Le Fate Ignoranti La serie Recensione: una storia di grandi personaggi

Mettendo da parte i dubbi iniziali, l'opera di Özpetek e Romoli si muove diversamente dal film, esplorando la vita e tutte le sue contraddizioni

Le Fate Ignoranti La serie Recensione: una storia di grandi personaggi
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Le Fate Ignoranti - La serie è un progetto molto delicato perché, almeno sulla carta, si presenta come una dettagliata riproduzione del tanto rivoluzionario film di Fernan Özpetek, tra i titoli più apprezzati della sua cinematografia (ne parlavamo nel nostro first look de Le Fate Ignoranti La serie. Il problema a monte è che l'opera iniziale funzionava già perfettamente nella sua limitazione filmica, nella costruzione di personaggi che rimanevano sospesi nel loro background, con pallidi accenni della loro esistenza e con tanti momenti oscuri. Tale approccio dava la possibilità di raccontare una storia con più intensità e trasporto, sfruttando l'evanescenza e il mistero dei protagonisti e co-protagonisti.

Lo show, al contrario, nonostante parta con le stesse premesse della pellicola, vuole, nella sua struttura episodica, sfruttare al meglio la dimensione corale del racconto, sviluppando molto di più i personaggi di contorno e tirando per certi versi una linea di demarcazione con la fonte iniziale. Nonostante le criticità iniziali (ci siamo già chiesti Le Fate Ignoranti La serie sia all'altezza dell'omonimo film), questa inedita anima si cala perfettamente nella nostra modernità, riuscendo a mostrare qualcosa di nuovo e interessante, senza addossarsi la responsabilità di dover per forza incarnare quella trasformazione e ventata di tempesta che invece ha portato il lungometraggio nel 2001.

Il triangolo tra Massimo, Antonia e Michele è solo l'inizio

Le Fate Ignoranti - La serie segue una linea particolare stravolgendo tutto e facendo cadere le nostre certezze: ci fa credere fino ad un certo punto della trama che il centrale e importante rapporto a tre tra Massimo (Luca Argentero), Antonia (Cristiana Capotondi) e Michele (Eduardo Scarpetta) sia ancora la svolta più rilevante, la leva fondante dell'intero titolo.

Più si va avanti nel racconto, però, più ci si accorge che questo triangolo è solo una base solida sulla quale costruire altro, dove parlare delle anime di casa Mariani, ognuna con il proprio carattere, fragilità, ossessioni e fantasie. Nonostante alcuni personaggi rimangono inevitabilmente fuori fuoco, i vari amici di Michele sono al centro di tante storie parallele che, invece di appesantire la narrazione, le donano vitalità avvicinandosi al nostro mondo e allontanandosi da vent'anni fa. Racconti piccoli e grandi di quotidianità, amore, accettazione, dubbi e rinascite che vanno ad allineare un interessante mosaico che la scrittura (curata in particolare da Gianni Romoli) tiene in piedi tessendo perfettamente i fili con coerenza e rigore. Anche il finale, nella sua semplicità, è in grado di chiudere dignitosamente tutte le storyline presenti, allargando anzi ancora di più l'orizzonte proposto da Fernan Özpetek, esprimendo la sua anima autoriale figlia del cosmopolitismo e traboccante di limpida coralità .

Un passaggio necessario quello che viene compiuto negli ultimi episodi, che accompagna dolcemente lo spettatore verso la fine della serie. Per come è presentata la conclusione, può effettivamente portare anche ad un nuovo inizio. La regia di Özpetek, supportato da Gianluca Mazzella, mette sempre in luce le varie figure della storia, lavorando anche in modo ottimo sulle ambientazioni che fanno da cassa di risonanza dei personaggi. Per quanto non ci siano momenti memorabili, la cinepresa è sempre ferma e ben decisa nel tratteggiare lo sviluppo della narrazione, senza perdersi in giri inutili, ma anzi mettendo su, pezzo dopo pezzo, un affresco estetico di pregio, anche grazie ad una fotografia brillante e suggestiva.

Incastrati nel didascalismo, ma con lo sguardo rivolto alle emozioni

Per quanto ci sia della fascinazione nelle storie presenti ne Le Fate Ignoranti - La serie, all'inizio di ogni puntata viene perseguito un didascalismo che ostacola in parte la magia evocativa delle emozioni e dei sentimenti che ogni racconto genera nel pubblico. Questa scelta sembra fin troppo artificiale e costruita, e va a minare tutta la spontaneità che invece ci offrono i vari personaggi dell'opera.

Buona, invece, l'idea di esprimere già nei titoli degli episodi la macrotematica che viene affrontata, ma che vive anche di variazioni, evoluzioni e trasformazioni, come anche la vita d'altronde. Nota di merito per la colonna sonora rappresentativa del cuore multiculturale di Özpetek, che si muove agilmente tra brani italianissimi e pennellate musicali turche. Il brano di Mina, Buttare l'amore, che accompagna i credits finali di ogni episodio è però quello più emozionante e sincero, che vibra di note lontane, ma mai così intense.

Componente fondamentale de Le Fate Ignoranti - La serie è l'efficacissimo e talentuoso cast, da Cristiana Capotondi ad Eduardo Scarpetta, da Edoardo Purgatori ad Ambra Angiolini, Luca Argentero e Serra Yilmaz, che in particolar modo offre nelle ultime battute dell'opera una toccante ed emozionante interpretazione, fatta di sguardi e sentimenti d'amore sopiti. Attori che rispecchiano perfettamente i loro alter ego sul piccolo schermo, che sono così tanto legati ai loro personaggi da conoscerli profondamente sulla loro pelle.

È evidente che la produzione e gli autori abbiano lavorato sulla spontaneità e l'improvvisazione che si vede spesso in scena anche solo guardando le espressioni degli interpreti. Pensando ad un confronto con il titolo originale, il vincitore continua a rimanere quest'ultimo, che nel suo non detto e nella sua poesia sospesa trovava la sua eccezionalità e che, inevitabilmente, si perde in questa nuova versione. Comunque pregevole e di ottima fattura, la serie è rimasta in parte incastrata in alcune dinamiche del medium che la obbligano ad essere esplicita e diretta, perdendo un po' della filosofia di Özpetek, che riesce forse a esprimersi meglio nel minutaggio ridotto dei lungometraggi.

Le Fate Ignoranti - La serie Le Fate Ignoranti - La serie cambia volto rispetto al film originale di Ferzan Özpetek, che ha rivoluzionato il nostro cinema. L'opera, scritta con Gianni Romoli, sfrutta la dimensione seriale per tessere importanti e significative storie di vita, espandendo il nucleo centrale della trama. Tale direzione, attuale e perfettamente adatta ai nostri tempi, va ad ostacolare parte della filosofia dell'autore, che incappa in un didascalismo che rovina un po' la magia del lungometraggio del 2001. Se la regia tiene ben salda la crescita degli amici di casa Mariani e i luoghi rappresentativi delle loro anime sfaccettate, la scrittura è ben calibrata, anche se non efficace con tutti i personaggi.

7.5