Dr. Brain Recensione: il cupo e sorprendente thriller coreano di Apple

Sorretto dal fascino della sua atmosfera e dai virtuosismi del suo creatore, Dr. Brain è un cupo e riuscito thriller, frenato però da alcune mancanze.

Dr. Brain Recensione: il cupo e sorprendente thriller coreano di Apple
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Uno dei più grandi meriti portati da quella che possiamo ormai definire l'era dei servizi di streaming è l'estrema varietà dei prodotti offerti. Non tanto a livello di generi, che in un modo o nell'altro vengono da sempre tutti coperti e sono al massimo influenzati da mode periodiche - ci viene in mente ad esempio l'influsso dei due The Office, scatenanti un proliferare incredibile di mockumentary. La varietà cui facciamo riferimento è piuttosto la possibilità di osservare come in ogni angolo del mondo i suddetti generi vengono trattati e interpretati, qualcosa che fino ad un lustro fa era limitata dalle immancabili barriere linguistiche ad oggi abbattute da doppiaggi o sottotitoli sempre presenti.

Ed è ovvio che adesso a dominare siano le produzioni coreane spinte dal fenomeno Squid Game - a proposito, avete recuperato Squid Game con il doppiaggio italiano? Dr. Brain, la prima serie coreana di Apple TV+ andata in onda nelle scorse settimane, è un perfetto esempio di questo fenomeno, con oltretutto al timone un regista dalla fama internazionale come Kim Jee-woon. Un esordio a dir poco evocativo, potente e convincente, trattenuto soltanto dai difetti endemici tipici delle pellicole del suo creatore.

Sincronizzare due menti è possibile?

Protagonista assoluto delle vicende è Sewon (un sontuoso Lee Sun-kyun), un brillante neurochirurgo affetto da una forma di autismo fin da giovanissima età, che nel giro di poco tempo si ritrova ad affrontare una situazione terribilmente drammatica a causa della morte del figlio Do-yoon (Jung Si-on) e il conseguente tentativo di suicidio della moglie Jae-yi (Lee Yoo-young). Non riuscendo a processare degnamente le sue emozioni, Sewon si rituffa subito come se nulla fosse nel suo lavoro e nei suoi esperimenti, dei tentativi di legare due menti attraverso la meccanica quantistica in modo da scambiarsi i ricordi. Una teoria che sembra trovare una volta per tutte uno squisitamente macabro punto di svolta, sebbene inizino ad emergere dettagli ancora più inquietanti sulla sorte della sua famiglia.

Inizia qui il viaggio lisergico del nostro protagonista, disposto a tutto pur di andare fino in fondo e scovare la verità, anche velocizzare in modi particolarmente nocivi i suoi esperimenti e persino provarli su se stesso. È chiaro che sia proprio questa la dinamica chiave alla base della miniserie, un thriller investigativo dalle decise tinte fantascientifiche e incentrato, almeno inizialmente, sulle profonde cicatrici che gli ultimi avvenimenti hanno prodotto nella psiche di Sewon. E come avevamo già notato nelle nostre prime impressioni su Dr. Brain, è un insieme che funziona meravigliosamente perché Kim Jee-woon è un maestro totale nel creare contesti fascinosi in cui immergersi e personaggi principali dal notevole carisma.

Dr. Brain, anzi, segna anche un ulteriore passo in avanti da questo punto di vista: Sewon, come detto, è autistico, è un uomo che fatica enormemente a mostrare qualunque emozione, eppure ciò non lede al coinvolgimento emotivo dello spettatore. Certo, è una difficoltà che da un certo punto in poi viene bypassata grazie ad un astuto quanto geniale escamotage narrativo, ma non elimina il fatto di aver portato su schermo - in una veste e in un contesto molto differente da un Atypical di Netflix - un poderoso protagonista che, proprio in virtù del suo essere così distaccato, paradossalmente attira molto di più chi guarda. Un'operazione strepitosa sostenuta poi da un andamento da giallo piuttosto regolare, ma dai deliziosi toni cupi e crudi.

Dr. Brain, quando serve, è sempre crudele e soprattutto sintetica il giusto, evitando di perdersi in dialoghi fini a se stessi o di allungare inutili scene di raccordo all'infinito. A tratti può addirittura sembrare che stia correndo verso la sua conclusione, un'illusione che crolla di fronte alla suadente naturalezza e ai numerosi colpi di scena fungenti da veri e propri pugni nello stomaco per le tematiche che sollevano e l'impatto sulla narrazione. Specialmente la prima metà della miniserie è un turbinio allucinante di scoperte, di personaggi deliranti e immagini apparentemente senza senso, tutto tenuto insieme a malapena dall'odissea della mente frastagliata e via via più labile di Sewon.

