Echoes Recensione: su Netflix un thriller-mystery che non convince

Michelle Monaghan interpreta il doppio ruolo di due gemelle che si scambiano i ruoli una volta l'anno, in una miniserie ricca di forzature.

Echoes Recensione: su Netflix un thriller-mystery che non convince
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Gina e Leni Mccleary sono gemelle, identiche tra loro. La prima è sposata con Charles e vive in una lussuosa casa di città, la seconda è madre della piccola Mathilda, avuta dal marito Jack, e vive con la famiglia in una fattoria, dove gestisce un maneggio. Un giorno Gina riceve una telefonata da parte del cognato che la informa della sparizione di sua sorella, della quale non si hanno più notizie da trentasei ore. Nessuno l'ha più vista e sa dove possa essersi nascosta, con le indagini che fanno temere per il peggio. Gina decide così di partire e abbandonare la frenesia della metropoli per partecipare anch'essa in prima persona alle ricerche: un motivo non soltanto altruistico e legato a quella stretta parentela che le unisce. Infatti le due sorelle da tempo condividono un segreto che, se scoperto, rischierebbe di rovinare le vite di entrambe, un segreto legato proprio alla loro incredibile somiglianza...

In Echoes - disponibile in esclusiva su Netflix (qui tutte le serie Netflix di settembre 2022), la situazione ha tutti i presupposti per farsi interessante, ma molti elementi non convincono. Scopriamo .

Echoes: doppio ricatto

Due gocce d'acqua, indistinguibili l'una dall'altra, e non poteva essere altrimenti dato lo sdoppiamento in fase attoriale di Michelle Monaghan, che per l'occasione veste i panni delle due tormentate protagoniste di Echoes, miniserie in sette episodi sbarcata come original nel catalogo della piattaforma di streaming. Una produzione battente bandiera australiana, ma ambientata nella cittadina americana di Wilmington, in North Carolina, che ci trascina in una torbida storia ricca di segreti e bugie che vive tutta su quel colpo di scena che già nelle prime fasi svela il succo narrativo del racconto: sconsigliamo la lettura a chi vuole evitare qualsiasi tipo di spoiler, per quanto congeniali a introdurre il plot base.

In Echoes infatti si scopre ben presto come le due sorelle non abbiano fatto altro che scambiarsi continuamente le rispettive vite, anno dopo anno. Una volta ogni dodici mesi Gina assume l'identità di Leni e viceversa, un gioco perverso iniziato quando erano ancora adolescenti e che ha continuato nel migliore dei modi, senza destare alcun sospetto nelle persone che loro sono vicino, siano queste semplici amici e conoscenti oppure gli stessi mariti - padri della comune prole.

Sacrificare il realismo

Va subito detto come questo artificio in fase di sceneggiatura risulti effettivamente forzato, ben più che inverosimile, e tolga notevole pathos ad una storia alla quale viene difficile credere. Una sensazione che si esaspera ulteriormente in seguito alla scomparsa di una delle due, con l'altra che sembra essere entrata in possesso del dono dell'ubiquità per sostituire anche la sorella scomparsa davanti agli occhi di chi le sta intorno. Un escamotage che finisce per rendere del tutto anonime le numerose figure secondarie, che diventano ben presto inermi pedine del folle gioco intrapreso da Gina e Leni, che poi si ritroveranno a condividere nuovamente la scena dando inizio ad una resa dei conti che scava in quel comune, tragico, passato.

La sceneggiatura cerca di imbastire una struttura ad enigma, svelando di volta in volta tasselli che vadano a ricomporre il puzzle originario, ma tra flashback e frammenti di memoria che si contraddicono a vicenda l'impressione è che si sia voluto tirare troppo la corda senza una reale necessità e che l'intero costrutto avrebbe potuto essere tranquillamente svelato in due o massimo tre episodi. Sette sono infatti più che eccessivi e non è raro imbattersi in tempi morti e in dialoghi più o meno inutili al solo, evidente, fine di allungare il minutaggio.

Alcuni passaggi risultano ovviamente più riusciti di altri, come la puntata "rivelatrice" - la quinta - o il doppio interrogatorio che vede le gemelle a confronto, palcoscenico per la protagonista di destreggiarsi in vezzi e moine varie per distinguere i relativi personaggi. La Monaghan - l'avete vista in nel reboot di Giovani streghe, Il rito delle streghe, da poco disponibile su Netflix? - ci prova ma non risulta sempre convincente, complice una caratterizzazione delle consanguinee che si trova costantemente in bilico su toni tragicomici, con tanto di pacchiana e gratuita citazione di Shining nelle fasi finali.

Echoes Un mystery senza arte ne parte, che vede per protagonista una doppia Michelle Monaghan. La bella attrice si cimenta nella parte di due gemelle identiche tra loro, che fin dall'adolescenza sono solite scambiarsi le rispettive esistenze ingannando chiunque. Una tradizione che si ripete ogni anno ma che rischia di affrontare conseguenze impreviste quando una delle sorelle scompare misteriosamente nel nulla, portando a galla tragici segreti sepolti in un passato dimenticato. Echoes parte da uno spunto tanto affascinante quanto improbabile e non fa nulla per renderlo verosimile, anzi sfida in più occasioni la logica con soluzioni narrative difficili da accettare, e non riesce a dar vita ad un contesto credibile che faccia da contorno alla resa dei conti tra le due spiccicate protagoniste. Qualche discreto colpo di scena non salva un'operazione eccessivamente diluita - sette episodi sono troppi - e priva della necessaria tensione a tema, con l'interesse che scema progressivamente puntata dopo puntata.

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