Che poi alla fine l'unica cosa conta è la qualità effettiva del prodotto. C'è sempre questa strana atmosfera intorno a revival, reboot e qualunque altro tipo di operazione del genere, un'aura bizzarra che dà il via ad un quantitativo immane di discussioni e speculazioni. E, non fraintendeteci, specialmente per chi come noi è cresciuto nell'epoca seriale pre-streaming ciò rappresenta un aspetto essenziale se non fondativo dell'esperienza, su cui persino sceneggiatori e showrunner puntavano molto sfruttando a loro vantaggio la distribuzione settimanale degli episodi. Ma su revival e reboot si è venuta a creare un'abitudine, forse un po' malsana, di giudicare a prescindere - e nel 90% dei casi in toni negativi - l'intera produzione solo ed esclusivamente sulla sua presunta utilità o meno. È lampante che esistono dei casi limite in cui davvero alcune mosse da parte dell'industria risultano superflue e volte soltanto a sfruttare un nome altisonante che ha ancora presa sul mercato, non siamo diventati all'improvviso degli ingenui.
Però ci siamo magari un attimo dimenticati che l'intento di questi prodotti è, alla fine dei conti, intrattenere e non giustificare ontologicamente la propria esistenza di fronte al resto del mondo. Quindi serviva un revival di Futurama? Ha una sua utilità? Sinceramente no, è una serie che nonostante le sue incredibili potenzialità ha già fatto e detto il suo. Ma queste 10 puntate sono riuscite ad intrattenerci? Ecco, la risposta più adatta e onesta sarebbe un si con molteplici asterischi.
Cambiare tutto per non cambiare niente
Ma facciamo un attimo un passo indietro: il revival di Futurama, andato in onda nelle scorse settimane su Disney+, riprende esattamente dal punto in cui la serie creata da Matt Groening si era interrotta ormai 10 anni fa, ovvero con Leela e Fry che scelgono di rivivere la loro vita in maniera differente dopo aver speso decenni in un universo congelato nel tempo e nello spazio - tutto sommato risvolti standard in Futurama. Insomma, una delle trovate più classiche da sitcom o in generale comedy made in U.S.A. per riportare tutto allo status quo e che tuttavia nel 2013 rappresentò un finale calzante e anche piuttosto emozionante, con giusto la possibilità un giorno di tornare sulle scene.

Dopo una lunga attesa quel giorno è finalmente qui e il modo migliore, almeno secondo noi, per descrivere la nuova stagione è usare il celeberrimo adagio "cambiare tutto per non cambiare niente": volente o nolente, infatti, la verità è che Futurama ha provato a portare qualche nuovo elemento sul tavolo per stravolgere giusto un po' le relazioni storiche che i fan conoscono a menadito dal 1999, come ci ha pure confermato direttamente la produttrice Claudia Katz (vi rimandiamo qui alla nostra intervista sul perché ha senso un revival di Futurama dopo 10 anni). Leela e Fry sono una coppia solida, Amy e Kif si ritrovano costretti ad affrontare sfide inedite e non si tratta di affari episodici, bensì di dinamiche che spostano un minimo gli equilibri nella gang. Allora Futurama è cambiato? No, ha immesso una benvoluta spolverata superficiale di cambiamento in un formula che è rimasta la medesima.
Ci ritroveremo sempre in balia di folli avventure ambientate nel leggendario 3000 con i nostri protagonisti alle prese con i problemi che affrontiamo ogni giorno dotati di un twist futuristico, nulla di più e nulla di meno. Ed in realtà non ci vediamo qualcosa di negativo in una scelta del genere, poiché sarebbe stato più nocivo stravolgere personaggi iconici senza reali motivi se non per perseguire una trama che di Futurama avrebbe ben poco - ne abbiamo discusso anche nella nostra top e flop della stagione 33 dei Simpson, nello specifico un episodio in cui il matrimonio tra Marge e Homer veniva descritto come quasi perfetto, minando la base stessa della serie.

Il punto è che, una volta che ci si tuffa nelle puntate, il risultato è veramente altalenante: ci sono episodi estremamente godibili e scorrevoli come la premiere sul binge-watching o la visione degli sceneggiatori sulle criptovalute; ed è presente addirittura un capitolo che sfiora lo status di capolavoro per varietà, umorismo e genuinità emotiva dell'insieme, da solo vale la visione dell'intera stagione. Il resto, però, si perde in una genericità di fondo difficile da digerire, dovuta a due fattori principali.
Errori evitabili
In primis una voglia spasmodica - e dal nostro punto di vista ingiustificata - di voler riportare quanti più personaggi storici possibile: i vermi parassiti, Babbo Nasale, Mordicchio, gli Omicroniani, il fattore sulla Luna e le sue figlie robot oltre ad un numero spropositato di comparse che negli anni sono diventati oggetto di meme. E non ci vuole molto a rendersi conto di quanto forzatamente siano stati inseriti, nel migliore dei casi in maniera tristemente randomica ed insensata - ma sono le apparizioni più brevi - e nel peggiore si spreca una premessa intrigante perché si dovevano ripetere schemi e soluzioni già viste benché travestite da ritorni o citazioni.

Il secondo è più problematico fattore è l'eccessiva natura letterale di molti episodi, che non si sforzano neanche di dare una veste futuristica alle vicende. La puntata sul Covid, ad esempio, è letteralmente soltanto una puntata sul Covid, con zero differenze - se non proprio sul finale - e non ci troverete nulla che una pagina di meme casuale non abbia già detto a riguardo e forse pure con più inventiva. Oppure la tanto pubblicizzata parodia di Dune, dove la vetta massima di comicità è allungare il suddetto titolo del romanzo di Frank Herbert, tutto qui. È certamente una stagione guardabile e capace di intrattenere, ma Futurama meriterebbe molto di più.