(Quasi) la sorpresa dell'anno

Superato lo scoglio della terza puntata, però. iniziano ad emergere con discreta prepotenza i limiti di Dr. Brain, che come già detto rappresentano una summa dei difetti che affliggono quasi ogni pellicola di Kim Jee-woon; innanzitutto a monte dell'intero canovaccio narrativo vi è qualche salto logico di troppo, fastidiosi seppur lontani dall'essere considerati dei devastanti buchi di trama - ad esempio è ignoto perché Sewon abbia i macchinari per la connessione tra menti di qualunque dimensione, nonostante all'inizio fosse appena in fase di sperimentazione su dei topi.

Se i personaggi principali convincono senza remore, lo stesso purtroppo non si può dire di quelli secondari, davvero troppo piatti e monocorde a parte lo stratificato dr. Hong (Lee Jae-won), dominatore sovrano di uno degli archi più soddisfacenti dell'intero show. In generale il corpo centrale della miniserie è debole rispetto al resto, più lento e compassato ed al contempo privo di un reale contenuto che sostituisca i ritmi più cadenzati e ricchi della prima metà o dell'ultimo atto.

Tempo che, a nostro parere, poteva tranquillamente essere usato per approfondire qualche comparsa o scavare morbosamente ancora di più in alcune delle tematiche più grigie e moralmente disturbanti che tanto contribuiscono al sensazionale e distintivo mood del prodotto. E invece si punta su momenti che dovrebbero essere emotivamente forti e sentiti, ma il più delle volte sono fuoriusciti con una punta di trash dovuta ad un'accelerazione innaturale delle componenti più marcatamente fantascientifiche.

Non raggiunge mai livelli di fiacchezza né tantomeno tedio, intendiamoci, ma è palese che la strutturazione dei ritmi non sia stata studiata alla perfezione, aspetto preventivabile quando un regista principalmente cinematografico si occupa di una miniserie. Ci pensa il finale a spazzare via qualunque incertezza sull'elevata qualità di Dr. Brain. Un episodio conclusivo di una pienezza totalizzante, che inizia con un gioco di virtuosismi registici e scenografici ipnotico, prosegue con angosciosi dilemmi morali e le megalomanie folli del villain e si conclude con un dubbio amletico che mette in crisi il contenuto della serie nella sua interezza.

Tra l'altro una sequenza finale molto facile da sbagliare, nel senso che poteva sembrare eccessivamente retorica e volta a sorprendere lo spettatore per il gusto di farlo; Dr. Brain la centra invece con una trovata chirurgica, inserita magistralmente nel tipo di narrativa che propone e gettando ombre sincere su tutto l'operato di Sewon. È un esordio allora certamente positivo, quello di Apple nelle produzioni in lingua coreana, giunto ad un passo dall'essere una delle sorprese in assoluto migliori di questo bizzarro e sorprendente 2021.

Dr. Brain Dr. Brain è (quasi) la clamorosa sorpresa dell'anno. L'esordio nelle produzioni coreane di Apple TV+ - in concomitanza palese con il lancio del servizio proprio in Corea del Sud - si distingue certamente come una delle serie più particolari di questo sempre più bizzarro e sorprendente 2021. L'odissea lisergica di Sewon è un viaggio per la maggior parte imperdibile, fatto di virtuosismi registici, dilemmi morali, immagini ed avvenimenti che sembrano non aver senso e plot twist che colpiscono direttamente nello stomaco. Il tutto sorretto da un protagonista autistico che sta cercando in tutti i modi di scoprire cosa è successo alla sua famiglia, devastata dalle gesta di un pazzo megalomane. Dr. Brain è cruda quando deve esserlo, è sintetica dove c'è bisogno e propone un'atmosfera unica, disturbante e morbosamente accattivante. Viene limitata, però, soprattutto da una parte centrale poco convincente, non noiosa o fuori luogo, ma semplicemente non all'altezza del resto. In più dei personaggi secondari alquanto dimenticabili e qualche sequenza un po' troppo trash completano il pacchetto, che non è neanche lontanamente abbastanza per coprire tutte le meraviglie del prodotto, ma non gli consentono di essere la vera sorpresa dell'anno.

7.5

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