alla crescita, problemi in famiglia e difficoltà a integrarsi in una società sempre più complessa, Di4ri tratta il periodo tra gli 11 e i 13 anni, un momento di passaggio breve ma ricco di evoluzioni ed eventi importanti per l'identità di un individuo.
Durante questa fase i dubbi sembrano insormontabili e il mondo degli adulti appare sempre come qualcosa di incomprensibile. Le voci di questa fase di crescita complessa sono molte: abbiamo Pietro (Andrea Arru), che nasconde le proprie fragilità (dovute soprattutto alla crisi tra i genitori) dietro un atteggiamento ribelle e un po' spaccone; Giulio (Liam Nicolosi), lo studente non proprio modello che ama fare gli scherzi; Livia (Flavia Leone), sempre in bilico tra i propri desideri e le aspettative degli altri; Isabel (Sofia Nicolini), la sognatrice che non vede l'ora di dare il primo bacio; Monica (Federica Franzellitti), a cui sta stretta l'etichetta di "secchiona", Daniele (Biagio Venditti), che lotta per scoprire se stesso; e Mirko (Pietro Sparvoli) grande amante della musica, ma particolarmente timido.

I presupposti per raccontare un caleidoscopio di emozioni e situazioni dunque ci sono tutti e nel corso dei 15 episodi di tematiche ne vengono affrontate molte, condivisibili dagli spettatori che stanno vivendo (o che ricordano bene) le difficoltà incontrate durante le scuole medie. Fin dal primo episodio si percepisce però un grande ostacolo alla narrazione autentica di cui si avrebbe bisogno in un prodotto di questo genere: la scrittura.
Una sceneggiatura acerba
Affidato a Simona Ercolani, Mariano Di Nardo, Angelo Pastore e Livia Cruciani, l'impianto narrativo si basa su idee solide, ma vacilla a causa di una scrittura acerba, tanto nell'intera sceneggiatura quanto negli specifici dialoghi. Le interazioni tra i ragazzi appaiono talvolta un po' forzate, mentre la mancanza di originalità e qualche stereotipo situazionale e caratteriale rischiano di rovinare il prodotto. La mancanza di naturalezza nella scrittura rappresenta di conseguenza anche un limite per la discreta interpretazione dei giovani membri del cast, composto quasi interamente da emergenti. La loro insicurezza si percepisce, ma in molte scene emerge anche il loro potenziale, che tuttavia rischia spesso di essere smorzato da dialoghi poco fluidi.

Le difficoltà stilistiche non si fermano alla scrittura, sebbene questa rappresenti il più grande difetto del serial. Ancora prima della narrazione salta all'occhio una fotografia un po' patinata che non riesce a togliere Di4ri dallo stereotipo (da cui è necessario cominciare ad allontanarsi) della serialità nostrana. Poco da dire invece su regia e montaggio: per quanto anche questi siano lontani dalla fluidità che ci si aspetterebbe da una serie matura (italiana o straniera che sia), essi sono il risultato ingenuo di un prodotto giovane, leggero, dinamico e spesso divertente, fatto di inquadrature dinamiche e tagli veloci.
I punti di forza: tematiche profonde e giovani attori che promettono bene
Non è facile recensire uno show dedicato alla preadolescenza senza percepire un forte gap generazionale tra il target di riferimento e chi scrive. Tralasciando per un attimo questo evidente limite, si può distinguere in questo progetto Netflix una buona dose di realismo. Siamo lontani anni luce dai fasti di Skam Italia (qui la nostra recensione della quarta stagione di Skam Italia), nella quale tanto la recitazione quanto la scrittura erano allineate su una qualità generale. Di4ri tuttavia ha il pregio di voler parlare alla generazione a cui appartengono i giovani protagonisti, e di sapere come farlo in modo adeguato. Gran parte di questo risultato è dovuto alle tematiche trattate, adeguate all'età e mai fuori contesto.
Si parla di problemi a scuola, di litigi con i genitori, di primi amori, di riconoscimento sociale, amicizia e rivalità, ma anche di coming out, di dislessia e di ciclo mestruale, tutti temi trattati con naturalezza e senza troppe forzature, in modo che i giovani spettatori possano immedesimarsi facilmente. Buoni, dunque, gli argomenti su cui la narrazione si appoggia, e che fanno di Di4ri un serial dai buoni sentimenti, sebbene la riuscita generale del prodotto avrebbe giovato di una maggiore attenzione nel portare avanti un discorso più educativo. In particolare, alcune dinamiche - una di queste è la lista stilata dai ragazzi per votare le ragazze in base all'estetica - sono state presentate come occasioni perfette per trasmettere qualche messaggio positivo in più, di rispetto e maturazione, ma sono state affrontate in modo troppo superficiale.
Abbastanza degna di nota e meritevole di comprensione è infine la recitazione, affidata a un cast anch'esso molto acerbo e composto per lo più da esordienti. Le difficoltà nel portare avanti delle interpretazioni naturali si percepisce fin da subito (e la sceneggiatura dei dialoghi non aiuta), ma con il passare degli episodi sembra migliorare e, soprattutto, è adeguata al livello di esperienza dei protagonisti. Il lavoro svolto da i ragazzi è buono e realistico e va riconosciuto come un elemento molto positivo di questo prodotto.
Nel caso fosse prevista una seconda stagione (attualmente ancora non ufficializzata), sarà importante che il lavoro degli adulti - tra regia, scrittura, fotografia e montaggio - non vanifichi gli sforzi dei più giovani che, accompagnati dalla musica del cantante Tancredi, sono il fulcro, la voce e l'anima di Di4ri.