Dom: guerra alla droga nella nuova serie Amazon Original

Dal Brasile arriva la nuova serie Prime Video: uno scontro tra padre e figlio nella guerra alla droga nella ricca e corrotta Rio de Janeiro.

Dom: guerra alla droga nella nuova serie Amazon Original
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A quanto pare, su Amazon Prime Video si sta facendo strada una nuova tendenza. Negli ultimi tempi, il colosso dello streaming sta presentando alcuni titoli che hanno in comune il racconto della dipendenza e la lotta per uscire dal tunnel delle droga. Ne avevamo già parlato nella nostra recensione di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, che riprende i fatti vissuti da Christiane F. nella Berlino dell'eroina tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta.

Il catalogo Amazon Prime di giugno si arricchisce di una nuova serie che racconta il mondo del narcotraffico in salsa crime. Stiamo parlando di Dom, serie brasiliana diretta da Vicente Kubrusly e Breno Silveira che mostra la città di Rio de Janeiro come mai l'avete vista. Ecco la nostra recensione degli otto episodi che compongono la prima stagione!

Scontro tra fazioni

Dom racconta la storia vera di Pedro Dom, un ragazzo della borghesia di Rio de Janeiro, nonché uno dei più famosi narcotrafficanti della città. Introdotto già a nove anni al mondo della cocaina, da cui è presto dipendente, diventa leader di una gang criminale che domina i tabloid brasiliani nei primi anni 2000. Tra azione, avventura e drama, la serie narra anche del padre di Pedro, Victor Dantas, il quale da ragazzo ha intrapreso una carriera nelle forze di polizia dei servizi segreti. La serie mostra il percorso dei due, che vivono vite agli antipodi, spesso complementari, e che si trovano in situazioni dove il confine tra giusto e sbagliato è estremamente labile.

Difficile non correre subito col pensiero ad un'altra serie che racconta da vicino il mondo della malavita: la nostrana Gomorra. Ma stavolta l'inferno non ha l'aspetto cupo e diroccato delle Vele di Scampia, bensì dell'assolata e bianca spiaggia di Copacabana. Merito, innanzitutto, della fotografia: satura e dettagliata, in grado di mostrare luci ma soprattutto ombre di un contesto lontano, eppure vicinissimo al nostro.

Un altro elemento che salta all'occhio è la suddivisione del mondo narrativo, in particolare della città stessa. Rio de Janeiro, avvolta dalla luce abbacinante del sole, appare divisa al suo interno, spaccata tra due fazioni opposte: la parte ricca e il mondo della favelas, la giustizia contro gli spacciatori. Un conflitto che assume i tratti di uno scontro tra padre e figlio; tra condanne e redenzioni, ricadute e nuovi tentativi di fare ammenda. Un loop in cui non sembra esserci spazio per la salvezza.

Rubare ai ricchi per diventare ricchi

Facciamo presto la conoscenza della banda di Dom. Si tratta di un gruppo di ragazzi di varie estrazioni sociali, tutti accomunati dalla stessa passione per i soldi facili. Aiutati dalla faccia d'angelo di Pedro, li vediamo entrare nelle case dell'alta società di Rio, svuotandole fino all'ultimo gioiello. Un po' alla The Bling Ring , il film di Sofia Coppola su una banda di adolescenti che svaligia le case delle star di Hollywood in cerca di fama, e un po' Robin Hood, solo che stavolta non ci sono poveri a cui donare. L'unica regola è accumulare per sé, per comparsi quella libertà che solo il denaro sembra garantire.

Proprio dall'incontro coi protagonisti, si iniziano a vedere le prime falle nella sceneggiatura. In primis, la scrittura dei personaggi. A parte Pedro e Victor, dei quali ci vengono spiegati il passato e i moventi, il resto dei personaggi è caratterizzato poco o male, in particolare, le donne della famiglia Dantas. Proprio come lamenta la sorella, le sua figura e quella della madre sembrano eclissate dall'ombra del fratello, che con i suoi drammi catalizza tutta l'attenzione su di sé. Pochissimo spazio viene lasciato all'approfondimento psicologico del resto del cast. Un peccato, per una serie che fa del melodramma familiare uno dei suoi punti di forza.

La parabola del Brasile

Al contrario, uno degli aspetti meglio riusciti di Dom è il racconto della storia contemporanea del Brasile. Con un uso ben calibrato del flashback, vediamo i fatti che hanno caratterizzato la storia recente di questo paese dell'America Latina attraverso la parabola della cocaina, dal suo arrivo negli anni Settanta, durante la dittatura militare, fino alla sua esponenziale crescita nel corso degli anni Ottanta e Novanta. La droga viene presentata come una vera e propria piaga sociale, capace di precipitare il Brasile in una guerra civile dove il fine giustifica ogni mezzo.

Il tutto è reso attraverso lo sguardo di un giovanissimo Victor, ingenuo sommozzatore alla ricerca del suo posto nel mondo. Il ragazzo, dopo essersi ritrovato quasi per caso coinvolto nello scontro tra polizia e narcos, vedrà infrangersi i suoi sogni contro la realtà di un mondo dove bene e male sono solo due facce della stessa medaglia. Un resoconto storico davvero interessante, che vuole far conoscere la realtà di un paese di cui si tende a vedere soltanto la facciata esotica.

La destino e la dipendenza

Si può davvero uscire dalla dipendenza? E se la dipendenza fosse il destino, allora cosa resta da fare? L'impressione finale che si ha, arrivati all'ultimo episodio di Dom, è che non esista una vera via di fuga. La regia mescola con impegno generi diversi con l'intento di risultare innovativa, ma alla fine, nonostante i colpi di scena, si rivela un prodotto che non sa trovare il suo limite. Esattamente come il suo protagonista, che sembra non conoscere la propria soglia del dolore, la serie non appare cosciente a fondo dei propri pregi e difetti. Tutto è portato all'estremo, dalla recitazione in stile telenovela, in cui dialoghi e urla si sovrappongono, alle metafore, spesso troppo semplicistiche. Fino al cliffhanger finale, che porta a chiedersi se ci potrà essere una seconda stagione oltre la fine del tunnel.

Dom Direttamente dal Brasile, Dom mescola vari generi (dall'action al melodramma), ma non riesce a imporsi come prodotto di genere di qualità. Nonostante alcuni elementi ben gestiti, dai flashback alla fotografia, fino al racconto del Brasile contemporaneo, la serie pecca di una scrittura che privilegia solo alcuni personaggi, lasciando gli altri sullo sfondo. Tuttavia, resta un prodotto con una buona dose di adrenalina, tutto sommato godibile. Se avete amato Narcos, potrebbe fare al caso vostro.

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