I diari di Andy Warhol Recensione: l'uomo dietro l'artista su Netflix

Prendendo dalla biografia omonima, la serie Netflix prodotta da Ryan Murphy esplora l'animo intimo e privato di Warhol.

I diari di Andy Warhol Recensione: l'uomo dietro l'artista su Netflix
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Andy Warhol fu protagonista di una sparatoria nel 1968 finendo sotto i ferri di una sala operatoria. La sua paura di venir nuovamente attaccato o possibilmente ucciso creò un senso di paranoia nell'uomo, che cominciò a far registrare le proprie chiamate facendone nel tempo le pagine raccontate di un diario personale. Lo stesso che l'artista manteneva epistolarmente con se stesso e venuto alla luce nella pubblicazione del I diari di Andy Warhol di Pat Hackett uscito nel 1989, due anni dopo la morte dell'icona mondiale e rimaneggiati per la stampa dalla stessa destinataria delle chiamate di Warhol.

Un'autobiografia romanzata dal suo medesimo protagonista che diventa anni dopo miniserie omonima tra le serie Netflix di marzo 2022, ripercorrendo l'inchiostro e i pensieri riversati nel privato già diventato pubblico, che si allarga agli spettatori della piattaforma. Un'operazione supervisionata da Andrew Rossi, alla stesura e regia dei sei episodi che compongono il serial, ragionato affinché fossero quelle intimità tanto nascoste a divenir palesi sullo schermo, così da restituire l'immagine non solo di un genio indiscusso, ma di un uomo dalle più controverse sfaccettature.

Da Pittsburgh a New York

L'arte ne I diari di Andy Warhol non è mai centrale all'interno di un lavoro che indaga assai più insistentemente sul lato privato che riguardava il pittore, ritrattista e fotografo; quello che le stesse parole riportate nel libro di fine anni Ottanta descrivevano e che rendono finalmente accessibile la maschera innalzata nei decenni dall'artista americano.

È un percorso nelle profondità dell'animo di Andy Warhol quello che si riserva di attraversare il prodotto Netflix, quella parte costantemente chiusa durante gli anni del suo successo newyorkese e di cui, benché se ne parlasse, non ha mai concesso nulla se non dicerie e speculazioni sulla sua vita sessuale o sentimentale. Quella che viene invece ampiamente discussa all'interno de I diari di Andy Warhol, carburante che manda avanti le puntate incentrate ogni volta su un particolare aspetto della personalità e degli incontri dell'uomo, pur in una ripetitività che non giova alla fruizione della miniserie, ma che ruota comunque attorno ai perni fondanti dell'esistenza dell'artista. Partendo da Pittsburgh e dall'aspetto di un ragazzino mingherlino e chiuso che ha cercato di rendere la propria timidezza la corazza con cui sfondare nella propria carriera, il documentario seriale indaga i disagi che hanno contaminato la vita e, di conseguenza, l'arte di Warhol, e come ogni sua creazione sia stata il risultato dell'elaborazione di sentimenti e traumi.

Lo stesso modo di apparire del creativo era una performance portata avanti per tutti i propri giorni sulla terra, facendo del suo medesimo corpo una tela da dipingere e modellare per dare forma all'idea che voleva gli altri avessero di lui. La base della pop art di cui Andy Warhol non è stato solo l'innovatore, ma l'opera d'arte stessa. Una ripetizione di un ideale che l'artista ha cercato di riproporre per tutta la sua esistenza fino a diventarne il simulacro.

Tutto una copia di una copia

I diari di Andy Warhol si tuffa così nella specificità di rapporti e relazioni che diventano fonte di maggiore interesse per il lavoro Netflix, dimenticando quasi i successi lavorativi raggiunti dall'uomo. Il fatto di trovarsi di fronte ad una collezione di opere talmente esplicative già di loro concede alla miniserie di passare velocemente al di sopra delle singolarità delle sue creazioni, cercando più il processo che ha portato alla loro realizzazione e che si scopre sempre legato ad un particolare lato del suo carattere o ad un preciso evento che lo stava influenzando in quel determinato decennio.

L'essere in equilibrio tra l'espressione della propria sessualità, il senso di invidia e desiderio nei confronti di chi riusciva ad essere genuinamente se stesso, la considerazione che aveva della sua bellezza e come credeva venisse percepita al di fuori. Sicuramente entrare nella testa e nei sentimenti di Andy Warhol è la fonte di più grande attrattiva per chi va approcciandosi alla miniserie, con tanto di voce riprodotta in IA per dare l'impressione che sia proprio l'artista a leggerci le sue sensazioni e a dare personalità alle frasi pronunciate - se vi interessa l'IA non potete perdere il nostro approfondimento sulle intelligenze artificiali tra accademia e videogioco.

Ma è una sorta di ripetizione quella che I diari di Andy Warhol finisce per innescare al proprio interno, pur cambiando di volta in volta volti e personaggi che hanno fatto parte della sua vita, ma alimentando un nucleo talmente predominante da sembrare di non dire poi molto altro nel corso di tutti e sei gli episodi. È innegabile, però, che per conoscere chi è stato Andy Warhol questa sia una visione irrinunciabile. Come lo era per l'artista rincorrere estenuantemente se stesso, ricercandosi e trovandosi in opere e persone.

I diari di Andy Warhol I diari di Andy Warhol prende dalla biografia di fine anni Ottanta per esplorare la parte intima e personale del fondatore della pop art. La docuserie si basa molto più sulla parte emotiva e privata dell'uomo, legandola di volta in volta al suo lavoro nell'ambito artistico. Sei puntate che creano al loro interno alcune ripetizioni, stesso principio su cui però lo stesso Warhol ha creato il proprio impero.

6.7